Licodia Eubea (Ct). Nel castello di Santapau, testimone tangibile del terremoto del 1693, la performance di Margherita Peluso “Terra Euboea. Memorie di una pietra” evoca col “cantu” in dialogo tra passato e presente che coinvolge il pubblico presente

È passato alla storia come il “terremoto della Val di Noto”: è quello del 1693 che sconvolse la Sicilia sud-orientale, per cui si può parlare di un prima e di un dopo. Licodia Eubea (Ct) porta ancora i segni di quella catastrofe, e il Castello di Santapau ne è l’esempio più tangibile. In questo luogo, che non è un rudere ma neppure un luogo “rinato”, in cui si respirano atmosfere particolari, Margherita Peluso con Cristina Gennaro ha ambientato la sua performance artistica “Terra Euboea. Memorie di una pietra” nell’ambito del XIV festival della comunicazione e del cinema archeologico di Licodia Eubea. La performance, che ha coinvolto il pubblico presente diventato a sua volta parte dello spettacolo, si è radicata nelle suggestioni storiche e mitologiche del luogo che l’ha ospitata, evocando un dialogo tra passato e presente. Attraverso simboli potenti, la memoria storica, geologica e culturale del territorio rivive: le pietre, i ruderi e i tesori nascosti nel sottosuolo – come l’antico acquedotto sotto il castello di Santapau – diventano così testimoni di una narrazione che intreccia sacralità e speranza. Attraverso l’antica arte del cunto, la performance intona l’epica siciliana, custodendo e perpetrando il mito dei luoghi e dei popoli. Con il suo linguaggio popolare il cunto narra la grecità, le radici del culto di Santa Margherita e la tragica sorte del castello, rinnovando la memoria culturale e suggerendo una speranza per il futuro. Eccone un sunto (si potrebbe dire gli highlights) raccolto per archeologiavocidalpassato.com.

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