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Roma. Il museo nazionale Etrusco di Villa Giulia lancia il progetto “Un anno con gli dei etruschi”: ogni mese un approfondimento su una divinità con l’invito a scoprirla in museo. Per agosto il focus è su la dea Vei, protettrice della vita

roma_villa-giulia_un-anno-con-gli-dei-etruschi_locandinaNuovo mese e nuova divinità in un anno con gli dei etruschi: uno da scoprire per ogni mese dell’anno. Il museo nazionale Etrusco di Villa Giulia ha deciso di ritmare il 2023 con il racconto degli dei etruschi. Sul sito del museo è stato inserito un approfondimento dedicato alle divinità venerate dagli Etruschi, una per ciascun mese dell’anno: dodici narrazioni curate dall’archeologa Vittoria Lecce che a gennaio sono partite con Culsans, il guardiano delle porte e dei cicli temporali; seguite a febbraio con Fufluns, il Dioniso greco; a marzo con Laran, il dio guerriero; ad aprile con Turan, la dea dell’amore; a maggio con Tinia, il dio della Luce; a giugno con Uni, la sposa di Tinia; a luglio con Menerva, la dea guerriera protettrice dei giovani (vedi Roma. Il museo nazionale Etrusco di Villa Giulia lancia il progetto “Un anno con gli dei etruschi”: ogni mese un approfondimento su una divinità con l’invito a scoprirla in museo. Per luglio il focus è sulla dea Menerva, la guerriera protettrice dei giovani | archeologiavocidalpassato). Per agosto il focus è su la dea Vei, protettrice della vita.

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Testa di statua in terracotta modellata a mano, dal deposito votivo di Fontanile di Legnisina a Vulci (scavi 1985, fine IV secolo a.C.) conservata al museo nazionale Etrusco di Villa Giulia (foto etru)

AGOSTO E LA DEA VEI. Vei era una divinità sconosciuta fino agli anni ’80 del secolo scorso perché il suo nome non compare sul Fegato di Piacenza né fra le divinità etrusche tramandate dalle fonti antiche. Le iscrizioni e lo studio dei dati archeologici hanno permesso la “riscoperta” di questa figura divina, che ad oggi risulta venerata in molte grandi città etrusche, come Cerveteri, Tarquinia (presso il porto di Gravisca), Vulci, Orvieto e Veio; quest’ultima città addirittura porta lo stesso nome della dea. Si trattava quindi di una divinità importante, probabilmente fra le più antiche del pantheon etrusco. Secondo una suggestiva interpretazione, “Vei” potrebbe aver avuto lo stesso significato del termine latino “vis”, da intendere specificamente come “forza generatrice”. Il nome, qualunque sia stato il significato originario, definisce certamente una dea preposta alla rigenerazione del ciclo vitale, sia umano sia della natura, e non a caso “Ati” (Madre) era uno dei suoi attributi. Per le sue caratteristiche Vei venne assimilata alla Demetra dei Greci e alla Cerere dei Romani.

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Statuetta votiva in terracotta modellata a stampo con due dee in trono, dal santuario di Vei a Campetti (Veio) (fine V secolo a.C.) conservata al museo nazionale Etrusco di Villa Giulia (foto etru)

Il culto doveva comprendere l’offerta di primizie e di simboli legati alla fertilità: in diversi santuari sono state rinvenute “ollette” (recipienti da fuoco) destinate probabilmente alla preparazione di zuppe di cereali e uteri femminili. Questi doni richiamano la capacità di Vei di assicurare la fertilità dei campi e la fecondità umana, attraverso la protezione della gravidanza. Non sembra sia esistito un modo “etrusco” di raffigurare la dea: le immagini note derivano da iconografie greche, legate soprattutto a Demetra ma anche ad Afrodite.

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Statua di divinità femminile in marmo pario di produzione greca dal santuario della Cannicella a Orvieto. (fine VI secolo a.C.) conservata al museo Claudio Faina di Orvieto (foto wikimedia commons(. A destra, ricostruzione della Venere della Cannicella in versione “nuda” e “vestita”. Disegno di Nancy de Grummond (foto wikimedia commons)

È il caso della cosiddetta Venere della Cannicella, una scultura di importazione realizzata in marmo greco e rinvenuta a Orvieto, dove era quasi certamente utilizzata per il culto di Vei. La dea è nuda, in origine la statua era completata da gioielli e forse era anche rivestita di stoffe preziose. I seni appaiono “consumati”, tanto che uno venne restaurato in antico: probabilmente in alcune occasioni i fedeli potevano toccare la statua per assicurarsi la protezione della divinità, come accade ancora oggi in alcuni santuari cristiani.

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Utero a placca in terracotta modellata a stampo con iscrizione “Vei” dal deposito votivo di Fontanile di Legnisina a Vulci (scavi 1985. Fine IV secolo a.C.) conservato al museo nazionale Etrusco di Villa Giulia (foto etru)

L’assimilazione di Vei con Demetra favorì anche la diffusione dei misteri eleusini (riti segreti che si celebravano in origine nel santuario di Demetra a Eleusi) in Etruria: agli iniziati veniva promessa una sorte migliore nell’aldilà o una “rigenerazione”, ovvero una nuova vita dopo la morte. A Fontanile di Legnisina è documentato il culto di Vei; gli uteri, sia del modello “a placca” sia “pieni” (raffigurati gonfi, probabilmente per indicare una gravidanza) sono una delle offerte votive più comuni del santuario.

Roma. Il museo nazionale Etrusco di Villa Giulia lancia il progetto “Un anno con gli dei etruschi”: ogni mese un approfondimento su una divinità con l’invito a scoprirla in museo. Per luglio il focus è sulla dea Menerva, la guerriera protettrice dei giovani

roma_villa-giulia_un-anno-con-gli-dei-etruschi_locandinaNuovo mese e nuova divinità in un anno con gli dei etruschi: uno da scoprire per ogni mese dell’anno. Il museo nazionale Etrusco di Villa Giulia ha deciso di ritmare il 2023 con il racconto degli dei etruschi. Sul sito del museo è stato inserito un approfondimento dedicato alle divinità venerate dagli Etruschi, una per ciascun mese dell’anno: dodici narrazioni curate dall’archeologa Vittoria Lecce che a gennaio sono partite con Culsans, il guardiano delle porte e dei cicli temporali; seguite a febbraio con Fufluns, il Dioniso greco; a marzo con Laran, il dio guerriero; ad aprile con Turan, la dea dell’amore; a maggio con Tinia, il dio della Luce; a giugno con Uni, la sposa di Tinia (vedi Roma. Il museo nazionale Etrusco di Villa Giulia lancia il progetto “Un anno con gli dei etruschi”: ogni mese un approfondimento su una divinità con l’invito a scoprirla in museo. Per giugno il focus è sulla dea Uni, la sposa di Tinia | archeologiavocidalpassato). Per luglio il focus è sulla dea Menerva, la guerriera protettrice dei giovani.

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Statuetta votiva in bronzo di Minerva armata, produzione umbra (Maestro Fiesole, 425-400 a.C.), parte della Collezione Kircheriana, conservata al museo nazionale Etrusco di Villa Giulia (foto etru)

LUGLIO E LA DEA MENERVA. Menerva era senza dubbio una delle divinità principali degli Etruschi, presto identificata con la Atena dei Greci. Una dea con lo stesso nome (Minerva) era venerata anche dai Romani e da altri popoli di lingua latina. Il significato del nome sembra legato alla divinazione: secondo le fonti latine, infatti, il verbo “promenervare” significava “avvertire in anticipo”. Menerva è rappresentata come Atena: una giovane donna abbigliata con lunghe tuniche e mantelli eleganti e sobri, che impugna una lancia e indossa un elmo e l’ègida (una particolare armatura di pelle di capra, spesso decorata con serpenti, sulla quale spicca la testa della Gorgone Medusa, che pietrificava i nemici con lo sguardo).

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Gruppo votivo di Minerva e Ercole, terracotta plasmata a mano e dipinta (500 a.C.) dal santuario di Portonaccio di Veio, conservato al museo nazionale Etrusco di Villa Giulia (foto etru)

Gli Etruschi, ispirati dai miti greci, ritenevano Menerva nata direttamente dalla testa di Tinia, il padre degli dei, e la consideravano protettrice dell’arte della guerra e degli eroi particolarmente valorosi, ai quali poteva offrire aiuto nelle loro imprese. Non a caso Menerva/Atena è spesso raffigurata insieme a Ercole: di solito lo assiste nelle sue celebri fatiche o lo guida sull’Olimpo per essere accolto fra gli dei.

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Altorilievo dal frontone posteriore del Tempio A di Pyrgi (Santa Severa) con episodi del mito dei Sette contro Tebe: Zeus (al centro) fulmina Capaneo mentre Atena (a sinistra) si allontana alla vista di Tideo che morde il cranio di Melanippo (in basso), terracotta plasmata a mano e dipinta (470-460 a.C.) conservato al museo nazionale Etrusco di Villa Giulia (foto etru)

La dea però non approvava la brutalità: l’altorilievo di Pyrgi mostra Atena che abbandona disgustata il guerriero greco Tideo, al quale stava per donare l’immortalità, perché ha ceduto alla ferocia e ha morso il cranio del suo nemico Melanippo.

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Statue votive dal santuario in località Portonaccio a Veio, terracotta plasmata a mano e dipinta, V secolo a.C. circa, conservate al museo nazionale Etrusco di Villa Giulia, Roma. Le statue di ragazzi e fanciulle venivano offerte dalle famiglie aristocratiche in occasione, rispettivamente, del raggiungimento della maggiore età e del matrimonio dei giovani

Esistevano certamente dei miti di origine etrusca legati a Menerva, ma finora sembrano documentati solo da poche scene, incise su specchi in bronzo e difficili da interpretare in mancanza di fonti letterarie dirette. In particolare, alcune immagini mostrano uno stretto rapporto della dea con diverse figure infantili (definite “Epiur” e “Maris”) e forse potrebbero alludere al legame che esisteva fra questa divinità e l’allevamento dei bambini / la crescita delle nuove generazioni. Le offerte rinvenute in alcuni santuari, infatti, indicano che Menerva era incaricata di proteggere i bambini e i ragazzi e che svolgeva un ruolo importante nei riti di passaggio dall’adolescenza all’età adulta. Questo aspetto del culto è evidente ad esempio nel santuario di Portonaccio a Veio, uno dei più ricchi e importanti dell’Etruria, che ospitava un altare e un tempietto dedicati a Menerva e dove avevano luogo i riti di passaggio dei giovani venienti. Gli Etruschi si affidavano alla dea anche per conoscere il futuro: la presenza di un oracolo è infatti documentata in diversi santuari, ad esempio a Veio-Portonaccio e a Punta della Vipera (attuale Santa Marinella).