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9 marzo 2021: a un anno dall’inizio del lockdown e nel giorno di Santa Francesca Romana, protettrice dalle pestilenze, riaperta al culto la basilica di Santa Francesca Romana al Foro romano, dopo un delicato intervento di restauro al soffitto ligneo seicentesco promosso dal parco archeologico del Colosseo e dal Fondo Edifici per il Culto. Presentato il volume “Il restauro della Speranza”

In primo piano, nel Foro romano, la basilica di Santa Francesca Romana, a un passo dall’arco di Tito (foto PArCo)

9 marzo: una data importante, soprattutto per i romani. Il calendario festeggia Santa Francesca Romana, co-patrona di Roma, protettrice dalle epidemie. Proprio il 9 marzo 2020 l’Italia si fermò per il lockdown. Il 9 marzo 2021, a un anno di distanza da quel giorno in cui si bloccò ogni attività, chiudendo anche e soprattutto i luoghi della cultura, il Parco archeologico del Colosseo  con il Fondo Edifici per il Culto e la Comunità Benedettina Olivetana hanno annunciato la riapertura al culto della Basilica di Santa Francesca Romana, dopo un delicato intervento di restauro al soffitto ligneo seicentesco. Un’occasione “storica” accompagnata da una preziosa pubblicazione di studi “Santa Francesca Romana. Cronache di un restauro nel segno della Speranza“, curato da Alfonsina Russo, Cristina Collettini e Alessandro Lugari (Gangemi editore), che raccoglie l’esperienza vissuta negli ultimi mesi a contatto con lo straordinario patrimonio storico artistico della basilica dedicata alla Santa, co-patrona di Roma​, protettrice delle automobili, morta il 9 marzo 1440. “Francesca – va ricordato – mise a rischio la sua stessa vita per soccorrere e curare i malati dalla peste che all’epoca ammorbava Roma e che le aveva ucciso anche i figli Evangelista e Agnese, ed è considerata per tale ragione protettrice dalle pestilenze e carestie”.

Il timpano che corona la facciata della basilica di Santa Francesca Romana nel Foro romano (foto PArCo)

La basilica di Santa Francesca Romana come la vediamo oggi – spiegano al parco archeologico del Colosseo – è la trasformazione barocca della chiesa paleocristiana di Santa Maria Nova fatta erigere da Leone IV nell’847 per assegnarle il titolo cardinalizio che era della chiesa di Santa Maria Antiqua distrutta da un terremoto. La chiesa e l’annesso monastero si innestano sul podio del tempio romano di Venere e Roma nel foro romano, il più grande dell’antichità fatto erigere da Adriano nel 135. Il soffitto seicentesco a cassettoni lignei della chiesa è uno dei più complessi e affascinanti tra quelli del centro storico di Roma. Realizzato su progetto di Carlo Lambardi secondo l’iconografia proposta dal Cardinale Emilio Sfrondati, presenta una ripartizione in lacunari fortemente decorata nella cui fascia centrale spiccano tre gruppi scultorei lignei: quello verso l’altare rappresenta Santa Francesca Romana con l’angelo, quello centrale la Vergine con le Sante Agnese e Cecilia, quello in prossimità dell’altare San Benedetto. All’ordine dei Benedettini infatti appartengono i monaci della congregazione di Monte Oliveto Maggiore che dal XIV secolo risiedono in questo complesso passato in proprietà al Ministero dell’Interno-Fondo Edifici di Culto.

Il cantiere di restauro del controsoffitto ligneo della basilica di Santa Francesca Romana (foto PArCo)

L’intervento di messa in sicurezza e restauro del sottotetto e del controsoffitto a lacunari è stato avviato nell’estate 2020 dopo la segnalazione di alcuni frammenti pittorici caduti a terra. Le infiltrazioni d’acqua degli anni passati avevano imbibito le strutture lignee compromettendo gli apparati decorativi e il sistema di tenuta. Solo dopo aver assicurato la tenuta della struttura e ripristinato la coesione delle orditure, i restauratori hanno eseguito il restauro delle superfici decorate e dei gruppi scultorei provvedendo alla riadesione della pellicola pittorica e delle dorature in foglia d’oro, colmando le mancanze, riallineando cromaticamente le lacune, nel pieno rispetto dei principi del restauro modernamente inteso: riconoscibilità, reversibilità, minimo intervento, autenticità. In occasione di questa ricorrenza tanto simbolica quanto drammatica (9 marzo 2020-9 marzo 2021), il parco archeologico del Colosseo ha proposto il video-racconto del restauro, realizzato da Mario Cristofaro, nella speranza di una ripartenza e rinascita per tutti.

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Alfonsina Russo, direttore del Parco archeologico del Colosseo, nella basilica di Santa Francesca Romana (foto PArCo)

“Si sta concludendo l’intervento di restauro sul soffitto cassettonato della chiesa di Santa Francesca Romana”, spiega Alfonsina Russo, direttore del parco archeologico del Colosseo. “Questo intervento è frutto di una felice collaborazione del PArCo e del Fondo Edifici di Culto che prontamente non appena è stata rappresentata la criticità del soffitto è intervenuto con un finanziamento. Si può dire che è un intervento che ha visto la sinergia di tante persone: devo ringraziare tutta l’équipe intervenuta nel restauro, magistralmente condotta dall’architetto Cristina Collettini e anche dal nostro restauratore Alessandro Lugari. L’impegno da parte di tutti è stato proprio quello di concludere i lavori per riaprire finalmente la chiesa il 9 marzo 2021, il giorno di Santa Francesca Romana. E devo ringraziare anche i Padri Olivetani che hanno in tutti i modi agevolato questo intervento finalizzato a riaprire la chiesa il 9 marzo 2021: riaprire la basilica di Santa Francesca Romana il 9 marzo 2021 a distanza di un anno dal lockdown rappresenta un segno di speranza per una ripresa di tutte le attività in Italia e soprattutto per i luoghi della cultura. Tutto il lavoro è racchiuso nel libro “Santa Francesca Romana. Cronache di un restauro nel segno della Speranza”. Tutto l’impegno, la passione e la disponibilità di tecnici, del nostro personale del parco archeologico del Colosseo, del personale del Fondo Edifici di Culto, dei monaci Olivetani è racchiuso in queste pagine. Spero che sia l’occasione per conoscere la passione di quanti lavorano nel mondo della conservazione dei beni culturali e del restauro, ma è anche un modo per conoscere questo luogo straordinario che è la basilica di Santa Francesca Romana”.

Santa Francesca Romana e l’angelo: marmo ottocentesco di Giosuè Meli (foto PArCo)
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Dom Benedetto Maria Toglia, priore di Santa Maria Nova (foto PArCo)

Benvenuto virtuale a tutti da parte della comunità dei monaci benedettini di Monte Oliveto Maggiore che custodiscono questo luogo, la basilica di Santa Francesca Romana, oramai da più di sette secoli. “Siamo qui in questo luogo dove la tradizione cristiana vuole che Simon Mago abbia sfidato il principe degli apostoli”, spiega il priore dom Benedetto Maria Toglia. “E vi rinnoviamo il nostro benvenuto perché nella nostra regola San Benedetto dice che quando l’ospite bussa alle porte del monastero è Cristo stesso che si presenta. E voi oggi nostri ospiti in questo immenso cantiere siete i benvenuti perché giungete qui nel nome di Gesù Cristo. Il 9 marzo 2020 veniva chiusa tutta l’Italia e sappiamo tutti bene il perché. Oltre all’evento della pandemia ci sono stati eventi fisici che hanno contribuito alla chiusura di questo sacro tempio. Finalmente “Nel segno della Speranza”, come è intitolata la pubblicazione diffusa il 9 marzo 2021 quale segno grandioso di speranza, questo luogo che è casa di Dio sarà restituito al culto. E lo faremo proprio nella solennità di Santa Francesca Romana, co-patrona di Roma, patrona delle vedove, protettrice degli automobilisti. Quella celebrazione sarà non soltanto una celebrazione di ringraziamento, ma sarà soprattutto una celebrazione di intercessione per chiedere alla più romana delle Sante la fine della pandemia. La sua casa ritornerà a essere casa di tutti, e questo solo grazie a tante persone che si sono spese per dare splendore ma soprattutto sicurezza a questa casa di Dio. Grazie alla direzione del parco archeologico del Colosseo, grazie al Fondo edifici di Culto, grazie a ogni singola persona che ci ha sostenuto e attinto alla preghiera dei monaci perché intercedessero per loro presso la loro Santa. L’augurio più bello che io possa fare anche in nome di Santa Francesca Romana è che nella speranza sorga un’alba nuova. Grazie”.

Il prezioso mosaico absidale della basilica di Santa Francesca Romana (foto PArCo)
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Cristina Collettini, architetto del PArCo, direttore dei lavori alla basilica di Santa Francesca Romana (foto PArCo)

“Siamo nella chiesa di Santa Francesca Romana, la santa che protegge dalle pestilenze, una delle sante più amate dal popolo romano”, interviene Cristina Collettini, architetto del PArCo, direttore dei lavori. “È una delle chiese con uno dei più bei soffitti del Seicento. Quest’estate dei frammenti a terra di pittura ci hanno fatto capire che c’era qualche problema al soffitto a cassettoni e quindi abbiamo iniziato la verifica e ci siamo resi conto che in realtà c’erano problemi strutturali ben più gravi di quelli che avevamo inizialmente immaginato. E abbiamo quindi iniziato dei lavori di messa in sicurezza del soffitto e poi di restauro di tutti gli apparati scultorei e delle superfici decorate. Il cantiere ancora in corso è stato uno dei più affascinanti e anche più difficili da dirigere. Abbiamo dovuto lavorare in simbiosi, restauratori e maestranze edili. Le maestranze che lavoravano al sottotetto, i restauratori al di sotto del soffitto a cassettoni. Dovevamo cercare di ancorare alla struttura portante del tetto tutti i gruppi scultorei e tutte le fasce di definizione dei lacunari, e dovevamo farlo con dei metodi meno invasivi possibili. Abbiamo utilizzato dei materiali di uso comune, tipo il teflon, abbiamo utilizzato delle bandelle di acciaio, oltre che ai classici elementi di chiodatura e alle colle. E c’è stata una forte collaborazione tra i restauratori che dal basso ancoravano gli elementi scultorei e dall’alto le maestranze edili che riuscivano ad ancorarle sulla struttura lignea, sulle capriate lignee del soffitto. In questo cantiere c’è stato il continuo confronto tra la direzione lavori e le maestranze e i restauratori. Infatti la scelta iniziale di utilizzare i fili in teflon poi non si è rivelata utile, e quindi abbiamo dovuto modificare le nostre scelte. Ma lo facevamo quotidianamente. Ogni volta cerchiamo di individuare una soluzione migliore. Alla fine per ancorare i gruppi scultorei, abbiamo scoperto che la soluzione migliore era quella di utilizzare i classici fili da pesca utilizzati per la pesca ai tonni. Tutti i principi cardine del restauro critico, del restauro modernamente inteso, sono stati rispettati in questo cantiere. Abbiamo cercato di rendere distinguibili tutti gli interventi nuovi, appunto con l’utilizzo di materiali moderni, materiali anche di uso comune. Abbiamo cercato però di non dare un impatto eccessivo a livello estetico, cercando di riallineare a livello cromatico gli inserimenti nuovi rispetto agli sfondi. Abbiamo cercato sempre di utilizzare materiali compatibili: quindi il legno, l’acciaio, tutti materiali che non arrecano danni, che hanno caratteristiche fisiche e meccaniche compatibili con i materiali originali e prettamente il legno. Ho chiesto un grande sforzo sia alle maestranze edili sia ai restauratori. Era importante chiudere i lavori entro la fine di febbraio 2021, perché il nostro obiettivo era quello di ridare al pubblico la chiesa il 9 marzo 2021, non solo perché il 9 marzo è il giorno dedicato alla Santa che, ripeto, è la santa protettrice dalle pestilenze, ma anche perché è anche un anno dal primo lockdown, quindi dalla chiusura che abbiamo avuto a causa di un virus”.

Restauri al controsoffitto ligneo della basilica di Santa Francesca Romana (foto PArCo)
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Alessandro Lugari, restauratore del PArCo, responsabile degli interventi a Santa Francesca Romana (foto PArCo)

“Ci troviamo sul ponteggio della navata della chiesa di Santa Francesca Romana a contatto col controsoffitto del Seicento”, spiega Alessandro Lugari, restauratore del PArCo. “Stiamo facendo questo restauro a seguito di un intervento di somma urgenza, allertati dopo che il parroco aveva trovato a terra dei frammenti di vernice e di legno. Quindi abbiamo fatto subito un controllo del sottotetto e poi con un ponteggio mobile abbiamo visto che era il caso di fare un intervento di somma urgenza, di bloccaggio insomma del sistema tetto che è abbastanza complesso: tutta la struttura a capriate coperta dai tavolati delle tegole-coppi su cui è ancorato il controsoffitto ligneo. Su questo poi c’è tutta la decorazione con le statue applicate, e le varie decorazioni sia pittoriche che metalliche: in questo caso solo foglia d’oro. Il lavoro è stato articolato in due fasi: la prima fase, appunto, è stata quella della messa in sicurezza di tutto il sistema. Sono intervenute due ditte, una di restauro che lavorava sulla parte decorata e una ditta edile che lavorava nel sottotetto. Operando insieme abbiamo visto quali erano i problemi nei riquadri grandi, tenuti da queste grandi travature. Si vedono bene le deformazioni che hanno subito queste grandi travature per l’inizio del cedimento della struttura portante sopra. Questo si nota dalle curvature delle travi portanti. Siamo intervenuti sull’apparato decorativo che comunque si sostiene all’apparato portante superiore. E questo lo abbiamo fatto attraverso bandelle, fili d’acciaio, filini in kevlar, a seconda della situazione. Per esempio, sui travi abbiamo messo delle bandelle in acciaio che si collegano ai travetti superiori. Le sculture sono state rinforzate invece che con chiodature, come erano in originale, con dei cavi che sono sempre ancorati sulla struttura portante sopra, e sono cavi in kevlar, quindi materiale molto resistente e molto sottile, che poi è stato accordato cromaticamente col colore della statua in modo che da basso è abbastanza invisibile. Una volta finita la parte strutturale è stata fatta una prima pulitura generale, una depolveratura soft per evitare di danneggiare tutte le parti delle pellicole pittoriche distaccate. E un consolidamento quasi in contemporanea cercando di bloccare tutta la pellicola pittorica o le foglie d’oro e tutte le parti timbrate in oro. Su queste parti superficiali, generalmente sul legno, su cui è difficile ancorare sia lo strato pittorico che le pellicole metalliche, si interviene con un fondo. I fondi sono generalmente con un aggregato fine e una sostanza proteica. In antico si facevano con albume d’uovo o con la colofonia (pece greca), insomma comunque leganti organici. La parte più problematica era l’angolo Nord-Est, perché in questa parte c’erano state delle infiltrazioni d’acqua, risolte nel 2018: alcune infiltrazioni d’acqua hanno creato deformazioni sia alla struttura portante sia al cassettonato. Il legno era particolarmente ammalorato: abbiamo sostituito la parte interna portante rimettendo a vista le parti antiche, consolidate, restaurate e accordate cromaticamente con l’originale. Quindi una volta finito il consolidamento della parte pittorica, siamo intervenuti anche sul consolidamento di tutte le parti aggettanti: le cornici, i dentelli, anche con delle piccole sostituzioni. Alcuni dentelli sono stati sostituiti. Ovviamente dove le lacune erano molto grandi non siamo intervenuti. Una volta fatte le sostituzioni è stato accordato tutto cromaticamente con l’originale. Le parti in oro sono state chiaramente pulite. L’oro ha questo vantaggio che una volta pulito ritorna come in origine. E dove c’erano le lacune dell’oro è stata rimessa la foglia d’oro. Chiaramente tutto questo è stato dettagliatamente documentato con delle tavole tematiche sia tutte le morfologie di degrado sia tutti gli interventi di consolidamento, di dipintura, di stuccatura, di sostituzione degli elementi”.

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Fausto Toscani, restauratore edile, e Paola Picco, restauratrice specializzata in superfici decorate (foto PArCo)

“Stiamo ultimando l’intervento di restauro conservativo del soffitto a cassettoni”, conclude la restauratrice Paola Picco. “Ci siamo occupati sin da questa estate, insieme all’impresa Ettore Palmucci, della messa in sicurezza in prima battuta, perché il soffitto era molto dissestato, con l’inserimento di angolari e di strutture di bandelle che vanno ad ancorare le assi portanti alle travature di cui naturalmente si è occupata l’impresa di edilizia nel sottotetto. Una collaborazione che è riuscita particolarmente felice. Appunto noi restauratori siamo stati sul soffitto ad ancorare statue e tavolati, e naturalmente a occuparci anche del consolidamento di tutta la pellicola pittorica e di tutta la foglia d’oro che è una gran parte della decorazione”.