Verona. Alla Gran Guardia il convegno nazionale “La gestione dei Musei di Enti Locali. Criticità, modelli innovativi, prospettive di sviluppo”: due giorni di confronto tra i responsabili di musei civici, le istituzioni preposte alla tutela e alla valorizzazione dei beni culturali. In presenza e on line
Manca ormai pochissimo al convegno nazionale “La gestione dei Musei di Enti Locali. Criticità, modelli innovativi, prospettive di sviluppo” in programma al Palazzo della Gran Guardia in piazza Bra a Verona il 22 e il 23 novembre 2023: i posti in sala sono ormai esauriti, ma se non vi è registrati si potrà seguire le due giornate in diretta streaming sul canale YouTube dei Musei civici di Verona: https://www.youtube.com/@imuv-imuseidiverona. Il convegno è promosso dal Comune di Verona, la Regione Veneto e ICOM Italia, con la collaborazione della direzione generale Musei del MIC, e il patrocinio dell’associazione nazionale Comuni italiani (Anci) e dell’associazione nazionale Musei locali italiani (Anmli), e con il sostegno degli Amici dei Civici musei di Verona. Il convegno si presenta come un’occasione di confronto tra i responsabili di musei civici, le istituzioni preposte alla tutela e alla valorizzazione dei beni culturali e un più vasto bacino di esperti e portatori di interesse, per fare il punto sulla situazione attuale e individuare strategie comuni e condivise nel rispondere alle sfide innovative della società contemporanea. Ai musei, investiti di funzioni sempre più ampie e incisive sul territorio, viene richiesto, infatti di assicurare un’offerta elevata dal punto di vista culturale ed efficace sul piano sociale ed economico, in sintonia con gli standard proposti per l’accreditamento nel Sistema museale nazionale e con le aspettative dei cittadini e dei turisti. Obiettivi che richiedono competenza e consapevolezza degli obiettivi e delle compatibilità economiche, tecniche e operative per raggiungerli. Rappresentanti dei musei di enti locali, accanto a esperti di varie discipline e istituzioni, sono chiamati a testimoniare l’evoluzione delle strutture museali civiche e dei modelli di gestione a circa 60 anni dalla ripartizione operata nel Decreto ministeriale del 1965 sulla base della L. 1080 del 1960 sulle “Norme concernenti i musei non statali”. Tra i punti cruciali, lo status giuridico e la missione, i livelli di autonomia dei musei all’interno dell’ente locale, le forme di governance e di partenariato, le reti e i sistemi locali e territoriali, i contratti, la collaborazione col Terzo Settore, gli strumenti che possano garantire lo studio, la conservazione e la valorizzazione del patrimonio culturale, la piena accessibilità, la condivisione di conoscenze, il piacere e il benessere dei visitatori, nel rispetto delle diverse identità e sensibilità, promuovendo quel ruolo di agenti di trasformazione sociale, che emerge dalla nuova definizione di museo approvata nel 2022 da ICOM, nel territorio di riferimento e nell’ambito del più ampio sistema museale nazionale.
PROGRAMMA MERCOLEDÌ 22 NOVEMBRE. Alle 9.30, registrazione dei partecipanti; 10, saluti autorità e presentazione convegno. Sessione coordinata da ANMLI (Anna Maria Montaldo, presidente): 10.30, Massimo Osanna, direttore generale Musei, “I livelli uniformi di qualità del Sistema Museale Nazionale: il processo di accreditamento e le prospettive di cooperazione tra musei di diversa proprietà e tipologia”; 10.55, Fausta Bressani, direttore direzione Beni Attività culturali e Sport – Regione del Veneto, “Il patrimonio culturale in una visione integrata. La legge regionale n.17 del 2019”; 11.20, Giuseppe Piperata, professore ordinario di Diritto amministrativo allo Iuav di Venezia, “Il quadro giuridico dei musei di enti locali tra tradizione e innovatività”; 11.45, pausa caffè; 12.10, Girolamo Sciullo, già professore ordinario di Diritto amministrativo all’università di Bologna, “Gestione diretta/esternalizzazione di servizi, contratti, partenariati speciali, collaborazioni con il Terzo settore”; 12.35, Stefano Baia Curioni, direttore Fondazione Palazzo Te, “Attivismo, autonomia e governance nei musei locali”; 13, discussione, conclusioni. Pomeriggio. Sessione coordinata da ICOM Italia (Michele Lanzinger, presidente): 14.30, Daniele Ferrara, direttore direzione regionale Musei Veneto, “Reti e sistemi museali locali e territoriali: linee guida e buone pratiche di cooperazione, coordinamento, problematiche di leadership”; 14.55, Pierpaolo Forte, professore ordinario di Diritto amministrativo all’università del Sannio di Benevento, “Musei e rigenerazioni”; 15.20, Ludovico Solima, professore ordinario di Management e imprenditorialità nelle imprese culturali Dipartimento di Economia – Università della Campania “Luigi Vanvitelli”, “Il ruolo della programmazione strategica per un museo”; 15.45, pausa caffè; 16.10, Tavola rotonda “Sistemi museali, aspetti gestionali e rapporti con il territorio”. Coordina Paola Marini (ANMLI, Amici dei Civici Musei di Verona), con i rappresentanti di musei di: Bologna (Eva Degl’Innocenti), Brescia (Stefano Karadjov), Milano (Domenico Piraina), Pistoia (Monica Preti), Roma (Claudio Parisi Presicce), Venezia (Mattia Agnetti), Verona (Francesca Rossi). Dibattito e conclusioni della giornata: Stefano Baia Curioni.
PROGRAMMA GIOVEDÌ 23 NOVEMBRE. Alle 9, registrazione dei partecipanti; 9.30, Tavola rotonda “Per il rafforzamento della rete museale della città di Verona”. Coordina l’assessore alla Cultura del Comune di Verona, Marta Ugolini, con i rappresentanti di: Casa museo Palazzo Maffei (Vanessa Carlon), Fondazione Miniscalchi Erizzo (Giovanna Residori), Musei Civici di Verona (Francesca Rossi), museo Archeologico nazionale di Verona (Giovanna Falezza); 11, pausa caffè; 11.30, Laboratori “I musei di enti locali alla luce del piano di lavoro dell’UE per la cultura 2023-2026”. Coordina ICOM Italia: due tavoli tra rappresentanti di musei di città del Triveneto (direttori / conservatori / professionisti museali). Alle 11.30, “Sostenibilità e innovazione”, tavolo coordinato da Michele Lanzinger, presidente ICOM-Italia, “I musei e gli obiettivi di sviluppo sostenibile. Un ruolo specifico per i musei civici”, con Bassano (Barbara Guidi), Montebelluna (Giorgio Vaccari), Treviso (Fabrizio Malachin), Verona (Cristina Lonardi); 12.15, “Accessibilità e partecipazione”, tavolo coordinato da Pier Luigi Sacco, professore ordinario di Economia all’università di Chieti-Pescara, “Musei civici senza ostacoli: l’accessibilità dalla progettazione alla formazione degli operatori; linee guida e progetti PNRR”, con Belluno (Cristina Busatta), Rovereto (Alessandra Cattoi), Udine (Paola Visentini), Venezia (Monica Rosina). Conclusioni: Michele Lanzinger.
Bassano. Alla vigilia della cerimonia di “restituzione” del Ponte alla città, con il curatore Guido Beltramini visitiamo la mostra “Bassano, Palladio e il Ponte. Invenzione, storia, mito” che racconta il mito del ponte, ma insieme di un ponte concreto e reale da 500 anni, disegnato da Palladio, distrutto e ricostruito più volte fino al Ponte degli Alpini

I curatori e i promotori della mostra “Bassano, Palladio e il Ponte. Invenzione, storia, mito” al museo civico di Bassano (foto Graziano Tavan)
A Bassano del Grappa domenica 3 ottobre 2021 cerimonia inaugurale ufficiale di restituzione del Ponte alla Città: parliamo del Ponte degli Alpini, o Ponte Vecchio, o Ponte di Palladio. In pratica del Ponte di Bassano. E per celebrare la conclusione del lungo restauro del Ponte Vecchio i Musei Civici di Bassano del Grappa hanno proposto la mostra “Palladio, Bassano e il Ponte. Invenzione, storia, mito”, a cura di Guido Beltramini, Barbara Guidi, Fabrizio Magani e Vincenzo Tiné, promossa dall’amministrazione comunale al museo civico di Bassano del Grappa fino al 25 ottobre 2021. Il racconto della mostra si snoda a partire da disegni originali di Palladio, libri cinquecenteschi, mappe antiche, dipinti del Settecento, fotografie di fine Ottocento, modelli di studio contemporanei. La mostra è frutto di una sinergia fra il Museo civico di Bassano, la Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le provincie di Verona, Rovigo e Vicenza e il Centro Studi Internazionali di Architettura Andrea Palladio-Palladio Museum di Vicenza. A differenza della maggior parte degli architetti cinquecenteschi, Palladio è un architetto di ponti: ponti di pietra, di legno e di carta. Questi ultimi sono senza dubbio quelli che avranno un impatto più marcato sulla cultura figurativa dei secoli successivi: pubblicati sulle pagine dei Quattro Libri, il trattato edito a Venezia nel 1570, diventeranno i protagonisti dei sogni degli artisti del Settecento. Algarotti chiederà a Canaletto di fargli vedere il ponte di Rialto come lo aveva pensato Palladio, ma anche Bellotto, Carlevarijs e Piranesi faranno dei ponti uno dei soggetti privilegiati delle loro vedute. La mostra racconta il mito del ponte, ma contemporaneamente parla di un ponte concreto e reale da 500 anni, il ponte di Bassano, disegnato da Palladio, distrutto e ricostruito più volte in un’epopea che dal Settecento del Ferracina giunge al presente del Ponte degli Alpini.

Il Ponte Vecchio di Bassano: il restauro. Distrutto e ricostruito innumerevoli volte a partire almeno dall’inizio del XIII secolo e nel 1570 riprogettato da Andrea Palladio (1508-1580), in virtù della sua importanza storica, architettonica e identitaria, il Ponte Vecchio di Bassano, è divenuto il simbolo stesso della città ai piedi del Grappa. Noto a livello internazionale e decretato Monumento Nazionale, dal 2017 il Ponte Vecchio di Bassano è stato sottoposto a un lungo intervento di restauro strutturale coordinato dall’ufficio tecnico del Comune di Bassano e realizzato sotto la sorveglianza della Soprintendenza per le provincie di Verona, Rovigo e Vicenza. L’intervento, costato circa 7 milioni di euro, è stato affidato alla impresa INCO s.r.l. di Pergine Valsugana (TN), opere strutturali di Claudio Modena con la consulenza di Giovanni Carbonara, ed è stato reso possibile grazie a importanti fondi del Comune oltre che del ministero della Cultura (1,9 milioni), della Regione Veneto (1,7 milioni), della Fondazione Cariverona (un milione) e dell’associazione nazionale Alpini e comitato “Aiutiamo il Ponte di Bassano” (circa 300mila euro). Il singolare manufatto ligneo presentava diversi aspetti di degrado e un evidente stato deformativo, sia per quanto riguarda le strutture al livello della pavimentazione, segnata da progressivi cedimenti, sia in quelle sommerse ed emerse dall’acqua del fiume Brenta sul quale troneggia. I lavori sono stati volti a un generale risanamento degli elementi strutturali e portanti: tra questi, la posa di una nuova trave reticolare in acciaio inox a sostegno di ciascuna delle quattro stilate e altri lavori che hanno interessato le antiche colonne lignee e i pali di rostro. È stato inoltre effettuato lo smontaggio del tavolato storico, il rifacimento della pavimentazione, oltre a intervenire sulla copertura e sulla intera balaustra del ponte. La struttura risulta ancora legata a doppio filo alla versione palladiana, con le sue quattro stilate lignee a sorreggere le cinque campate e la singolare copertura a capanna corredata oggi anche da una rinnovata illuminazione.
La mostra, come ben spiega nel video di archeologiavocidalpassato Guido Beltramini, storico dell’architettura, direttore di Palladio Museum, è articolata in tre sezioni: invenzione, storia, mito. Invenzione: dove si affronta il tema dei ponti di Palladio, di cui si possono analizzare splendidi disegni autografi. Storia: si ripercorrono tutte le vicende storiche del ponte, fino all’ultima ricostruzione del 1948, attraverso molte testimonianze iconografiche. Mito: l’ultima sezione mette a fuoco un universo reale e immaginario, quello dei dipinti di Canaletto, Bellotto, Piranesi e Guardi che, nelle loro tele e incisioni, compongono vedute veneziane “palladianizzate”, dove gli edifici costruiti o solo progettati da Palladio, come il ponte di Rialto, si uniscono in una sorta di “capriccio”, di sogno classicheggiante. E in tre sezioni è articolato anche il volume scientifico che accompagna la mostra, in grado di fornire gli strumenti di lettura della storia del ponte di Bassano e dei suoi secoli di storia. La prima, di taglio storico, contestualizza la fase di costruzione cinquecentesca del ponte all’interno dell’economia, politica e società bassanese dell’epoca, senza trascurare anche la “preistoria” del ponte, con i diversi attraversamenti dal medioevo in avanti. La seconda sezione, di tema palladiano, rende conto delle novità nelle ricerche su Palladio e i ponti in pietra e in legno, con particolare attenzione al ponte nella città di Bassano e a quello a Cismon del Grappa. Una terza sezione riguarda la “vita materiale” e le trasformazioni del ponte in un arco cronologico che va dalla sua costruzione sino al recente restauro, nonché alla forza del suo mito nelle arti figurative.

Cronistoria del ponte, tra brentane, distruzioni e ricostruzioni. In epoca antica i collegamenti fra le due sponde del fiume avvenivano attraverso i guadi oppure su traghetti. Nel giuramento di fedeltà prestato dai Bassanesi al Comune di Vicenza, nel 1175, fra le emergenze urbane tattiche – il castello, il borgo e i borghetti – non è segnalato anche un ponte da consegnare alla città berica in caso di pericolo e a segno della sua sovranità. È perciò ipotizzabile, con buone ragioni, che il ponte sia stato eretto nell’ultimo quarto del secolo XII. Nel 1209, su una cronaca medievale, la prima citazione del ponte: Ezzelino II, signore di queste terre, è insieme a un centinaio di suoi uomini di masnada che “fecero cerchio attorno a lui nella piazza che si trova in capo al ponte di Bassano”.

Segno di una ottenuta autonomia, nel 1402 sorge un “ponte nuovo” fatto costruire da Gian Galeazzo Visconti poco a monte del “vecchio”, entrambi fortificati, specie il primo. Il nuovo ponte, sbarrabile con caditoie in legno, era adattato anche a diga e correlato con il colossale vallo, per la deviazione del corso del Brenta fino a Sandrigo. Con l’avvento di Venezia, la struttura fu resa inservibile e abbattuta dopo il 1406. Nel 1450, dopo una piena del Brenta, davanti alla totale rovina del ponte, il doge Francesco Foscari dirama una ducale alle podesterie circostanti ordinando di contribuire “come di consuetudine” ai lavori di ricostruzione. Il ponte di Bassano, fondamentale per i territori della Serenissima, è così ricostruito nel 1450-51. E un’altra ricostruzione è documentata nel 1498. Ma nel 1511 è la stessa Serenissima a ordinare di dare alle fiamme il ponte per coprire la ritirata dell’esercito veneziano incalzato dall’avanzata delle truppe alleate contro Venezia, durante una delle fasi della guerra della Lega di Cambrai. Nuove ricostruzioni sono ricordate nel 1522 e nel 1531. Il nuovo ponte dura 36 anni, fino al 30 ottobre 1567: il Brenta si ribella ancora ed una nuova piena travolge tutto.

1567: compare Andrea Palladio. Il Senato della Serenissima era orientato a sostituire tutti i ponti in legno con altrettanti in pietra. Si apre allora fra Bassano e Venezia un lungo confronto. Nel dicembre 1567, per incarico del Comune, Palladio fa un disegno per il ponte da ricostruire, forse in pietra. Alla fine prevale la soluzione in legno confermata dal Senato che concede il finanziamento per la ricostruzione. Nell’estate 1569 Battista Marchesi da Bergamo, collaboratore del Palladio, riceve l’incarico di esecuzione dell’opera, seguendo il modello dell’architetto vicentino. Palladio parte dalla struttura del ponte preesistente, reinterprentandola in chiave classica. Ancorato alle costruzioni che sorgono sulle due rive del Brenta poggia su quattro pile, rinforzate alla base da possenti speroni triangolari per resistere all’azione dell’acqua. Palladio non concepisce solo una strada sull’acqua, ma pensa a una loggia coperta da cui guardare il fiume con vista a Nord sulle montagne e sul colle dove sorge il Castello degli Ezzelini e a Sud sulla pianura che si apre verde e assolata in direzione di Venezia. Nel 1570 Palladio pubblica nei Quattro Libri dell’Architettura una versione idealizzata del ponte da lui costruito, con l’obiettivo di fornire un modello che possa essere replicato in contesti diversi.


“Interno del Ponte Vecchio di Bassano”, 1826. Incisione a bulino di Sebastiano Lovison (foto museo civico di bassano)
Due violente piene, nel 1574 e nel 1593, riescono a danneggiarlo, ma non ad abbatterlo. Tra il compimento del ponte del 1570 e il 1748 i danni che il ponte subisce, complessivamente assai gravi e costosi, dipendono dalla furia del fiume, e non poco dagli urti delle zattere e soprattutto più dall’impatto del legname sciolto che scende lungo il fiume, condotto “in menada”. Il 19 agosto 1748, una tremenda alluvione estiva devastò anche il Canale di Brenta portando via il ponte “come una cesta”. Nel 1750 la ricostruzione viene affidata a Bartolomeo Ferracina, bassanese di grande ingegno, famoso anche per i suoi orologi meccanici, il più famoso dei quali segna le ore dalla torre dei Mori in piazza San Marco, a Venezia, mentre tuttora efficiente è quello collocato a Bassano sulla facciata del Municipio. L’intervento, concluso nel 1751, differisce dalla versione palladiana, nella partitura degli spazi, nel posizionamento dei pali di fondazione e nella revisione dell’impalcato. Arriviamo così al 2 novembre 1813: dopo aspra battaglia nel Bassanese contro l’esercito austriaco, le truppe napoleoniche al comando di Eugenio Beauharnais, viceré d’Italia, ripiegano verso occidente. Per ritardare l’avanzata degli Austriaci, nonostante le suppliche dei bassanesi, il viceré dà ordine di incendiare il ponte che così scompare nel Brenta un’altra volta. Dopo circa un decennio, il Comune provvede alla ricostruzione del ponte su progetto di Angelo Casarotti. Il ponte, iniziato nel marzo 1819, terminò con l’inaugurazione del 4 febbraio 1821, rispettando l’impronta palladiana ma introducendo delle innovative modifiche strutturali a livello di fondazioni che assicureranno una maggiore longevità, se rapportata alle più frequenti distruzioni in precedenza subite.

1915-1918: Prima Guerra Mondiale. Il Ponte è danneggiato. Allo scoppio della Grande Guerra, la prima incursione aerea sorvola il ponte sganciando una bomba che ne squarcia il tetto. La struttura regge poi il passaggio dell’artiglieria pesante diretta al fronte. Invece, a pochi giorni dalla fine del secondo conflitto mondiale, il ponte conosce nuove distruzioni: il 17 febbraio 1945 un’azione dei partigiani, allo scopo di evitare un massiccio bombardamento del ponte e quindi della città, fa saltare una campata dalla parte di Angarano; il 29 aprile i Tedeschi in ritirata provocano la definitiva rovina di un altro segmento.

Nel 1948 il Ponte viene ricostruito per volontà degli Alpini che ne fanno un proprio simbolo ed è per questo che da allora viene anche comunemente chiamato Ponte degli Alpini. L’inaugurazione è presieduta dal Presidente del Consiglio Alcide De Gasperi. E si arriva a quel tremendo, doloroso 4 novembre 1966: la grande alluvione. Il Brenta raggiunge limiti mai visti: nel momento di maggior piena sotto le arcate passano 2300 metri cubi d’acqua al secondo, con una furia spaventosa, trascinando tronchi e detriti che si infrangono contro le strutture. Ma il Ponte, pur ingobbito per i colpi del Brenta (si è incurvato di quasi un metro al centro, due frangiflutti su quattro sono stati asportati, gli altri danneggiati, i piloni lesionati al limite della resistenza), rimane in piedi sorretto dagli sguardi e dalle speranze dei bassanesi. Il 4 novembre 1969, il Ponte è ritornato se stesso dopo lo smontaggio e rimontaggio che lo ha restituito alla sua lineare bellezza e che ne ha rinforzato ancor più le strutture.
Bassano. Per la restituzione alla città del Ponte, cinque mesi di eventi culturali. Si inizia con la grande mostra “Palladio, Bassano e il Ponte. Invenzione storia mito”, che racconta il mito del ponte, ma contemporaneamente di un ponte concreto e reale da 500 anni, il ponte di Bassano, disegnato da Palladio, distrutto e ricostruito più volte

È il Ponte degli Alpini. Ma anche il Ponte Vecchio. In una parola: il Ponte di Bassano, simbolo della cittadina della pedemontana veneta, in realtà opera ingegneristica del genio di Andrea Palladio, progettato nel 1569, e dallo stesso archistar definito “una strada sopra dell’acqua… bella per la forma, e forte”. Cinquecento anni di storia, contrassegnati anche da momenti dolorosi, non solo per la furia delle acque del Brenta che l’hanno più volte danneggiato, ma per la mano dell’uomo, come nel 1813 quando il viceré Eugenio di Beauharnais lo fece incendiare per fermare l’avanzata austriaca, o nel 1945 quando prima le bombe alleate poi le mine dei partigiani lo fecero saltare in aria per salvare la città. Ma fu sempre ricostruito, rimanendo fedeli al modello palladiano. Anche nell’ultimo restauro, durato sette lunghi anni, e finito nel maggio 2021, che ha comportato anche la deviazione del fiume Brenta e l’uso di tecnologie sofisticate per salvarlo dal collasso e restituirlo alla Storia. Ora è tempo per Bassano di tributargli il giusto riconoscimento con un programma di eventi a partire da sabato 29 maggio 2021.

Locandina della mostra “Palladio, Bassano e il Ponte. Invenzione storia mito” ai Musei civici di Bassano dal 29 maggio al 10 ottobre 2021
A cominciare da una grande mostra “Palladio Bassano e il Ponte. Invenzione storia mito”, dal 29 maggio al 10 ottobre 2021 ai musei civici di Bassano del Grappa, a cura di Guido Beltramini, Barbara Guidi, Fabrizio Magani e Vincenzo Tiné. L’esposizione è stata promossa dall’amministrazione comunale di Bassano del Grappa proprio per celebrare la conclusione del lungo restauro del Ponte Vecchio conosciuto anche come il Ponte degli Alpini. La mostra è frutto di una sinergia fra il museo civico di Bassano, la soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le provincie di Verona, Rovigo e Vicenza e il Centro Studi Internazionali di Architettura Andrea Palladio-Palladio Museum di Vicenza. “Attendiamo con gioia l’apertura di questa importante mostra”, dichiara il sindaco Elena Pavan, “una mostra che, oltre a farci ripercorrere l’affascinate storia di questo singolare monumento divenuto simbolo di Bassano, rappresenta il primo di una ricca serie di appuntamenti volti a festeggiare la sua restituzione alla città”.


“Capriccio con edifici palladiani” di Antonio Canaletto (1750 ca.), olio su tela conservato al Complesso monumentale della Pilotta di Parma (foto pilotta parma)
“A differenza della maggior parte degli architetti cinquecenteschi”, ricorda Guido Beltramini, direttore del CISA e co-curatore della mostra, “Palladio è un architetto di ponti: ponti di pietra, di legno e di carta. Questi ultimi sono senza dubbio quelli che avranno un impatto più marcato sulla cultura figurativa dei secoli successivi: pubblicati sulle pagine dei Quattro Libri, il trattato edito a Venezia nel 1570, diventeranno i protagonisti dei sogni degli artisti del Settecento. Algarotti chiederà a Canaletto di fargli vedere il ponte di Rialto come lo aveva pensato Palladio, ma anche Bellotto, Carlevarijs e Piranesi faranno dei ponti uno dei soggetti privilegiati delle loro vedute. La mostra racconta il mito del ponte, ma contemporaneamente parla di un ponte concreto e reale da 500 anni, il ponte di Bassano, disegnato da Palladio, distrutto e ricostruito più volte in un’epopea che dal Settecento del Ferracina giunge al presente del Ponte degli Alpini. Il racconto della mostra si snoda a partire da disegni originali di Palladio, libri cinquecenteschi, mappe antiche, dipinti del Settecento, fotografie di fine Ottocento, modelli di studio contemporanei”.

La mostra è accompagnata da un volume scientifico, in grado di fornire gli strumenti di lettura della storia del ponte di Bassano e dei suoi secoli di storia. Il volume è articolato in tre sezioni. La prima, di taglio storico, contestualizza la fase di costruzione cinquecentesca del ponte all’interno dell’economia, politica e società bassanese dell’epoca, senza trascurare anche la “preistoria” del ponte, con i diversi attraversamenti dal medioevo in avanti. La seconda sezione, di tema palladiano, rende conto delle novità nelle ricerche su Palladio e i ponti in pietra e in legno, con particolare attenzione al ponte nella città di Bassano e a quello a Cismon del Grappa. Una terza sezione riguarda la “vita materiale” e le trasformazioni del ponte in un arco cronologico che va dalla sua costruzione sino al recente restauro, nonché alla forza del suo mito nelle arti figurative.

Bassano ha predisposto da maggio a ottobre 2021 un ricco programma di appuntamenti per festeggiare la restituzione del Ponte alla città (vedi Il Ponte degli Alpini | Il Ponte Vecchio | Il Ponte di Palladio | Il Ponte di Bassano / Fotonotizie / Comunicazione / Home – Comune di Bassano del Grappa). Gli eventi in programma, che compongono un unico calendario, sono stati idealmente suddivisi in due gruppi: gli appuntamenti strettamente legati alla restituzione del Ponte, e quindi organizzati per questo specifico momento, e il “Fuori Ponte”. Questo secondo, riunisce diverse manifestazioni organizzate ciclicamente da associazioni ed enti cittadini, in collaborazione con l’Amministrazione comunale, che per l’occasione avranno una specifica declinazione a tema. Per il 29 maggio 2021, giorno di inaugurazione della grande mostra ai musei civici, due gli eventi in programma. Alle 19, sul Ponte degli Alpini, “Un ponte in musica”, omaggio a Ennio Morricone. Concerto sul Ponte degli Alpini con il flautista Andrea Griminelli, l’Orchestra Ritmico Sinfonica Italiana e il Coro lirico Opera House diretti dal Maestro Diego Basso. Produzione Due Punti Eventi. Invece alle 15, per “Fuori Ponte”, a Villa Ca’ Erizzo Luca, cerimonia di consegna del Premio letterario nazionale Voci Verdi, a cura dell’Associazione Culturale Va’ Pensiero.
Se volete contattarmi o inviare news:
Categorie
Archivi
Articoli recenti
- Licodia Eubea (Ct). Con i video-diari di Terra Hyblea produzioni video e le riflessioni di Alessandra Cilio ecco il bilancio del XV festival della Comunicazione e del Cinema archeologico, cresciuto in qualità di film e approfondimenti, in quantità di eventi collaterali, in partecipazione del pubblico, in sedi e premi dicembre 22, 2025
- Un libro al giorno. “I Rosoni medievali. Significato, simboli, esoterismo e numerologia” di Armando Rossi dicembre 22, 2025
- Pompei. Arriva la Fiamma Olimpica: lungo il percorso su via dell’Abbondanza, si potranno ammirare gli ambienti e la facciata dell’Insula dei Casti Amanti dopo i restauri. Braciere in piazza Bartolo Longo dicembre 22, 2025
- San Casciano dei Bagni (Si). Al teatro dei Georgofili Accalorati presentazione delle nuove scoperte nella campagna 2025 al santuario etrusco-romano del Bagno Grande dicembre 21, 2025
- Cortona (Ar). Al MAEC presentazione del libro “Pompei. La città incantata” di Gabriel Zuchtriegel, direttore del parco archeologico di Pompei dicembre 21, 2025
CHI SIAMO
Graziano Tavan, giornalista professionista, per quasi trent’anni caposervizio de Il Gazzettino di Venezia, per il quale ho curato centinaia di reportage, servizi e approfondimenti per le Pagine della Cultura su archeologia, storia e arte antica, ricerche di università e soprintendenze, mostre. Ho collaborato e/o collaboro con riviste specializzate come Archeologia Viva, Archeo, Pharaos, Veneto Archeologico. Curo l’archeoblog “archeologiavocidalpassato. News, curiosità, ricerche, luoghi, persone e personaggi” (con testi in italiano)
Commenti recenti