
Il magnate giapponese Yuzo Yagi davanti alla Piramide Cestia “incartata” per i restauri

Una veduta aerea della Piramide di Caio Cestio vicino a Porta San Paolo a Roma
dicembre sarà ultimato il restauro della Piramide di Caio Cestio a Roma, vicino a Porta San Paolo, nota anche come Piramide Cestia: il cantiere chiuderà in anticipo di cinque mesi per il primo lotto e di tre mesi per il secondo. Un risultato eccezionale che ha stupito prima di tutto il finanziatore dei restauri, Yuzo Yagi, un mecenate nipponico – magnate della moda giapponese – che ha voluto contribuire con una donazione di due milioni di euro alla soprintendenza speciale archeologica di Roma per il recupero della tomba di Caio Cestio, i cui marmi di Carrara stanno tornando agli antichi splendori grazie ai lavori di pulitura, stuccatura e messa in stabilità. “Il restauro sta andando molto bene”, commenta soddisfatto dall’alto dei ponteggi dove si è arrampicato qualche giorno fa nel suo terzo sopralluogo al cantiere accompagnato dal ministro dei Beni culturali Dario Franceschini, dalla soprintendente Mariarosaria Barbera e dalla direttrice Rita Paris. “Gli architetti e gli archeologi che stanno lavorando sono molto seri, anche se, con mia sorpresa – aggiunge ridendo – sono italiani”. Una battuta dietro la quale si nasconde in realtà un certo stupore: “Faccio affari con gli italiani da quarant’anni e sono molto creativi, ma non proprio puntuali, ecco. Se fissi la scadenza al 10 settembre, loro in genere consegnano il 10 ottobre”. Evidentemente questa volta la virtù ha superato il vizio e Yagi già pensa all’inaugurazione: “Faremo la cerimonia l’estate prossima, attorno a giugno-luglio, con amici americani ed europei”.

La Piramide fu voluta come tomba da Caio Cestio e realizzata tra il 18 e il 12 a.C.
La Piramide Cestia è l’unico monumento superstite di una serie presente a Roma nel I sec. a.C., quando l’edilizia funeraria fu interessata dalla moda sorta a Roma dopo la conquista dell’Egitto nel 31 a.C. Caio Cestio, uomo politico romano, membro del collegio sacerdotale degli epuloni, dispose nel testamento che la costruzione del proprio sepolcro, in forma di piramide, avvenisse in 330 giorni. La tomba fu innalzata lungo la Via Ostiense, nel periodo tra il 18 e il 12 a.C., cioè tra l’anno di promulgazione della legge contro l’ostentazione del lusso che impedì di porre all’interno della cella alcuni pregiati arazzi, e quello della morte di Agrippa, genero di Augusto, menzionato tra i beneficiari del testamento. La piramide fu successivamente inglobata nella cinta muraria costruita tra il 272 e il 279 su iniziativa dell’imperatore Aureliano.

La Piramide Cestia è alta 36,40 metri con una base quadrata di 29,50 metri di lato

La tomba, nel cuore della piramide, è decorata a fresco: fu violata nel medioevo
“La struttura, alta 36,40 metri con una base quadrata di 29,50 m di lato”, spiega la direttrice Rita Paris -, è composta da un nucleo di opera cementizia con cortina di mattoni; il rivestimento esterno è costituito da lastre in marmo lunense. La camera sepolcrale, di circa 23 mq, con volta a botte, fu murata al momento della sepoltura, secondo l’usanza egiziana. Al Medioevo risale probabilmente la prima violazione della tomba, attraverso un cunicolo scavato sul lato settentrionale, che ha determinato la perdita dell’urna cineraria e di porzioni notevoli della decorazione. Le pareti – continua – sono decorate a fresco secondo uno schema decorativo a pannelli, all’interno dei quali si distinguono, su fondo chiaro, figure di ninfe alternate a vasi lustrali. In alto, agli angoli della volta, quattro Vittorie alate recano nelle mani una corona e un nastro; al centro in origine doveva essere una scena di apoteosi raffigurante il titolare del sepolcro”.

Il restauro della Piramide Cestia sarà ultimato entro dicembre con tre mesi di anticipo

Il ministro Franceschini col mecenate Yagi sulle impalcature del cantiere di restauro
Il restauro della cella sepolcrale è stato realizzato dalla soprintendenza Archeologica di Roma nel 2001. E ora si sta procedendo al restauro della struttura della piramide grazie all’aiuto di Yagi. “Siamo qui – dice il ministro nel sopralluogo col mecenate – per testimoniare la nostra gratitudine a Yagi che ha voluto dare una somma così importante, prima 1 milione di euro e poi un altro milione di euro, per restaurare un bene che appartiene all’umanità intera. Questo, infatti, mi ha sottolineato appena arrivato Yagi – racconta – e cioè che questo bene appartiene al mondo, come i siti Unesco appartengono all’umanità. Difficile dire, infatti, che appartengano allo Stato, al Comune o ad un privato che li possiede pro tempore. È davvero importante che ci sia stato un atto di mecenatismo puro che ci consente di recuperare la piramide, con un cantiere in cui si sono incontrate tutte le eccellenze italiane e che è riuscito a finire il primo lotto con cinque mesi di anticipo e che con tutta probabilità terminerà il secondo lotto in anticipo di tre mesi sul cronoprogramma”. Yuzo Yagi è un privato “che guarda con grande amore all’Italia e al suo straordinario patrimonio storico e monumentale. Credo debba servire da esempio per molte imprese italiane che hanno sempre manifestato la volontà di fare donazioni e liberalità per il recupero del nostro patrimonio, lamentando però il fatto che non ci fossero incentivi fiscali. Ora però ce ne sono di formidabili – conclude Franceschini – e valgono per le imprese che hanno sede in Italia. Incentivi del 65% che ci mettono davanti a tutti i Paesi europei. Gli alibi, quindi, sono finiti”. Altre donazioni in vista da parte del magnate della moda giapponese? “Sì, perché no? Non escludo di investire in altri beni italiani in futuro”, risponde Yagi. “Per ora non ho pensato a nulla in particolare. In Italia ci sono molte ‘sleeping beauty’, bellezze dormienti, sepolte sotto la polvere. Non lo escludo”.
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