A Gibellina (Tp) in prima nazionale e a Morgantina (En) in replica, in scena “Il derviscio di Bukhara” (narrazioni, musica, danze sufi e persiane) di Alberto Samonà
Doppio appuntamento per “Il derviscio di Bukhara” (narrazioni, musica, danze sufi e persiane), spettacolo scritto da Alberto Samonà sulla spiritualità dei sufi, di cui Bukhara, città nel cuore dell’Asia Centrale, fu in vari periodi uno dei centri più importanti. Un viaggio alla scoperta di un universo unico e ancora poco conosciuto, attraverso parola, musica sufi e danze dei dervisci e persiane. Domenica 23 luglio, in prima nazionale, alle 21, a Baglio Di Stefano di Gibellina (Tp), nell’ambito del festival Orestiadi (biglietto https://www.fondazioneorestiadi.it/…/il-derviscio-di…/); e martedì 25 luglio 2023, alle 19.30, al teatro greco di Morgantina (Aidone, Enna), nell’ambito del Barbablù Fest (biglietto https://terzomillennio.organizzatori.18tickets.it/…/984…). In scena gli attori Stefania Blandeburgo e Davide Colnaghi. Musica e canti sufi Tino Rinesi & Ensemble Dargah: Tito Rinesi (voce, tamburo a cornice, saz), Piero Grassini (oud e voce), René Rashid Scheier (flauto ney) e Flavio Spotti (percussioni e voce). Danze dei dervisci e coreografie con Grazia Cernuto (danze persiane) e Amal Oursana (danze sufi). Il testo è scritto da Alberto Samonà. “Tra simboli, racconti e analogie proprie del Sufismo”, spiega Samonà, “Il derviscio di Bukhara non è uno spettacolo teatrale, musicale o di danza, ma un invito alla ricerca interiore e alla scoperta di un universo che si dischiude in una dimensione senza tempo, ancorché antica di secoli. Un gesto di ringraziamento e al tempo stesso, una preghiera. È un incontro fra tradizioni: la spiritualità dell’Asia Centrale, le danze dei dervisci e quelle di più marcata influenza persiana, la musica sufi dell’area turco ottomana e del vicino Oriente e le narrazioni circolari e rituali dell’Asia. Un incontro che è metafora di un viaggio lungo la “Via della Seta”, di cui la città di Bukhara, fu tappa fondamentale, meta di viaggiatori di ogni provenienza che attraversavano vasti territori su questa rotta che congiungeva e congiunge, spiritualmente e culturalmente, Oriente e Occidente, fino al Mediterraneo. Le armonie musicali e i canti patrimonio dei dervisci accompagnano sovente il sacro rito dello zhikr e le danze danno la possibilità di scoprire un universo sacro che congiunge il nostro piano con quello Divino. Allo stesso modo, il ritmo della voce completa l’opera in una “circolarità rituale”, propria della tradizione dei cantastorie erranti d’Oriente. Il derviscio di Bukhara può, dunque, essere considerato come la ricerca di un incontro con il piano universale, che avviene mediante la parola, il suono e il movimento”.
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Graziano Tavan, giornalista professionista, per quasi trent’anni caposervizio de Il Gazzettino di Venezia, per il quale ho curato centinaia di reportage, servizi e approfondimenti per le Pagine della Cultura su archeologia, storia e arte antica, ricerche di università e soprintendenze, mostre. Ho collaborato e/o collaboro con riviste specializzate come Archeologia Viva, Archeo, Pharaos, Veneto Archeologico. Curo l’archeoblog “archeologiavocidalpassato. News, curiosità, ricerche, luoghi, persone e personaggi” (con testi in italiano)
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