Firenze. A tourismA 2025 sono stati presentati gli eccezionali risultati dello scavo del pozzo di Campo della Fiera (Orvieto) e del film “Campo della Fiera e il pozzo del tempo”: dal Fanum Voltumnae al falso dei Templari. Ecco le dichiarazioni in esclusiva per archeologiavocidalpassato.com del regista Massimo D’Alessandro, dell’archeologo Danilo Leone e del direttore di Asso Mario Mazzoli
Sabato 8 marzo 2025, al cinema La Compagnia di Firenze, nella quarta giornata di Firenze Archeofilm 2025, settima edizione del Festival Internazionale del Cinema di Archeologia Arte Ambiente, organizzato da Archeologia Viva (Giunti Editore), prima assoluta del film “Campo della Fiera e il pozzo del tempo” (Italia, 52’, 2024) di Massimo D’Alessandro, che parla dello scavo archeologico a Campo della Fiera, ai piedi della rupe di Orvieto, dove sacralità e storia s’intrecciano da oltre duemila anni. Santuario federale degli Etruschi, poi centro spirituale dei Romani e infine dimora dei Francescani, questo sito è testimone di un’eredità millenaria.

TourismA 2025: la presnetazione dello scavo a Campo della Fiera (Orvieto) e del film “Campo della Fiera e il pozzo del tempo”: da sinistra, Piero Pruneti, Mario Mazzoli, Massimo D’Alessandro, Danilo Leone

Campo della Fiera (Orvieto): gli archeologi-speleologi si calano nel pozzo (foto asso)
Domenica 23 febbraio 2025, a tourismA, nell’auditorium del Palazzo dei Congressi, sono stati presentati gli eccezionali risultati dello scavo del pozzo di Campo della Fiera e il film “Campo della Fiera e il pozzo del tempo” per la regia di Massimo D’Alessandro. Ecco quanto hanno dichiarato ad archeologiavocidalpassato.com il regista Massimo D’Alessandro, responsabile comunicazione ASSO ETS; il prof. Danilo Leone, docente di Metodologia della ricerca archeologica all’università di Foggia, e uno dei consulenti scientifici del film; e Mario Mazzoli, direttore generale di ASSO – Archeologia subacquea speleologia organizzazione.

Alcuni vasi di ceramica medievale rinvenuti nel pozzo di Campo della Fiera a Orvieto (foto
“Campo della Fiera e il pozzo del tempo”, anticipa D’Alessandro, “è il nuovo documentario che abbiamo realizzato con la Asso e racconta questa storia incredibile e lunghissima del sito di Campo della Fiera. Parliamo di una storia che parte dagli Etruschi, passa per i Romani, attraversa il periodo medievale con i Francescani e arriva fino ai giorni nostri. La parte più eccezionale è il rinvenimento di più di 1000 vasi medievali trovati all’interno di un pozzo profondo più di 16 metri. Il documentario verrà proiettato in anteprima assoluta all’Archeofilm di Firenze l’8 marzo (2025)”.
“Siamo a Orvieto, in una piccola valle, il cui toponimo è Campo della Fiera, a 500 metri dalla rupe di Orvieto”, spiega il prof. Leone. “E qui c’è il santuario degli Etruschi, il fanum Voltumnae, il santuario delle 12 città etrusche, dei 12 popoli etruschi che qui si riunivano periodicamente, come ci dicono le fonti. La via di questo luogo, di questo sito è lunghissima, più di 20 secoli, perché il santuario vive fino all’arrivo dei Romani, che ne 264 a.C. lo distruggono, occupano Orvieto, e costruiscono una domus, la domus di un magistrato, il praetor Etruriae duodecim populorum, e quindi si tratta di una domus pubblica, la domus del magistrato che gestisce gli interessi dei Romani a Orvieto, e quindi gestisce il santuario. Nel VI secolo ormai la domus e il santuario sono abbandonati, e si insedia una piccola comunità cristiana: una parte della domus, un ambiente, viene trasformata in chiesa paleocristiana. E tutto intorno, nel corso degli scavi, abbiamo individuato circa 100 tombe della comunità cristiana che qui resta almeno fino agli inizia del Medioevo, quando arrivano i Francescani. I Francescani costruiscono un convento, una chiesa, il convento di San Pietro in Vetere, proprio sulle vestigia del santuario etrusco.

Campo della Fiera (Orvieto): il team di scavo con i vasi di ceramica rinvenuti nel pozzo (foto asso)
“Negli ultimi due anni – continua Leone – abbiamo indagato il pozzo del convento, ancora oggi completamente colmo di acqua perché intercetta a 5 metri la falda acquifera. E all’interno del pozzo, che è stato scavato interamente, abbiamo trovato più di 1000 brocche, più di 1000 boccali, interamente conservati: sono conservati anche gli smalti grazie alla presenza dell’acqua, che ci permettono di riscostruire la storia del convento, anche del territorio di Orvieto, dal XIII secolo fino al XVII secolo d.C. Molti di questi vasi spesso sono datati con una datazione molto larga perché li conosciamo da collezioni private, invece lo scavo stratigrafico oggi ci consente di ricostruire delle datazioni molto precise per la maiolica arcaica, per la maiolica medievale, e poi per le ultime forme di produzione che sono quelle del XVII secolo.

Scavo di Campo della Fiera (Orvieto): falso sigillo di Filippo il Bello come salvacondotto per i Templari (foto asso)
“Ultima annotazione: un oggetto straordinario rinvenuto all’interno del pozzo, sul fondo del pozzo. È la matrice di un sigillo in bronzo, di 10 centimetri di diametro, che è rotta volutamente in quattro pezzi. Si tratta di una matrice di Filippo il Bello, re di Francia tra il 1268 e il 1314, matrice occultata forse dopo la morte del sovrano. Dalle nostre ricerche, dai nostri studi – conclude il prof. Leone -, abbiamo scoperto che non si tratta di una matrice originale ma forse è un falso. È una riproduzione di XIII-XIV secolo forse commissionata dai Templari a un orefice artigiano per riprodurre documenti contraffatti. Come sappiamo Filippo il Bello fece arrestare tutti i Templari di Francia, chiese al Papa e agli altri sovrani europei di fare lo stesso. Quindi forse in quei momenti difficili i Templari orvietani potrebbero aver perso di produrre un falso per creare dei salvacondotti, insomma per scappare”.

Campo della Fiera (Orvieto): gli archeologi-speleologi di Asso recuperano i vasi scavati in fondo al pozzo (foto asso)
“Asso – spiega il direttore Mario Mazzoli – è un’organizzazione no profit che è qualificata come ente del terzo settore, specializzata in ricerche, rilevamenti e scavi in ambienti subacquei e sotterranei: in particolar modo si parla di aree archeologiche, un tempo edificate sotto terra o finite sotto terra per le vicissitudini del territorio che poi, obliterate, vengono riscoperte effettuando degli scavi stratigrafici e aspetti topografici e di rilevamento, sia per capire la tecnica costruttiva di queste strutture, utilizzi e riutilizzi, e anche per il materiale che ci si trova. Diciamo un indicatore che ti consente di analizzare una fotografia nel tempo molto interessante. Grandi collaborazioni con università e con i ricercatori, e quindi un’occasione di tutti, sia di scoperta sia per imparare”.

Campo della Fiera (Orvieto): i vasi affiorano dal fango in fondo al pozzo (foto asso)
“Il pozzo di Campo della Fiera – continua Mazzoli – è una di queste opportunità che abbiamo avuto grazie all’associazione Amici di Campo della Fiera e all’università di Foggia. È stato necessario effettuare uno scavo dentro l’acqua più che sott’acqua perché il pozzo, costruttivamente perfetto, è ancora attivo. Quindi siamo stati costretti a installare due pompe che tenevano costantemente il livello dell’acqua basso, e quindi poi a superare questo ostacolo con un esame stratigrafico piuttosto complicato sia per la quantità dei reperti sia per il fango che teneva incollato tutto questo materiale. È stata una grande opportunità e la possibilità poi di dare un piccolo aiuto alla riscoperta della cronologia di queste ceramiche e anche un’opportunità per lavorare insieme agli archeologi e agli studiosi del settore e del periodo”.
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