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Tarquinia. Per il ciclo di conferenze di archeologia subacquea “Tra Terra e Mare” incontro con Luca Moccheggiani Carpano su “Dieci anni di ricerche nell’Anfiteatro Flavio, dalle fondazioni al piano attico. Claudio Moccheggiani Carpano dal 1974 al 1985”

tarquinia_parco-palombini_conferenze-tra-terra-e-mare_locandinaA Tarquinia secondo appuntamento del ciclo di conferenze sull’archeologia subacquea “Tra Terra e Mare”, organizzato dalla Società Tarquiniense d’Arte e Storia (Stas), con il patrocinio del ministero della Cultura (MiC) e in collaborazione con l’Asd Assopaguro di Montalto di Castro e l’Assonautica provinciale Viterbo. Dedicati alle ricerche e archeologiche e alle ricognizioni subacquee lungo la costa tirrenica e nel mar MediTerraneo, gli incontri si tengono ogni giovedì, alle 21,30, dal 6 luglio al 10 agosto 2023.

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Indagine archeologica in acqua nel collettore EST (SUD), del sistema di smaltimento delle acque del Colosseo (foto giulio d’offizzi)

Appuntamento dunque giovedì 13 luglio 2023, alle 21.30, nella suggestiva cornice di Campo Cialdi, Parco Palombini, con ingresso via della Ripa 25, ingresso libero, con la conferenza “Dieci anni di ricerche nell’Anfiteatro Flavio, dalle fondazioni al piano attico. Claudio Moccheggiani Carpano dal 1974 al 1985” con Luca Mocchegiani Carpano, direttore del “Centro Ricerche Claudio Mocchegiani Carpano” che torna a parlare delle ricerche condotte da suo padre tra il 1974 e il 1985 all’Anfiteatro Flavio, il monumento di Roma più famoso al mondo. Claudio Mocchegiani Carpano inizia il suo lavoro di direzione dell’Anfiteatro Flavio nel 1974. Organizza un progetto di ricerca archeologica che lo porterà, anche in maniera avventurosa, ad indagare il monumento in tutta la sua interezza. I risultati di quelle ricerche, sono oggi, la base scientifica di tutti i nuovi approfondimenti e lavori.

“Palatium. Abitare sul Palatino dalla fondazione di Roma all’età moderna”: il parco archeologico del Colosseo propone un viaggio alla scoperta delle abitazioni succedutesi sul colle nel corso dei secoli. Seconda puntata: la Casa dei Grifi, una residenza tardo-repubblicana

Il colle Palatino era il cuore di Roma antica con edifici pubblici e sacri fulcro della città

Dall’età arcaica e ancora in parte fino alla fine del XIX secolo il colle su cui nacque Roma fu infatti una zona prevalentemente “residenziale”. La vocazione abitativa del Palatino culminò nel I secolo d.C. con la costruzione dei palazzi imperiali: essi si identificarono così strettamente con il colle su cui sorgevano, che il suo nome latino, Palatium, è ancora oggi utilizzato in molte lingue moderne con il significato di “edificio residenziale”. Il parco archeologico del Colosseo propone “Palatium. Abitare sul Palatino dalla fondazione di Roma all’età moderna”, viaggio alla scoperta delle abitazioni – e dei loro abitanti – che nel corso dei secoli si sono succedute sul colle Palatino. In questa seconda puntata si parla della Casa dei Grifi, una residenza tardo-repubblicana sul Palatino.

Lunetta in stucco con rappresentazione a rilievo di un Grifo, da cui prende nome la domus (foto PArCo)

Casa dei Grifi sul Palatino. Sulla sommità del Palatino, al di sotto del grande Larario del Palazzo imperiale, sono conservati a un livello molto più basso alcuni ambienti di una casa del periodo tardo-repubblicano. Si tratta della Casa dei Grifi, una residenza privata su due piani scoperta agli inizi del XX secolo da Giacomo Boni, che conserva la decorazione pittorica e pavimentale di diversi ambienti del piano terra. Costruita in opera incerta, in una seconda fase fu modificata con strutture in opera reticolata e decorata con pitture e mosaici che possono essere datati alla fine del II secolo a.C. Il nome della casa deriva da una lunetta decorata a stucco con la rappresentazione di Grifi in posizione araldica.

Casa dei Grifi. Pitture di secondo stile iniziale con prospettive architettoniche di colonne e pannelli che imitano le pietre preziose in uno degli ambienti del piano terreno (foto PArCo)
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Emblema con cubi prospettici inserito nel pavimento a mosaico di uno degli ambienti del piano terreno della Casa dei Grifi. I cubi sono realizzati in materiali lapidei di colore bianco (palombino), verde (calcare marnoso del nord del Lazio) e nero (ardesia) mentre la cornice è in marmo rosso antico (foto PArCo)

Le pitture sono tra le rare testimonianze del cd. secondo stile iniziale a Roma: le pareti sono decorate con prospettive architettoniche di colonne e pannelli che imitano le pietre preziose, come l’onice. I pavimenti a mosaico sono arricchiti in un ambiente da un elemento centrale bordato in rosso antico e decorato con cubi prospettici ottenuti con accostamento di materiali lapidei di colore bianco, verde e nero. Lo stesso motivo a cubi prospettici ricorre anche sulle decorazioni pittoriche.

Planimetria del piano terra della ‘Casa dei Grifi’ con le fasi individuate negli anni ’60, disegno di Claudio Mocchegiani Carpano da Morricone Matini 1967 (foto PArCo)

Nella domus sono documentate diverse fasi di modifica e decorazione. In età imperiale la residenza fu distrutta e interrata. Le fonti letterarie ci informano che il Palatino in età repubblicana era uno dei luoghi di residenza più ambito dalla classe dirigente romana per prestigio e per prossimità al Foro Romano, centro politico della città. Molti studi hanno provato a localizzare le case dei diversi protagonisti della Repubblica che qui sorgevano, note in alcuni casi per il lusso che esibivano come sappiamo ad esempio da Cicerone, anche lui residente sul colle.