Archivio tag | Daniele Carfagna

Fara in Sabina (Ri). Il Carro del Principe di Eretum torna a casa. Ultimati la ristrutturazione e l’allestimento di Palazzo Brancaleoni, sede del museo civico Archeologico, si inaugura la sala dedicata al corredo della Tomba XI di Colle del Forno con il Carro del Principe, trafugato nel 1970 e restituito dalla Ny Carlsberg di Copenaghen nel 2016

fara-sabina_archeologico_nuove-sale_inaugurazione_locandinaIl Carro del Principe di Eretum torna a casa. Sabato 16 marzo 2024 il museo civico Archeologico di Fara in Sabina apre le sue porte al corredo funerario della Tomba XI della Necropoli di Colle del Forno e al suo reperto più celebre: il Carro del Principe di Eretum. Dopo un anno di lavori di ristrutturazione e di allestimento degli spazi museali di Palazzo Brancaleoni, verranno inaugurate le nuove sale dedicate all’esposizione dei preziosi materiali del VII sec. a.C., che qui troveranno una permanente collocazione. Il recupero, il restauro, la fruizione e valorizzazione del prezioso ritrovamento sono stati resi possibili dal lavoro sinergico del Comune di Fara in Sabina e della soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio per l’area metropolitana di Roma e per la provincia di Rieti. Lo sforzo per consegnare alla comunità questo antico tesoro è intimamente legato alle vicende del suo “ritorno” in patria, che rendono ancora più significativa l’appartenenza di questi preziosi beni al suo territorio. Si era infatti persa traccia di gran parte del corredo del Carro di Eretum, saccheggiato e illecitamente esportato, fino a quando le autorità italiane hanno identificato tale patrimonio all’interno delle collezioni della Ny Carlsberg Glyptotek di Copenaghen e, dopo anni di trattative, grazie all’intervento del Comando TPC dei Carabinieri, hanno ottenuto indietro quanto a breve tutti potranno ammirare. L’evento avrà inizio alle 16 alla Collegiata di Sant’Antonino di Fara in Sabina (piazza del Duomo) con la conferenza di presentazione della Sala della Tomba XI di Eretum, per proseguire dalle 17 a Palazzo Brancaleoni, sede del museo Archeologico, con l’inaugurazione dei nuovi spazi museali.

rieti_palazzo-dosi_mostra-strada-facendo-il-lungo-cammino-del-carro-di-eretum_locandinaUn’anticipazione di questo evento atteso da anni c’era stata nel 2021 con l’allestimento della mostra “Strada facendo. Il lungo cammino del Carro di Eretum”, prima in Palazzo Dosi a Rieti e poi a Roma al museo nazionale Romano. Erano passati più di quarant’anni da quando la Tomba XI di Eretum (Colle del Forno – Montelibretti) era stata trafugata dai clandestini e venduta sul mercato antiquario. Il meraviglioso corredo della famiglia reale che governò l’antica città sabina, alleata di Veio e ben nota ai Romani per essersi a lungo opposta alla loro conquista, è tornato in patria dal museo Ny Carlsberg Glyptotek di Copenaghen che lo aveva acquistato ed esposto nelle sue sale. In quell’occasione per la prima volta i reperti provenienti dalla Ny Carlsberg Glyptotek di Copenaghen e quelli conservati nel museo civico Archeologico di Fara in Sabina venivano presentati insieme nella mostra a cura di Alessandro Betori, Francesca Licordari e Paola Refice, con l’allestimento progettato da Daniele Carfagna. Un percorso articolato in tre sale di esposizione conduceva il visitatore indietro nel tempo fino al VII secolo a.C., per scoprire – col commento di una colonna sonora originale – uno spaccato significativo della civiltà sabina attraverso i corredi funerari della stirpe del misterioso e potente principe di Eretum. Sono passati altri tre anni, ma ora il carro del principe di Eretum è tornato definitivamente a casa.

Danimarca_carro-eretum

Il carro principesco di Eretum, trafugato da Fara in Sabina, quando era esposto al Ny Calsberg Glyptotek di Copenhagen (foto sabap-ri)

Il Cnr ha eseguito gli scavi nella necropoli di Colle del Forno, che comprende 40 tombe, a due riprese, 1971-1977 (Centro di Studio per l’Archeologia Etrusco-Italica) e 2003-2009 (Iscima). Il materiale della necropoli, compresa la tomba XI, è in studio da parte di Paola Santoro, dirigente di ricerca Cnr emerito, e di Enrico Benelli Cnr-IsMed che hanno eseguito un’ampia consulenza scientifica sia in occasione del restauro (effettuato nei laboratori del museo nazionale Romano, dalla restauratrice Marina Angelini), sia per l’esposizione del 2021, nella scelta dei materiali e nella redazione dei testi dei pannelli e dei cartellini. La maggior parte dei resti dei carri vennero trovati nel corso di uno scavo clandestino eseguito nel 1970, che ha portato alla dispersione di buona parte del corredo sul mercato antiquario illegale. La maggior parte dei pezzi furono acquistati dalla Ny Carlsberg Glyptotek di Copenaghen; nel 1979 Paola Santoro cominciò a sospettare che quegli oggetti comparsi improvvisamente a Copenaghen provenissero dalla tomba (che lei aveva trovato nel 1973, già devastata, e aveva potuto raccogliere solo una piccola parte dei materiali, quelli sopravvissuti al saccheggio del 1970). Nel 1995 il confronto fra i pezzi ha potuto dare la certezza della provenienza; in seguito i Carabinieri, nel corso delle indagini sull’attività di uno dei più noti trafficanti di opere d’arte, Giacomo Medici, hanno trovato tutta la documentazione relativa al contrabbando dei materiali. Da qui è partita una lunga procedura legale internazionale, che ha portato alla restituzione del materiale allo Stato italiano nel 2016 (vedi Il carro del principe sabino di Eretum, in lamine dorate (VII-VI sec. a.C.), protagonista della mostra “Testimoni di civiltà – L’art. 9 della Costituzione. La tutela del patrimonio culturale della Nazione”, aperta a Roma alla Camera dei Deputati con i reperti recuperati dal nucleo tutela patrimonio culturale dei carabinieri | archeologiavocidalpassato). La tomba XI non apparteneva solo al “principe” (cioè il signore che possedeva i due carri), ma c’era tutta la famiglia, per molte generazioni, dall’inizio del VII secolo a.C. alla fine del IV secolo a.C. (quindi circa 4 secoli di uso). Il ritorno del materiale da Copenaghen, la riunione con quello scavato da Paola Santoro, e il nuovo restauro hanno permesso di scoprire tante novità, che aiuteranno a capire la storia di questa tomba, molto più complicata di quanto si pensasse in origine.