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Pompei. Dallo scavo dell’insula 10 della Regio IX emerge uno tra i più grandi complessi termali privati, annesso a una sala da banchetto. Zuchtriegel: “Un esempio di come la domus romana fungeva da palcoscenico per lo spettacolo di arte e cultura che il proprietario inscenava per acquisire voti o ingraziarsi la benevolenza degli ospiti”

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La grande vasca del frigidarium del complesso termale privato della domus scoperta nell’Insula 10 della Regio IX di Pompei (parco archeologico pompei)

“Crederesti di avere davanti un coro di pantomimi, non il triclinio di un padre di famiglia” (“pantomimi chorum, non patris familiae triclinium crederes”, Petron., 31, 7). È quello che si dice nel Satyricon della sala da banchetto, nella quale il ricco liberto Trimalcione celebra la sua famosa cena, ambientata in una città campana di I secolo d.C. e dunque culturalmente non lontano dalla realtà di Pompei prima dell’eruzione del 79 d.C. Gli scavi in corso nell’insula 10 della Regio hanno portato alla luce un complesso termale, connesso con una grande sala per banchetti, il cosiddetto salone nero (già emerso e reso noto qualche mese fa: vedi Pompei. Dai nuovi scavi nell’Insula 10 della Regio IX emerge un salone da banchetto dalle eleganti pareti nere decorato con soggetti ispirati alla guerra di Troia: Elena e Paride, e Apollo e Cassandra. Zuchtriegel: “Le coppie mitiche erano spunti per parlare del passato e della vita, dell’amore, ma anche del rapporto tra individuo e destino”. Sangiuliano: “Crediamo in Pompei, un unicum mondiale, e abbiamo finanziato nuovi scavi” | archeologiavocidalpassato), che fa intuire fino a che punto la casa romana potesse diventare un vero e proprio palcoscenico per le celebrazioni di sontuosi banchetti, che nella società di allora avevano una funzione che non si limitava a ciò che oggi definiremmo “privata” in senso stretto. Al contrario si trattava di occasioni preziose per il proprietario di per assicurarsi il consenso elettorale dei propri ospiti, per promuovere la candidatura di amici o parenti, o semplicemente per affermare il proprio status sociale. Il complesso rientra tra i più grandi e articolati settori termali privati finora noti nelle domus pompeiane in luce. Pochi altri esempi di queste dimensioni sono presenti a Pompei, tra questi le terme dei Praedia di Giulia Felice, quelle della Casa del Labirinto e della Villa di Diomede.

“I membri del ceto dominante di Pompei”, spiega il direttore Gabriel Zuchtriegel, “allestivano a casa propria degli spazi enormi per ospitare dei banchetti e questi avevano una funzione: la funzione di creare consenso, di promuovere una campagna elettorale, di concludere degli affari. Spesso a questi banchetti venivano anche persone molto più umili, i clientes, i liberti – dunque gli ex schiavi di questi signori -, e dunque per loro è un’occasione di mostrare l’aggio in cui vivevano, di far partecipare le persone a queste celebrazioni, a questi banchetti, ma anche – e questo è il nostro caso – di farli andare a fare un bel trattamento nella SPA della casa. Abbiamo qui forse uno tra i più grandi complessi termali in una casa privata di Pompei. E siccome era spesso costume andare prima a fare un bagno e poi a banchettare. Questo si poteva fare qui, tutto dentro la casa. C’è lo spazio per una trentina di persone che potevano fare tutto il percorso che si poteva fare anche nelle terme pubbliche. Dunque c’è il calidarium, l’ambiente molto caldo; il tepidarium, e anche una grande vasca con acqua fredda. Il frigidarium, la sala fredda, è composta da un peristilio, ovvero una corte porticata di dimensioni 10 x 10 metri, al cui centro si trova una grande vasca. Ma c’è anche, e noi siamo proprio qui – conclude Zuchtriegel -, lo spogliatoio (apodyterium), con delle panchine che fanno intuire il numero di persone che poteva accedere a questi spazi”.

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Il peristilio del frigidarium del complesso termale privato della domus scoperta nell’Insula 10 della Regio IX di Pompei (parco archeologico pompei)

“Lo scavo degli ambienti in questione, ed in particolare del peristilio”, aggiunge il direttore dei lavori, Anna Onesti, “è avvenuto grazie ad una modalità di esecuzione innovativa, che ha consentito di raggiungere il piano pavimentale evitando lo smontaggio degli elementi architettonici instabili del colonnato”. L’utilizzo di una struttura di supporto transitoria ha permesso di scavare l’intero colonnato, lasciando tutte le porzioni murarie al proprio posto, e rimarrà a presidio del sistema della trabeazione (la struttura orizzontale retta dalle colonne) fino ad un nuovo, futuro, progetto di restauro architettonico e strutturale, servendo anche da supporto alla sua stessa esecuzione.

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Planimetria della domus nell’Insula 10 delal Regio IX di POmpei con evidemziato il complesso termale (in rosa) e l’oecus (in azzurro) (foto parco archeologico pompei)

L’ingresso principale della domus era a Sud. Qui era probabilmente collocato un atrio, dal quale si giungeva a un grande peristilio (giardino colonnato) che occupa quasi l’intera larghezza dell’isolato e di cui si intravedono le parti superiori delle colonne angolari, non ancora scavate. Su un lato del peristilio si aprivano una serie di vani. Da ovest a est: un grande oecus (ambiente di soggiorno) decorato in II stile, un corridoio, un piccolo ambiente decorato in IV stile e un oecus corinzio, circondato da almeno 12 colonne su tre lati, con una megalografia di II stile che attualmente è ancora in corso di scavo e di cui sono stati presentati a dicembre i primi risultati: il fregio con composizioni di nature morte che rappresentano cacciagione e prodotti della pesca offerti al godimento degli ospiti durante i banchetti.

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L’apodyterium (spogliatoio) del complesso termale privato della domus scoperta nell’Insula 10 della Regio IX di Pompei (parco archeologico pompei)

“La grande domus che occupava la parte meridionale dell’insula 10 della Regio IX (presumibilmente per intero) doveva appartenere a un personaggio importante della società locale”, scrive Zuchtriegel a conclusione dell’approfondimento “La casa come palcoscenico. Il complesso termale e conviviale recentemente scoperto nell’insula IX-10 a Pompei” pubblicato il 17 gennaio 2025 sull’E-Journal degli Scavi di Pompei https://pompeiisites.org/e-journal-degli-scavi-di-pompei/. “Le parti decorate in II Stile dimostrano che aveva alle spalle una storia importante, anche se non sappiamo se fosse una storia di continuità familiare o piuttosto, come avviene più volte, di discontinuità e cambi di proprietà. Non è impossibile immaginare che il proprietario fosse quel Aulus Rustius Verus noto tramite una serie di iscrizioni elettorali, che lo propongono come edile, trovate nella casa con panificio ubicata nel settore nord ovest dello stesso isolato 10, di cui appare anche essere stato il finanziatore, a giudicare dalle iniziali incise su una macina. Lo stesso Aulus Rustius Verus appare in altre iscrizioni come candidato per il duumvirato insieme a Giulio Polibio”.

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Anfore lungo il peristilio del frigidarium del complesso termale privato della domus scoperta nell’Insula 10 della Regio IX di Pompei (parco archeologico pompei)

“Tuttavia – continua Zuchtriegel -, non ci sono sufficienti elementi per attribuire la domus nell’insula 10 ad Aulus Rustius. Quello che appare certo, invece, è che chi possedeva questa dimora doveva in ogni caso appartenere all’élite della città nei suoi ultimi decenni di vita. E così diventa chiaro il motivo per cui un uomo di questo calibro, vale a dire un personaggio del genere di un Giulio Polibio, di un Gaius Alleius Negidius Maius o dello stesso Aulus Rustius Verus, potrebbe aver sentito il bisogno di allestire a casa propria uno spazio per ospitare una trentina di persone che non solo venivano a banchettare, ma si potevano anche fare il bagno prima. Il tutto serviva a mettere in scena uno spettacolo, al cui centro stava il proprietario stesso, un po’ come nel caso di Trimalcione, che ovviamente viene presentato nel romanzo in forma caricaturale”.

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Il salone da banchetto (oecus tricliniare), dalle eleganti pareti nere, scoperto nell’insula 10 della Regio IX a Pompei (foto parco archeologico pompei)

“Le pitture di III Stile con soggetti della guerra di Troia – sottolinea Zuchtriegel -, gli atleti nel peristilio, tutto doveva conferire agli spazi un’atmosfera di grecità, il che equivaleva a cultura, erudizione, ozio. Così come il salone nero doveva trasportare gli ospiti in un’aula di un palazzo greco, il peristilio con la grande vasca al centro e il complesso termale adiacente aveva la funzione di creare una scenografia da ginnasio greco, che veniva accentuata ulteriormente dalle scene atletiche successivamente apportate. Quando Cicerone parla, in una lettera al suo amico Attico, di sculture gymnasiodes, cioè confacenti a un ginnasio che vuole allestire nella sua villa privata, rende esplicito il concetto dietro questo tipo di architettura: ci si crea una specie di Grecia finta nel giardino dietro casa, che ovviamente non ha più nulla a che vedere con il ginnasio greco nella sua forma e funzione originale. È tutto un gioco, uno spettacolo appunto; quello che conta è l’atmosfera in cui ci si immerge per una serata, tra bagni caldi e vino campano. Del resto, “la vita (è) un teatro”, come si diceva a quei tempi: la frase, incisa su un bicchiere d’argento del tesoro di Boscoreale, appare anche nell’Antologia palatina: “tutta la vita (è) un teatro” (X 72,1). Nell’ottica di una complessa messa in scena va visto anche l’accurato restauro delle pitture di III stile: la veneranda antichità di queste decorazioni aggiungeva ulteriore valore agli spazi in cui gli ospiti del padrone di casa soggiornavano”.

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Pompei, Regio IX. Insula 10, salone nero: dettaglio della parete nord con Paride (foto parco archeologico pompei)

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Pompei, Regio IX, Insula 10, salone nero: didascalia in greco vergata in bianco al centro della scena: ΑΛΕΞΑΝΔΡΟΣ ΕΛΕΝΗ (foto parco archeologico pompei)

“E chi erano tali ospiti? – si chiede Zuchtriegl -. Mentre è verosimile che gli amici più stretti del proprietario della domus si riunivano negli oeci che si aprono sul grande peristilio a sud, tra gli ospiti invitati alle cene meno intime possiamo immaginare anche cittadini meno abbienti, liberti e clientes di vario genere. Il padrone li invitava per assicurarsi del loro consenso elettorale, per promuovere la candidatura di un suo amico o parente o semplicemente per affermare il suo status sociale. Dobbiamo dunque immaginare tra i partecipanti persone che erano separate da un certo divario economico e sociale dal padrone di casa, proprio come avviene anche nella cena romanzata di Trimalcione. Gente che forse frequentava le terme pubbliche, ma che raramente aveva occasione di venire in casa di qualcuno che possedeva un impianto termale privato. In parte forse anche gente che non sapeva come arrivare alla fine del mese e che davanti alle portate più o meno abbondanti ed esotiche, di cui il fregio con pesci, frutti di mare e cacciagione nel grande oecus corinzio dava un’idea fin troppo accattivante, non smettevano di meravigliarsi perché una simile pappata non gli era mai capitata. Gente, che non aveva necessariamente la preparazione culturale per decifrare le immagini mitologiche (il che aumentava solo il loro fascino), e che faticava a leggere la scritta in greco ‘Alexandros / Helena’ vicino alla rappresentazione dei due personaggi nel salone nero, e che forse non ricordava che Alexandros era un altro nome per Paride. Gente, infine, che nella vita aveva poche occasioni per divertirsi e che non si annoiava, come qualche ricco già sazio di queste cose, durante le esibizioni di musicisti, pantomimi e danzatrici che tra le portate trovavano spazio davanti alla grande finestra del “salone nero”. In una parola – conclude Zuchtriegel -, un pubblico grato e affamato, che allo spettacolo orchestrato dal padrone di casa applaudiva con sincera ammirazione e che dopo una serata nel “ginnasio” del nostro personaggio pompeiano ne avrebbe parlato ancora a lungo”.

 

Pompei. Nuove scoperte dagli scavi della IX Regio: trovate iscrizioni elettorali all’interno di una casa che invitano a votare un tale Aulus Rustius Verus, candidato per la carica di edile: il “voto di scambio” si promuoveva anche durante le cene. Notizie “in diretta” con l’E-Journal degli Scavi di Pompei. Zuchtriegel: “Esempio di trasparenza scientifica: siamo convinti che in questo Pompei sarà un modello a livello internazionale”

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Pompei: scavi Regio IX, insula 10, civico 1. L’iscrizione sulla parete ovest del larario: A.R.V. AED. / D.R.P. OVF (foto parco archeologico pompei)

A.R.V. AED. / D.R.P. OVF –– i.e. A(ulum) R(ustium) V(erum) aed(ilem), d(ignum) r(ei) p(ublicae), o(ro) v(os) f(aciatis): “Vi esorto vivamente a votare per Aulo Rustio Vero, candidato edile, uomo degno della carica dello Stato”. L’appello elettorale non lo si legge su una parete di un edificio che si affaccia su una delle strade più frequentate della Pompei romana, ma all’interno della domus in corso di scavo al numero 1 dell’insula 10 della Regio IX, dove si intravede un “voto di scambio” promosso durante le cene: è la nuova scoperta giunta dagli scavi nella Regio IX finalizzati a migliorare le condizioni di conservazione delle case e botteghe lungo via di Nola. A riportare la scoperta nell’area centrale di Pompei è l’E-Journal degli Scavi di Pompei (http://pompeiisites.org/e-journal-degli-scavi-di-pompei/il-larario-della-casa-ix-10-1/  e  http://pompeiisites.org/e-journal-degli-scavi-di-pompei/passione-elettorale-nelle-mura-domestiche-un-larario-una-macina-un-candidato/). Le iscrizioni invitano a votare un tale Aulus Rustius Verus, candidato per la carica di edile, un personaggio dell’ultima fase di vita di Pompei conosciuto già grazie a altre iscrizioni e che, insieme a Giulio Polibio, proprietario di una splendida casa su via dell’Abbondanza, negli anni Settanta del I sec. d.C. raggiunse la carica più alta della città, quella di duumvir.

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L’affresco con Natura morta, del tipo xenia (doni ospitali) scoperto in una domus dell’insula 10 della Regio IX di Pompei (foto parco archeologico pompei)

Dopo la scoperta di una natura morta con focaccia e calice di vino (vedi Pompei. Nella Regio IX scoperto un affresco con un vassoio di benvenuto, del tipo xenia (doni ospitali), tra cui una “pizza”, una focaccia lontano antenato del piatto napoletano per eccellenza. L’intervento del direttore Zuchtriegel | archeologiavocidalpassato), ora è una serie di iscrizioni elettorali, l’equivalente antico dei manifesti e post elettorali di oggi, scoperte nell’ambiente che ospitava il larario, l’altare domestico della casa, a destare stupore.

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L’iscrizione elettorale di Helvium Sabinum ritrovata nella Regio V a Pompei (foto parco archeologico pompei)

Normalmente, infatti, come ricorda Chaterine Chiavia, “i manifesti elettorali riempivano le mura delle abitazioni dei candidati e di influenti cittadini che decidevano di supportarli, ma anche le mura di taverne, botteghe, officine, circoli associativi, terme, teatri e locali di tutti, in piena sintonia con la dinamicità dei dintorni del Foro, delle piazzette, dei crocicchi e delle porte urbiche”. Ma c’era, però, “tutta una parte della campagna elettorale”, sottolineano Maria Chiara Scappaticcio e Gabriel Zuchtriegel nel saggio su E-Journal degli Scavi di Pompei, “che doveva articolarsi nelle mura domestiche, penetrandone le parti più intime. La presenza all’interno dell’abitazione potrebbe trovare una sua spiegazione nella prassi di organizzare, all’interno delle case dei candidati e dei loro amici, eventi e cene allo scopo di promuovere la campagna elettorale”.

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Pompei: scavi Regio IX, insula 10, civico 1. L’iscrizione sulla parete sud del larario (foto parco archeologico pompei)

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Pompei: Regio IX. insula 10, civico 1. Il larario: particolare del Genius patrisfamilias con cornucopia e patera che compie libagioni presso un altare circolare (foto parco archeologico pompei)

Messaggi elettorali si incontrano su tre delle pareti della stanza 12 della casa IX, 10, 1, in forma più o meno frammentaria. Insieme a messaggi giunti incompleti, la scrittura piuttosto rozza, decisamente meno calligrafica dei programmata (manifesti) elettorali che si incontrano lungo le strade di Pompei, potrebbe indurre a credere che sia propria di un’esercitazione (di uno scriptor?) e che ci si trovi, pertanto, davanti a prove di pennello di qualcuno che avrebbe dovuto, poi e altrove, dipingere questi messaggi; comparare il nostro caso con l’evidenza di quella che è stata reputata una sorta di officina scriptoria negli spazi di I, 7, 6 non può, però, guidare nella stessa prospettiva. L’ambiente è apparentemente tappezzato di propaganda elettorale ma l’elemento che ne caratterizza lo spazio funzionale è un larario particolarmente elaborato e ritrovato in ottimo stato di conservazione, con ancora i resti dell’ultima offerta deposti sul piano dell’altare in muratura.

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Pompei: Regio IX, insula 10, civico 1. Il larario (foto parco archeologico pompei)

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Pompei: Regio IX. insula 10, civico 1. Il deposito combusto sull’altare del larario (foto parco archeologico pompei)

Sull’altare in muratura del grande Larario (edicola sacra) dipinto, caratterizzato da due serpenti in stucco, noti in rarissimi confronti, sono stati, inoltre, rinvenuti resti di un’ultima offerta votiva, probabilmente avvenuta poco prima dell’eruzione. Le analisi archeobotaniche e archeozoologiche hanno permesso di identificare gli elementi che costituivano tale offerta e di riconoscere diverse azioni del rito effettuato. L’offerta era costituita principalmente da fichi e datteri che erano stati bruciati davanti all’altare. Il combustibile utilizzato è rappresentato dai numerosi resti frammentati di noccioli di oliva a cui era aggiunta la pigna con i pinoli, immancabile nei riti che caratterizzano soprattutto i larari. A chiusura del rito è stato posto un uovo intero direttamente sull’altare in muratura del larario. L’altare è stato poi coperto con una tegola. Sono state inoltre individuate le tracce di precedenti offerte che, oltre a quelle già identificate, includono i frutti della vite, pesce e carne di mammiferi.

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Pompei: Regio IX. insula 10, civico 1. Il deposito combusto sull’altare del larario: frammenti di guscio d’uovo dal livello superficiale (A) e da quello più profondo (B) (foto parco archeologico pompei)

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Pianta dell’insula 10 della Regio IX in corso di scavo (foto parco archeologico pompei)

“Lo studio di questo contesto molto interessante è un’operazione esemplare per due motivi”, dichiara il direttore del parco archeologico di Pompei, Gabriel Zuchtriegel: “uno, è stata una collaborazione interdisciplinare tra Parco e Università che ha visto coinvolti archeologi, archeo-botanici, archeo-zoologi, archeo-epigrafisti, restauratori e architetti. Due, grazie all’E-journal degli scavi di Pompei, oggi possiamo condividere le nuove scoperte già durante lo scavo, quasi in diretta, secondo format e standard scientifici. Per quanto mi risulta, siamo il primo sito archeologico al mondo che pratica questa forma di trasparenza scientifica: siamo convinti che in questo Pompei sarà un modello a livello internazionale per una nuova forma di accessibilità dei dati grazie alle opportunità che ci offrono le tecnologie digitali. Il futuro dell’archeologia è qui”.

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Pompei: Regio IX, insula 10: prospettiva della casa al civico 1 dall’ingresso (foto parco archeologico pompei)

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Pompei: Regio IX, insula 10, civico 1. Iscrizione su una macina (foto parco archeologico pompei)

La casa, attualmente oggetto di scavo, apparentemente a un sostenitore di Aulo Rustio, forse un suo liberto o un amico, ospita anche un panificio caratterizzato da un grande forno, nei pressi del quale, alcuni mesi fa, furono trovate tre vittime dell’eruzione, due donne e un bambino, morti a causa del crollo del solaio durante la prima fase eruttiva. (http://pompeiisites.org/e-journal-degli-scavi-di-pompei/ri-scavare-pompeinuovi-dati-interdisciplinari-dagli-ambienti-indagati-a-fine-800-di-regio-ix-10-1-4/). La presenza del panificio è un fattore tutt’altro che secondario, anche nell’ottica della campagna elettorale nell’antica Pompei, dove quello che oggi si definisce “voto di scambio” era all’ordine del giorno, come spiega Maria Chiara Scappaticcio, professoressa di latino all’università Federico II a Napoli e co-autrice dello studio appena pubblicato: “Edili e fornai collaboravano ai limiti della legittimità e, plausibilmente come Giulio Polibio, Aulo Rustio Vero potrebbe aver capito fin da subito, quando ancora brigava per diventare edile e nel pieno della sua campagna elettorale, che (soprattutto) di pane vive l’elettore”. Ciò potrebbe spiegare anche perché le iniziali del candidato, A.R.V., appaiono su una macina di pietra vulcanica, appoggiata nell’atrio della casa, dove nel momento dell’eruzione si stavano facendo lavori di ristrutturazione. Aulo Rustio Vero verosimilmente finanziava, direttamente, l’attività del panificio con scopi sia economici che politici.