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Il nuovo museo Archeologico romano (Mar Positano) è una realtà: aperta al pubblico la villa Romana del I sec. a.C. con gli straordinari affreschi del triclinium scoperti a 11 metri di profondità sotto la chiesa di Positano (Sa). Gli esperti spiegano la storia della villa dallo scavo all’allestimento

Con l’apertura della villa romana di Positano nasce il Mar Positano, il Museo Archeologico Romano di Positano

Il sindaco di Positano, Michele De Lucia, con la soprintendente Francesca Casule e Michele Faiella della soprintendenza

Il gran giorno per Positano è arrivato. Da oggi, 1° agosto 2018, dopo il breve periodo di visite dedicato ai soli residenti, apre al grande pubblico il Mar Positano, il museo Archeologico romano di Positano (Sa) con la Villa Romana a 11 metri di profondità sotto la chiesa di Positano. Ipogeo e museo con installazioni multimediali sono visitabili tutti i giorni dal lunedì alla domenica (orario 9–21) con ticket a 15 euro. Dopo due importanti campagne di scavo (2003/2006; 2015/2016) il sito, di cui si conoscono le origini sin dal 1758, può mostrare i suoi tesori. I dettagli del restauro e della conseguente valorizzazione e fruizione del sito sono stati illustrati, nei giorni scorsi, in un incontro a Palazzo “Ruggi D’Aragona” sede della soprintendenza Archeologia Beni artistici e Paesaggio di Salerno. All’incontro, coordinato da Michele Faiella, funzionario per la Promozione e Comunicazione – responsabile dell’ufficio Stampa della soprintendenza, hanno partecipato: Francesca Casule, soprintendente ABAP di Salerno e Avellino; Michele De Lucia, sindaco di Positano; Silvia Pacifico, funzionario archeologo; Diego Guarino, architetto e direttore dei lavori; Walter Tuccino, restauratore Mibac. “La Villa Romana”, sottolinea il sindaco di Positano, Michele De Lucia, “è la prova tangibile che Positano è realmente, da sempre, luogo privilegiato d’otium, ristoro non solo per il corpo, ma, soprattutto, per la mente. Essa è sinonimo della grandezza di Positano. Quella grandezza che è stata da sempre intesa come semplice bellezza naturale, ma che da oggi si veste di una profonda e inestimabile importanza culturale”. E la soprintendente Francesca Casule: “Adesso che i luoghi sono pronti per consentirne al meglio la fruizione, occorrerà operare in stretta sinergia con le autorità ecclesiastiche e il Comune di Positano, che tanto si è adoperato per il recupero, per garantire la sostenibilità di una gestione che non potrà prescindere da un attento e regolare monitoraggio del sito, per conservarne intatto nel tempo – salvaguardandone la consistenza materica – l’eccezionale incanto”.

Il triclinium della villa romana all’inizio degli scavi archeologici

Dallo scavo al Mar Positano. “Resta intatta in me l’emozione della prima visita effettuata al cantiere della Villa, quando ancora era necessario scendere per molti metri con una scala a pioli ed erano in corso gli ultimi interventi di restauro su pareti dipinte in uno straordinario stato di conservazione”: comincia così l’intervento della soprintendente Casule. “Oggi il rigoroso e al tempo stesso suggestivo allestimento del sito è completo, gli ambienti decorati si raggiungono con una comoda scala trasparente che lascia immaginare parte della situazione precedente allo scavo, e nel percorso di visita sono comprese le cripte medievali e le vetrine con gli oggetti rinvenuti nell’area. Molti elementi – dallo slittamento della parete testimoniato dall’affresco, al calco in fango del portone ligneo sventrato, ai manufatti in metallo fusi dal calore e dalla pressione – contribuiscono a rendere vivo il senso della violenza distruttiva dell’evento, e non dubito che lasceranno un ricordo indelebile sui visitatori. Apparati didattici multimediali consentono inoltre di apprezzare i dettagli delle pitture parietali, che presentano una straordinaria ricchezza di temi e una non comune articolazione di superfici e materiali, ivi compresi cornicioni ed elementi decorativi sovrapposti in stucco”. E Silvia Pacifico, archeologa della soprintendenza di Salerno e Avellino: “L’apertura al pubblico del MAR-Museo Archeologico Romano di Positano è il risultato della realizzazione di un progetto di straordinaria qualità che coniuga finalità di conservazione a risvolti di conoscenza, che ha visto la collaborazione tra istituzioni (Soprintendenza, Comune, Curia Vescovile) nel porre al centro il recupero di una vera e propria gemma del passato, unica nel suo genere, per riportare in primo piano il ruolo dei beni culturali nel nostro territorio e indicare nuove strade per il loro fattivo recupero e la loro valorizzazione. Benché sia stato scavato solo un settore della villa residenziale romana, scoperta sotto l’oratorio della chiesa di S. Maria Assunta, la straordinaria rilevanza scientifica del suo triclinium, con la pavimentazione musiva e le pitture parietali di IV stile pompeiano, ha consentito, attraverso l’elaborazione di un importante intervento di restauro e di allestimento in funzione museologica curato dalla soprintendenza ABAP di Salerno, di rendere fruibile al grande pubblico uno dei più suggestivi spazi archeologici ipogei di età romana rinvenuti negli ultimi anni in Italia meridionale”. E conclude: “Nel sottolineare l’integrità del sito archeologico, nelle sue connessioni con la cripta dotata degli antichi colatoi in muratura, le teche contenenti i reperti archeologici recuperati durante lo scavo, la chiesa sovrastante, andrà naturalmente considerata la relazione tra diverse funzioni ipotizzate per la gestione del contenitore culturale e le attività di culto. Così facendo sarà possibile valorizzare al meglio gli spazi ipogei in funzione museale, con le loro caratteristiche spaziali e architettoniche, impostando strategie che ne amplifichino le possibilità di relazione storico culturale e di socialità”.

La chiesa di Santa Maria Assunta di Positano: 11 metri al di sotto c’è il Mar Positano

Dettaglio degli affreschi del IV stile pompeiano rinvenuti nella villa romana di Positano

La villa romana di Positano. A illustrare il monumento trovato sotto la chiesa di Santa Maria Assunta ci viene in aiuto Maria Antonietta Iannelli, archeologa della soprintendenza. “Alla fine del I sec. a.C. – spiega – anche il vallone che oggi ospita Positano, con la sua spiaggia, con le acclivi pareti calcaree e il microclima particolarmente salubre, diventa sede di una sfarzosa villa d’ozio. L’élite romana già da tempo aveva scelto le coste del golfo di Napoli e della penisola sorrentina per edificarvi lussuose residenze ove trascorrere il tempo libero tra giardini e ricchi ambienti affrescati con spettacolari vedute sul paesaggio costiero”. L’esistenza della villa era nota già da tempo. Karl Weber, addetto agli scavi borbonici, descrive nel 1758 strutture con affreschi e mosaici al di sotto della Chiesa madre e del campanile. Lo studioso Matteo della Corte pensò di aver individuato la villa di Posides Claudi Caesaris, potente liberto dell’imperatore Claudio, da cui deriverebbe lo stesso nome di Positano. “Intorno alla metà del I sec. d.C., la villa era in corso di restauro per i danni prodotti dal sisma del 62 e per un probabile passaggio di proprietà intervenuto nel frattempo. Il terremoto divenne occasione per riproporre una nuova e ricca veste agli ambienti di rappresentanza, come testimonia una delle sale da pranzo della villa, il lussuoso triclinium venuto alla luce nella cripta. Sulle pareti, ricoperte con motivi del quarto stile pompeiano, sono visibili architetture a più piani. Nella parte superiore la scenografia architettonica è parzialmente celata da una tenda con mostri marini, delfini guizzanti e amorini in stucco. Di grande effetto è lo scorcio di un palazzo con porta socchiusa e loggiato con elegante balcone. La zona mediana è decorata da pannelli a sfondo monocromo ornati da eleganti ghirlande. Una serie di medaglioni conteneva ritratti e scene mitologiche, come la raffigurazione del centauro Chirone che impartisce lezioni di musica al giovane Achille; quadretti con nature morte e un paesaggio marino, con una baia attorniata da edifici porticati e da scogli, arricchivano l’insieme. Un paesaggio non dissimile si doveva godeva da questa sala triclinare aperta sulla baia di Positano”.

Restauratori al lavoro sugli affreschi della villa romana di Positano

L’eruzione del Vesuvio del 79 d.C. La lussuosa residenza fu danneggiata in modo irreversibile dall’eruzione vesuviana che distrusse Pompei. “La colonna eruttiva – riprende Iannelli – si innalzò nell’atmosfera per oltre venti chilometri, superando l’alta dorsale dei monti Lattari e ricadendo verso sud. Le forti piogge, che sempre si associano alle eruzioni, attivarono valanghe di fango che si ingrossarono verso il fondovalle e si consolidarono rapidamente. I tetti spioventi favorirono lo scivolamento delle pomici verso l’esterno, solo piccoli quantitativi entrarono da porte e finestre. Poco dopo valanghe di fango raggiunsero la villa con una velocità rilevante, riempiendone gli ambienti e facendo crollare, sotto l’enorme spinta, tetti e solai. Le colonne in stucco del portico furono abbattute e trascinate all’interno del triclinio, mentre contro la parete nord si accumulava il materiale ligneo del soffitto, dei tramezzi e delle stesse impalcature dei restauri in corso. Questo accumulo ha protetto i resti di un armadio che conservava il vasellame bronzeo. La parte mediana della parete Est subì uno spostamento di circa quaranta centimetri verso valle, testimoniato da un’ampia frattura, la prova più spettacolare della violenza dell’evento”.

Dettaglio dei preziosi affreschi del triclinium della villa romana di Positano

I dipinti della villa romana del I sec. d.C. L’affresco ritrovato a Positano rientra nel cosiddetto Quarto Stile, che si sviluppa intorno alla metà del I sec. d.C., originato probabilmente dalle novità artistiche introdotte nella sfarzosa dimora dall’imperatore Nerone nel cuore di Roma. “Questo nuovo stile”, spiega l’archeologa Luciana Jacobelli, “dilaga presto in tutto l’impero romano e perdura almeno fino al 79 d.C., anno dell’eruzione del Vesuvio che, distruggendo le città vesuviane, pone fine alla possibilità di classificare ulteriori evoluzioni stilistiche della pittura romana. Caratteristica del Quarto Stile è la tripartizione della parete in zoccolo (parte bassa), zona mediana e zona superiore. La zona mediana presenta un’alternanza di larghi pannelli e di scorci architettonici, nei quali emerge il gusto per le prospettive articolate. Nel pannello centrale si trova sempre un quadro mitologico, mentre in quelli laterali la decorazione può spaziare tra quadretti con paesaggi, figure volanti, amorini, medaglioni ritratto. La zona superiore è decorata con edicole prospettiche, elementi floreali e fantastici. Altro filone compositivo del Quarto Stile, è quello delle scaenae frontes che imita le scenografie teatrali e di cui abbiamo testimonianza proprio nella zona superiore dell’affresco di Positano. La tecnica con cui veniva realizzata la pittura parietale è detta ad “affresco”, perché si dipingeva sull’intonaco ancora umido (fresco). Ciò faceva sì che i colori si amalgamassero con gli strati preparatori di calce e polvere di marmo formando uno strato compatto e capace di mantenere i colori lucidi e resistenti nel tempo”. I decoratori – ricorda Jacobelli – iniziavano a lavorare dalla parte alta della parete e applicavano l’intonaco non sull’intera superficie, ma solo sulla zona che potevano finire nell’arco di una giornata. I quadri centrali e le vignette laterali venivano realizzati per ultimi. Si lasciava uno spazio libero nel quale i pittori più qualificati (pictores imaginarii) potevano eseguire i quadri – quasi sempre a carattere mitologico – grazie all’aiuto di cartoni. Le cornici, dal motivo ripetitivo, erano realizzate con l’uso di stampi. La maggior parte dei colori antichi era di origine minerale: i gialli, i rossi, i bruni, alcuni verdi, erano ottenuti per decantazione – e talvolta per calcinazione – di terre naturali. Altri erano di origine vegetale, come il rosa e il nero, ottenuto spesso dal nerofumo. Particolarmente costoso era il blu, conosciuto anche con il nome di blu egizio ottenuto prevalentemente dal riscaldamento di una miscela composta da silicato di rame, calcite e carbonato di sodio come fondente.

Reperti bronzei rinvenuti durante lo scavo della villa romana e ora esposti nel Mar Positano

I reperti ritrovati nella villa romana. “Tutti i recipienti in bronzo rinvenuti a Positano appartengono alle fogge domestiche in bronzo famose nel mondo grazie ai rinvenimenti di Pompei”, interviene l’esperta Laura Del Verme. “I vasi rinvenuti non presentano particolari decorazioni anche se si distinguono per le linee eleganti e per le proporzioni ben calibrate. Ma lo scavo della nostra sfarzosa villa è ancora parziale, non è quindi da escludere che con il prosieguo della ricerca si possano recuperare altri e più esaurienti dati sugli oggetti che accompagnavano i lussuosi inviti a cena del ricco signore di Positano. In special modo per quanto riguarda il vasellame metallico, numeroso è quello per preparare, cuocere e riporre i cibi, ma spicca in questo contesto, per la sua assenza, il nutrito e variegato campionario di stoviglie utilizzate per servire e consumare le pietanze. Oggetti pregevoli da portata e da banchetto che pure dovevano appartenere al corredo di una dimora altamente rappresentativa come questa, resa addirittura eccezionale dalla qualità delle decorazioni ostentate”.

Il percorso aereo in vetro e acciaio creato per i visitatori del Mar Positano

Mar Positano: allestimento espositivo e comunicazione multimediale. “L’allestimento è il risultato dei ripetuti confronti avuti con i vari attori di questo scavo”, ricorda il prof. Ernani Paterra. “L’intento è stato quello di raccontare, all’interno del percorso espositivo, una piccola parte di questa complessità, in parte attraverso l’utilizzo di sistemi multimediali (ipertesti e timeline) in parte conservando nell’allestimento la stessa complessità dei rinvenimenti dei reperti e il successivo restauro. La difficoltà maggiore è stata quella di immaginare i reperti, così come si presentavano al loro rinvenimento, scollate dal loro contesto e confinate all’interno di vetrine. Da qui la ricerca di un allestimento che tenesse conto della frammentazione dei ritrovamenti e quindi concepito attraverso una serie di installazioni in grado di suggerire il divenire degli oggetti, della loro funzione d’uso ma soprattutto l’esaltazione, pur nella ovvia decontestualizzazione, della meraviglia della scoperta”.

Positano (Costiera Amalfitana). A 15 anni dalla scoperta, 11 metri sotto la parrocchiale, apre al pubblico la villa marittima del I sec. d.C. con gli splendidi affreschi del triclinium aperto sulla baia: “Il Mar Positano (Museo Archeologico Romano) è uno dei più suggestivi spazi archeologici ipogei di età romana rinvenuti negli ultimi anni in Italia meridionale”

Con l’apertura della villa romana di Positano nasce il Mar Positano, il Museo Archeologico Romano di Positano

Il percorso aereo in vetro e acciaio creato per i visitatori del Mar Positano

Una villa marittima del I secolo d.C. nelle viscere di Positano, sulla Costiera Amalfitana, 11 metri sotto la chiesa di Santa Maria Assunta, sopravvissuta all’eruzione del Vesuvio del 79 d.C. che seppellì Pompei ed Ercolano. La ricchezza e lo splendore degli affreschi del triclinium, l’ambiente di rappresentanza più importante della dimora, fanno pensare che la villa appartenesse a un ricco mercante o a un politico che cercava in Costiera il relax di cui non poteva godere in città. Proprio nel periodo tardo repubblicano e primo imperiale le coste del golfo di Napoli e della penisola sorrentina furono scelte dall’élite romana per le proprie lussuose ville con giardini e ambienti affrescati aperti su panorami mozzafiato della costiera. La dimora gentilizia romana di Positano venne riscoperta nel 2003 ma era già nota fin dal 1758 per interventi dei Borboni. Due le campagne di scavo, tra 2004-2006 e 2015-2016, quando si sono conclusi i lavori alla villa, con la realizzazione di un percorso sotterraneo con passerelle e impianto di illuminazione. Il 1° agosto 2018, a quindici anni dalla sua riscoperta, la Villa Romana di Positano, uno dei più suggestivi spazi archeologici ipogei di età romana rinvenuti negli ultimi anni in Italia meridionale, apre per la prima volta al grande pubblico, dalle 9 alle 21 (biglietto 15 euro): da ora in poi per tutti sarà il Mar Positano, cioè il nuovo Museo Archeologico Romano di Positano. Grazie agli interventi curati dal direttore dei lavori, Diego Guarino, i visitatori (un massimo di 10 per ogni ingresso, per motivi di sicurezza) attraverso passerelle e scale in vetro e acciaio potranno apprezzare gli affreschi restaurati e la stratigrafia che testimonia le trasformazioni subite dal sito nel corso dei secoli. In realtà il pubblico che entrerà il 1° agosto, non sarà il primo in assoluto: la villa romana sarà ammirata già qualche giorno prima, ma da un pubblico speciale: dal 19 al 31 luglio 2018, infatti, il sito è riservato con visite gratuite ai residenti di Positano.

Il triclinium della villa romana all’inizio degli scavi archeologici

L’inaugurazione della villa romana di Positano mercoledì 18 luglio 2018 (vedi l’annuncio sul video di Telecolore, qui sopra). Al taglio del nastro la soprintendente Francesca Casule e il vescovo Orazio Soricelli; il sindaco di Positano Michele De Lucia; l’archeologa Silvia Pacifico; Diego Guarino, architetto e direttore dei lavori; Walter Tuccino, restauratore del Mibact; l’ex presidente della Regione Campania Stefano Caldoro. Presenti numerosi cittadini, turisti e sindaci della zona. Daniele Milano di Amalfi, Luigi Mansi di Scala, Giovanni Di Martino di Praiano. Poi ancora il consigliere regionale Alberico Gambino, Gaetano Amatruda e Aniello Salzano. “Sono a Positano per inaugurare un’eccellenza: il Mar Positano, Museo archeologico Romano”, interviene Stefano Caldoro. “Una grande opera nata con la intuizione della accelerazione della spesa, fortemente voluta dalla mia giunta, e dalla visione dell’amministrazione comunale. Un gioiello in un posto che ha, da sempre, un fascino internazionale”.

Gli affreschi del triclinium della villa romana di Positano con motivi del Quarto stile pompeiano (metà del I sec. d.C.)

Restauratori al lavoro sugli affreschi della villa romana di Positano

“L’esistenza della villa era nota già da tempo”, racconta Elena Percivaldi su Perceval Archeostoria. “Karl Weber, addetto agli scavi borbonici, descrive nel 1758 strutture con affreschi e mosaici al di sotto della Chiesa madre e del campanile. Lo studioso Matteo della Corte pensò di aver individuato la villa di Posides Claudi Caesaris, potente liberto dell’imperatore Claudio, da cui deriverebbe lo stesso nome di Positano. Intorno alla metà del I secolo, la villa era in corso di restauro per i danni prodotti dal sisma del 62 e per un probabile passaggio di proprietà intervenuto nel frattempo. Il terremoto divenne occasione per riproporre una nuova e ricca veste agli ambienti di rappresentanza, come testimonia una delle sale da pranzo della villa, il lussuoso triclinium venuto alla luce nella cripta. Sulle pareti, ricoperte con motivi del Quarto stile pompeiano (metà del I secolo d.C.), sono visibili architetture a più piani. Nella parte superiore la scenografia architettonica è parzialmente celata da una tenda con mostri marini, delfini guizzanti e amorini in stucco. Di grande effetto è lo scorcio di un palazzo con porta socchiusa e loggiato con elegante balcone. La zona mediana è decorata da pannelli a sfondo monocromo ornati da eleganti ghirlande. Una serie di medaglioni conteneva ritratti e scene mitologiche, come la raffigurazione del centauro Chirone che impartisce lezioni di musica al giovane Achille; quadretti con nature morte e un paesaggio marino, con una baia attorniata da edifici porticati e da scogli, arricchivano l’insieme. Un paesaggio non dissimile si doveva godere da questa sala triclinare aperta sulla baia di Positano” (vedi https://percevalasnotizie.wordpress.com/2018/07/16/positano-riapre-la-villa-romana/) .

I 69 sedili allineati in muratura per l’essiccazione dei defunti trovati nella cripta superiore

La chiesa di Santa Maria Assunta di Positano: 11 metri al di sotto c’è il Mar Positano

Come si diceva, sull’area occupata dalla villa romana sorsero degli edifici religiosi, non ultimo la parrocchiale di Santa Maria Assunta. Gli scavi hanno riportato alla luce due cripte diverse, una superiore risalente al Settecento, e una inferiore, più antica. Come spiega in una nota Lina Sabino, funzionario storico dell’arte della soprintendenza ABAP di Salerno, “la cripta superiore è formata da due spazi longitudinali; lungo il perimetro della sala principale – sotto cui sono emersi i resti della Villa stessa – e sulle pareti degli anditi di passaggio, sono allineati 69 sedili in muratura per l’essiccazione dei defunti, di ragguardevole fattura nella finitura plastica degli stucchi dalla morbida stesura, priva di riscontro nell’intero territorio amalfitano. I fondi delle pareti sono ricoperti da una leggera velatura di calce bianca su cui sono tracciate rapide pennellate di colore rosso a formare fasce oblique parallele e rombi nei sottarchi: un’insolita ricchezza decorativa per ambienti di questo tipo, presumibilmente voluta e commissionata, nel primo trentennio del Settecento, dai laici appartenenti alla Confraternita del Monte dei Morti, che aveva sede nel soprastante Oratorio”. Invece è di età medievale l’altra cripta, che si trova sotto il presbiterio della parrocchiale. “Non è chiaro”, continua Sabino, “se in origine fosse a sua volta una vera e propria chiesa, oppure se fungesse da cripta all’edificio soprastante. Il corpo principale si compone di due navate, coperte da volte a botte e separate da archi che scaricano su colonne di marmo. Due di esse, inglobate nei pilastri innalzati agli inizi del Seicento per sostenere la grande cupola della chiesa superiore, sono state messe in luce dall’ultimo restauro. All’interno vi era un altare – citato più volte nei documenti – intitolato alla Natività. Più tardi lo spazio absidale fu confinato, rispetto alle navate, da una parete divisoria; al suo interno furono realizzati scolatoi funebri a seduta mentre, tra le volte a crociera soprastanti, fu praticata un’apertura (corrispondente alla collocazione attuale dell’altare maggiore della chiesa) attraverso la quale venivano calati i corpi dei defunti. Ciò fa supporre che a seguito dei lavori seicenteschi, la cripta avesse perso la sua prima destinazione liturgica e che da allora svolgesse una funzione esclusivamente cimiteriale