Torino. Il direttore del museo Egizio Christian Greco ci introduce alla nuova Galleria dei Re: ecco l’allestimento “dall’oscurità alla luce”

Il nuovo allestimento della Galleria dei Re nel museo Egizio di Torino (foto graziano tavan)
È stato uno dei momenti più attesi, il 20 novembre 2024, delle celebrazioni del bicentenario del museo Egizio di Torino, alla presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella: la riapertura, dopo il restauro e il riallestimento, della Galleria dei Re: “From darkness to light” non è solo il titolo del progetto, ma è l’effetto – stupefacente – che fa sul visitatore, e che sta facendo alle centinaia di migliaia di persone che dalla sera del 20 novembre 2024 accedono – magari un po’ prevenuti – alla Galleria dei Re, curata da Johannes Auenmüller, Paolo Del Vesco, Alessandro Girardi, Cédric Gobeil, Federico Poole e Martina Terzoli. sapendo che non avrebbero più trovato l’allestimento “hollywoodiano” di Dante Ferretti (del quale un po’ tutti ci eravamo innamorati) (vedi Torino. Al museo Egizio il presidente Mattarella col ministro Giuli apre i festeggiamenti per il bicentenario: consegnato alla città e all’Italia il tempio di Ellesiya e riaperta la Galleria dei Re che stupisce e convince anche i più prevenuti | archeologiavocidalpassato). Intesa Sanpaolo è main partner del riallestimento della Galleria dei Re, con il contributo di Alpitour World
A introdurre gli appassionati alla visita della “nuova” Galleria dei Re è il direttore del museo Egizio, Christian Greco. “La nuova Galleria dei Re”, spiega il direttore Christian Greco ad archeologiavocidalpassato.com, “è dall’oscurità alla luce: nel luogo in cui siamo che le finestre ci permettono di sbirciare all’interno, di sera si potrà passeggiare fuori e vedere dentro e – l’ho documentato – si vede il nostro Seti II, si vede Ptah, si vede Ramses II. E poi queste pareti in metallo che sono pareti di un materiale diverso che non vanno in contraddizione, in competizione con l’elemento materico della pietra, diafane, che permettono di specchiare ma non proprio. Ci fanno intravedere come fossero un eidolon (immagine) platonico una forma che noi cerchiamo di afferrare. Ci ricordano che noi il passato lo conosciamo per sineddoche, in modo granulare, e quello che è oltre le pareti è tutto ciò che noi abbiano perso, e con la ricerca dobbiano cercare di ricostruire. 
Nuova Galleria dei Re al museo Egizio di Torino: per la prima volta le statue di Thitmosi III e Ramses II al centro (foto graziano tavan)
“E poi è la prima volta in 200 anni – continua Greco – che Thutmosi III e Ramses II sono posti al centro; che possiamo girare attorno a queste statue monumentali, che possiamo guardare il nostro Horemheb e Amon in tutto il loro splendore. C’è un elemento che ci fa capire perché andava cambiato: prima del riallestimento il colore del nostro Horemheb era questo (tassello grigio scuro, ndr), era praticamente nero, ma non lo si vedeva nell’oscurità. Adesso nella luce, l’abbiamo pulito, l’abbiano restaurato, è ritornato a risplendere e lo possiamo guardare negli occhi, e quasi ci sentiamo parte di questo mondo divino che si è abbassato e noi tra i grandi Re dell’antico Egitto finalmente possiamo camminare”.

Galleria dei Re al museo Egizio di Torino: la statua di Ramses II e le grandi finestre riaperte (foto graziano tavan)
L’architettura originale dello statuario monumentale risalente al XVII secolo è stata completamente riportata a vista dallo Studio OMA – Office for Metropolitan Architecture, un ritorno alle origini che valorizza le volte e le alte finestre che caratterizzano lo spazio e che fa tornare visibili due importanti iscrizioni che celebrano i natali del Museo, entrambe fatte apporre nella seconda metà dell’Ottocento dall’allora ministro Luigi Cibrario, una in memoria di Bernardino Drovetti, il console francese che ha venduto a Carlo Felice di Savoia il primo nucleo di reperti del Museo, e l’altra in onore di Jean-François Champollion, colui che decifrò i geroglifici, diventando il padre dell’Egittologia, tra i primi a giungere a Torino per studiare la collezione Drovetti.

Dettaglio della statua di Ramses II nella Galleria dei Re al museo Egizio di Torino (foto graziano tavan)
Sotto il profilo egittologico, visitare la Galleria dei Re è quasi un viaggio ideale all’interno di un antico tempio egizio. La posizione delle statue, non più su piedistalli, ma ribassate sul pavimento, richiama quella originale, che si nota nei cortili dei grandi templi dell’antico Egitto, dove le divinità e i faraoni, pur manifestando la propria ieraticità e autorevolezza, mantenevano uno stretto legame con i fedeli, un contatto vis-à-vis, come quello che avrà il pubblico del Museo con le statue della Galleria. La maggiore vicinanza dei visitatori alle statue permette loro di cogliere nuovi dettagli dei reperti, che prima non erano fruibili, come le iscrizioni geroglifiche sulla parte alta del trono della statua di Thutmosi I o come la parte posteriore del copricapo del sovrano Horemheb. Al centro della prima sala campeggia la statua di Ramesse II, attorno al quale ruotano tutte le altre dei faraoni, esposte per la prima volta in ordine cronologico. Jean-François Champollion, il padre dell’egittologia quando vide per la prima volta la statua a Torino ne rimase colpito e la definì l’Apollo del Belvedere egizio. In una lettera del 1824, Champollion scrive a proposito del Ramesse II, esposto a Torino: “ne sono innamorato e arriverò a Parigi con una buona copia in gesso dell’intero busto di questa statua. Vedrete allora se la mia passione non è legittima. La testa è divina, i piedi e le mani sono ammirevoli, il corpo è morbido; lo chiamo l’Apollo del Belvedere egizio”.

Le statue delle dee Sekhmet e, in fondo, la statua colossale di Seti II nella Galleria dei Re al museo Egizio di Torino (foto graziano tavan)
Non sono solo i faraoni ad essere protagonisti della Galleria dei Re, ma anche le dee Sekhmet. Anche per le 21 statue delle Sekhmet si è puntato ad una ricontestualizzazione archeologica, ispirata al tempio funerario di Amenhotep III a Tebe, l’odierna Luxor, loro sito di provenienza. La serie di statue mette in evidenza la ritmicità seriale e al contempo, osservandole da vicino e immerse nella luce naturale, saltano all’occhio i dettagli che differenziano ogni statua. Nel nuovo riallestimento costituiscono davvero “Una litania monumentale di granito”, come recita il titolo di una delle più celebri pubblicazioni dedicate alle Sekhmet dell’egittologo francese Jean Yoyotte.
Torino. Al museo Egizio l’incontro “Ancient egyptian viziers at Museo Egizio: personal encounters with the “prime ministers” of the pharaonic State”, in presenza e on line, con Johannes Auenmüller, curatore del museo Egizio
“Ancient egyptian viziers at Museo Egizio: personal encounters with the “prime ministers” of the pharaonic State” / “Antichi visir egiziani al Museo Egizio: incontri personali con i “primi ministri” dello Stato faraonico” è il titolo dell’incontro proposto dal museo Egizio di Torino martedì 20 gennaio 2024, alle 18. Appuntamento in sala conferenze per l’incontro con Johannes Auenmüller, curatore del museo Egizio, che approfondirà gli oggetti iscritti appartenenti agli antichi visir egizi del Nuovo Regno. Ingresso libero con prenotazione obbligatoria su Eventibrite: https://www.eventbrite.it/…/biglietti-ancient-egyptian…. La conferenza è in lingua inglese con traduzione simultanea in sala. Live streaming sulla nostra pagina Facebook e sul nostro canale YouTube. Il programma di incontri è realizzato in collaborazione con il Dipartimento di Studi storici dell’università di Torino.

L’egittologo Johannes Auenmüller, curatore del museo Egizio di Torino
Nell’antico Egitto, il visir era il secondo uomo dello Stato dopo il faraone. Studiare le epigrafi iscritte negli oggetti a loro appartenuti, e contenenti i loro nomi, permette di scoprirne di più la professione e anche di approfondirne la vita privata, i legami religiosi, le reti professionali, il rapporto con il re… Johannes Auenmüller presenterà gli oggetti iscritti dei visir del Nuovo Regno appartenenti alla collezione del museo: punto di partenza fondamentale per esplorarne il ruolo di funzionari statali, ma anche dettagli interessanti sulle loro personalità. Si parlerà di Paser, visir durante il regno di Ramesse II e ben noto grazie a molti oggetti iscritti conservati fino a oggi: si tratta di uno dei funzionari più noti dell’antico Egitto. Poiché la maggior parte degli oggetti iscritti di Paser proviene da Deir el-Medina, la conferenza tratterà anche del ruolo particolare del visir in relazione a questo insediamento e ai suoi culti. La conferenza tratterà anche di alcuni monumenti di visir inediti della collezione dell’Egizio (due statue finora non identificate), che il curatore sta studiando insieme all’egittologo Alessandro Girardi per una futura pubblicazione.
Torino. Doppia visita guidata col curatore Alessandro Girardi alla mostra “Baciare la terra per il signore degli dèi: la statua stelofora di Neferhebef”, nuova proposta del ciclo nel “Laboratorio dello Studioso”: Girardi guiderà i partecipanti alla scoperta delle statue stelofore e diverse stele, strumento comunicativo molto versatile nell’antico Egitto

Alessandro Girardi curatore della mostra “Baciare la terra per il signore degli dèi: la statua stelofora di Neferhebef” (foto museo egizio)
Ultimi posti disponibili per la visita guidata del 20 aprile 2023 alla mostra “Baciare la terra per il signore degli dèi: la statua stelofora di Neferhebef”, accompagnati dal curatore Alessandro Girardi. Fino al 28 maggio 2023, la statua stelofora di Neferhebef, che raffigura un uomo inginocchiato con le mani protese in avanti a reggere una stele, è infatti il reperto sotto la lente della nuova mostra del ciclo “Nel Laboratorio dello Studioso”, a cura di Alessandro Girardi. Grazie alla ricerca è stato possibile risalire al nome del proprietario e anche alle sue cariche. Due le visite guidate in programma col curatore Alessandro Girardi: la prima appunto il 20 aprile, l’altra il 17 maggio 2023, sempre alle 16.30. La visita dura 60 minuti. Massimo 25 partecipanti.

La statua stelofora di Neferhebef conservata al museo Egizio di Torino (foto museo egizio)

Stele esposte alla mostra “Baciare la terra per il signore degli dèi: la statua stelofora di Neferhebef” al museo Egizio di Torino (foto museo egizio)
Cosa c’è di più bello che ascoltare le storie degli oggetti dalla viva voce di chi fa ricerca ogni giorno? Ogni reperto può celare mille storie e gli studiosi possono rivelarcele in modo appassionante e coinvolgente e farci sentire più vicini ai tesori che il museo Egizio di Torino custodisce nelle sale e nei magazzini. Il reperto rappresenta un elemento di evoluzione dei cosiddetti stelofori, delle statue che raffigurano un uomo inginocchiato con le mani protese in avanti a reggere una stele. La statua contiene delle iscrizioni con un’invocazione al dio Amon e, nonostante la provenienza incerta, grazie proprio all’iscrizione è stato possibile risalire al nome del proprietario, Neferhebef, ed anche alle sue varie cariche. In questa visita Alessandro Girardi guiderà i partecipanti alla scoperta delle statue stelofore e altre statuette provenienti da contesti funerari e templari. Sono inoltre esposte diverse stele, strumento comunicativo molto versatile nell’antico Egitto.

Dettaglio della statua stelofora di Neferhebef conservata al museo Egizio di Torino (foto museo egizio)
L’analisi di questa statuetta, delle iscrizioni e dell’iconografia della stele permette di datare l’oggetto al Nuovo Regno, più specificamente tra la XVIII e la XIX dinastia (1479 – 1213 a.C. circa). Durante questo periodo storico si assiste ad uno sviluppo della devozione religiosa nella sfera privata. Tale fenomeno è particolarmente evidente nello spazio pubblico del tempio, dove vengono deposte statue ed altri oggetti votivi a favore degli dèi. Al contempo si assiste, inoltre, ad uno sviluppo della statuaria privata.









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