Milano. A BookCity Giuseppe Sassatelli e Maurizio Harari presentano “Bologna etrusca. La città invisibile”, primo appuntamento del ciclo “Mitologia e Antichità” promosso dalla Fondazione Luigi Rovati
Per il secondo anno Fondazione Luigi Rovati partecipa a BookCity (11-17 novembre 2024) con un palinsesto di cinque appuntamenti su “Mitologia e Antichità”. Martedì 12 novembre 2024, alle 18, Giuseppe Sassatelli e Maurizio Harari presentano “Bologna etrusca. La città “invisibile”, edito da Bologna University Press.

Copertina del libro “Bologna etrusca. La città invisibile” di Giuseppe Sassatelli (Editore Bologna University Press)
Al contrario delle “città invisibili” di Italo Calvino che vivono solo nella fantasia di Marco Polo e nella credulità del Kublai Khan, la Bologna etrusca non si vede, ma è reale e concreta. Nel suo abitato di straordinaria estensione, nei suoi luoghi di sepoltura, specchio fedele della società e dei cittadini, nella sua economia agricola e nel controllo della fertile pianura padana, nella sua dimensione produttiva, nel suo ruolo di snodo commerciale tra il Mediterraneo e l’Europa. Per la prima e unica volta nella sua storia, con gli Etruschi, Bologna è stata una grande capitale. Il libro intende raccontare il lungo e complesso periodo storico che va dal X al IV secolo a.C., sulla base delle tracce archeologiche dell’abitato etrusco e delle necropoli recuperate dal sottosuolo della città, delle sue vie, delle sue piazze e delle sue case, tracce non più visibili, ma bene individuate dalla ricerca archeologica che dura da tanti anni. Manca comunque uno strumento conoscitivo che metta insieme tutti i dati disponibili fornendo un quadro complessivo dell’estensione della città, della sua struttura, della sua importanza territoriale e del suo ruolo economico. Questo si propone il libro “Bologna etrusca. La città invisibile”. L’esigenza di una sintesi su una lunga e importante fase della storia più antica è particolarmente sentita in ragione dei molti scavi, fatti in particole negli ultimi decenni in occasione di diversi interventi urbani, dai quali è emerso un quadro completamente nuovo della città etrusca e del suo ruolo storico. Un ricco apparato di figure e fotografie accompagna il lettore in questa narrazione. Il volume è completato dai testi delle principali fonti scritte greche e latine sulla città e da una bibliografia di approfondimento.
Gli altri appuntamenti: Sabato 16 novembre alle 15, Roberto Piumini, Milva Maria Cappellini con Enrica Caretta presentano “Il dio spezzato. Tra arte e mito”, edito dalle Edizioni di Storia e Letteratura. Sabato 16 novembre alle 18, Silvia Romani e Mauro Bonazzi presentano “Omero oltre Omero: in guerra con i Greci”, edito da Il Mulino. Domenica 17 novembre alle 11, Guido Barbujani presenta “L’alba della storia. Una rivoluzione iniziata diecimila anni fa”, edito da Laterza. Domenica 17 novembre alle 18, Laura Pepe e Mauro Bonazzi presentano “Sparta”, edito da Laterza.
Qual è stato l’impatto del Covid-19 sulla fruizione della cultura in Italia? Come sarà dopo la pandemia? La risposta in due ricerche di Intesa Sanpaolo che mette a disposizione degli operatori della cultura per aiutarli a ripartire. La presentazione in streaming a Bookcity Milano

Qual è stato l’impatto del Covid-19 sulla fruizione della cultura in Italia? Se lo è chiesto Intesa Sanpaolo, che con i suoi musei e le attività di sostegno a progetti e istituzioni culturali è uno dei primi operatori del Paese. E per avere delle risposte ha commissionato due ricerche “I consumi culturali degli italiani ai tempi del Covid-19: vecchie e nuove abitudini” e “Effettofestival 2020: i festival di approfondimento culturale ai tempi del Covid-19”, che hanno indagato l’impatto del lockdown sulla cultura italiana. I risultati saranno presentati nell’ambito di Bookcity, venerdì 13 novembre 2020, alle 16, in diretta streaming su www.bookcitymilano.it. Le ricerche sono rese pubbliche come strumento di aiuto alle organizzazioni culturali impegnate a programmare la ripartenza.

La ricerca “I consumi culturali degli italiani ai tempi del Covid-19: vecchie e nuove abitudini”, condotta da Ipsos, è stata svolta dal 6 al 21 ottobre 2020 su un campione di 1000 persone a livello nazionale e 200 fruitori abituali della cultura. L’indagine ha evidenziato l’importanza del digitale nella fruizione della cultura durante il periodo di confinamento, sia per i “neofiti”, cioè coloro “che si sono avvicinati al mondo della cultura a partire dal lockdown”, sia per i fruitori abituali (“almeno 4 attività culturali al mese”). La cultura intesa in senso ampio è un aspetto importante nella vita delle persone, perché assolve a diversi bisogni: crescita personale, riflessioni su temi attuali, condivisione, svago e curiosità. Indubbiamente, la fruizione dal vivo è il modo migliore per valorizzare un evento culturale, sia esso una mostra, uno spettacolo teatrale o la presentazione di un libro, perché offre un’esperienza immersiva, completa e valorizzante. Il lockdown ha inizialmente disorientato, soprattutto i fruitori abituali. La fruizione dal vivo degli eventi/attività culturali è mancata molto all’86% del campione e al 94% dei fruitori abituali. Ma la situazione contingente ha poi stimolato e imposto delle scelte, delle strategie per sopperire alla mancanza della fruizione dal vivo, che si sono rilevate tutto sommato soddisfacenti. Benché il 24% abbia risposto ‘non ho fatto nulla’ alla domanda “Come ha sopperito all’impossibilità di usufruire dal vivo dei suoi eventi/attività culturali preferiti?”, il 53% ha cercato nuove modalità di fruizione culturale a distanza. Il digitale ha quindi ricoperto un ruolo chiave nella fruizione culturale durante il confinamento: ha aggiunto nuove modalità colmando un vuoto e allargando la platea a nuovi fruitori, meno esperti, ma che mostrano l’entusiasmo dei “neofiti”. Per i “neofiti” il lockdown è stato un momento di sperimentazione e scoperta, un’opportunità che ha semplificato e reso più accessibile la fruizione della cultura in qualunque momento (per il 68%) e in qualunque luogo (53%), nonché una condivisione familiare, capace di avvicinare i figli alla cultura per il 30%. Oltre naturalmente al vantaggio economico riconosciuto dal 50% degli interpellati. Quando l’emergenza sanitaria finirà, si vorrà tornare ad una fruizione dal vivo: il pubblico più assiduo e appassionato non ha alcun dubbio a tal proposito. Sarà però necessario un ripensamento nell’organizzazione degli eventi culturali: la fruizione da vivo e da remoto dovranno integrarsi sempre più, ampliando e valorizzando ulteriormente i contenuti e le modalità di offerta culturale. Il digitale può diventare un elemento di integrazione della fruizione in presenza, valorizzato il prima, il durante e il dopo dell’evento dal vivo, completandolo e arricchendolo con contenuti extra, digitali.

La seconda ricerca commissionata da Intesa Sanpaolo, “Effettofestival 2020: i festival di approfondimento culturale ai tempi del Covid-19”, realizzata da Giulia Cogoli e Guido Guerzoni, è stata condotta su un campione di 87 festival nazionali per indagare come le rassegne culturali hanno reagito di fronte all’emergenza sanitaria, che ha negato l’aggregazione e la presenza fisica, due degli elementi principali. La ricerca ha evidenziato che il 17% delle rassegne ha annullato l’edizione 2020, il 7% ha proposto una doppia edizione, online e in presenza (a lockdown finito), il 17% ha optato per una formula completamente online. Solo il 35% è riuscito a realizzare una edizione in presenza, grazie alle date non impattate dal lockdown. Anche per le rassegne culturali il digitale sarà un elemento irrinunciabile per il futuro: il 46% delle manifestazioni culturali proporranno nel 2021 la formula ibrida tra online e live, con format nuovi e contenuti che andranno ad integrare l’esperienza dal vivo.
Commenti recenti