Venezia. In occasione di Biennale Arte la fondazione Giancarlo Ligabue la sera apre le porte di Palazzo Erizzo per la mostra “Futuroremoto”, viaggio nell’oscurità e nel mistero delle grotte preistoriche con 10 opere di Domingo Milella. Visite guidate su prenotazione obbligatoria

Inti Ligabue, presidente della Fondazione Giancarlo Ligabue, con l’artista Domingo Milella (foto fondazione ligabue)
Nel buio delle origini risiede il mistero del futuro. Dal 18 al 27 aprile 2024, nella settimana di apertura della Biennale Arte di Venezia, la Fondazione Giancarlo Ligabue la sera apre le porte di Palazzo Erizzo per scoprire la nascita di una nuova era nell’arte e nell’esplorazione visitando la mostra Futuroremoto: un viaggio nell’oscurità e nel mistero delle grotte preistoriche; lo sguardo di Domingo Milella sulle origini ancestrali dell’umanità. La mostra Futuroremoto è come se ci conducesse in una Caverna, davanti a 10 opere dell’artista Domingo Milella (Bari, 1981) esposte quasi tutte per la prima volta, sospesi nel tempo e nello spazio, avvolti nel buio. Immagini che giungono da un passato tanto remoto e profondo da sembrare futuro. Le sue opere trascendono i confini del tempo e della tecnologia: dalle panche ottiche analogiche alle meraviglie digitali, l’esplorazione di Milella del passato illumina l’essenza della nostra esperienza umana condivisa.

Allestimento a Palazzo Erizzo, sede della fondazione Giancarlo Ligabue, della mostra “Futuroremoto” di Domingo Milella (foto fondazione ligabue)
L’allestimento e l’apertura dopo il tramonto della mostra Futuroremoto (visite gratuite su prenotazione obbligatoria alle 19.30 alle 21, al link https://bit.ly/FGL_FuturoRemoto), nelle sale del Palazzo veneziano sul Canal Grande riportate a nudo dai lavori che la Fondazione ha avviato, in vista della fruizione pubblica della sede e della nascita di quello che viene già chiamato “Palazzo delle Arti”, vuole evocare il buio, elemento essenziale della ricerca di Milella. L’artista portando un grande banco ottico analogico nelle grotte preistoriche, pone la fotografia stessa, il nostro esser contemporanei, davanti alla storia dell’arcaico, del remoto, del profondo. Le fotografie di Milella non si propongono come strumenti o documenti archeologici o scientifici, ma piuttosto come “calchi di luce dal buio”: sculture ottiche di luoghi immersi nel recondito e nell’incomprensibile. In un’epoca dominata dalla tecnologia digitale e dalle ambizioni della computazione e del calcolo massimo che chiamiamo intelligenza artificiale, Milella sembra svolgere uno scavo inverso, nello spazio e nel tempo, cercando nell’interno e nel perduto il “Cuore del Tempo”. La mostra Futuroremoto offre anche un accompagnamento sonoro sperimentale appositamente registrato dal vivo, “Disvelamento”, con sonorità ataviche rivisitate in chiave moderna grazie all’accoppiata Italo Biglioli e i suoni dei corni d’osso e Neu Nau che li rielabora utilizzando un sintetizzatore, per un’esperienza dell’eco e dell’ignoto dal fondo del tempo trasportati nella contemporaneità.

L’artista Domingo Milella durante uno scatto in grotta (foto fondazione ligabue)
“La ricerca delle immagini preistoriche nelle caverne”, spiega l’artista, “è in realtà un pretesto per realizzare immagini organiche del Mondo e della sua Memoria ancestrale e per questo buia, ignota, celeste e astrale. Le immagini che ne traggo sono in realtà astrazioni delle Preistoria, opere di ricerca sull’origine e su ciò che noi oggi chiamiamo Arte”. Per l’artista barese le fotografie non sono prove o risposte, ma domande su un passato tanto remoto da esser collegato al Futuro, dato che di entrambe le dimensioni sappiamo pochissimo. “I nostri antenati hanno cercato di evocare e difendere l’anima, il sogno, dipingendo nelle parti più profonde e recondite di alcune caverne immagini e visioni inafferrabili. La storia del demarcare nel mondo ci dice molto sulla nostra posizione nel cosmo, oggi come 40.000 anni fa, e nell’avvenire”. “Lo studio della Preistoria”, spiega Inti Ligabue, presidente della Fondazione che ha festeggiato nel 2023 i cinquant’anni di impegno Ligabue nella cultura, “ci pone di fronte ai sentimenti, alle pulsioni, agli istinti più naturali dell’Uomo; ci riporta alla primitiva ricerca del divino, all’originario pensiero di morte, allo stupore di fronte al cosmo; mostra la scoperta del segno come atto creativo ed epifanico. Con questa mostra che apriamo alla città nella nostra sede, anticipando i prossimi impegni, affrontiamo un tema caro e lungamente indagato dalla Fondazione con uno strumento diverso: l’arte, l’emozione, i sensi”.
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