Pompei. Nuove scoperte dal cantiere di messa in sicurezza e restauro della Casa della Biblioteca nell’Insula Occidentalis: ritrovati i resti di una cassetta di legno con lastre di marmi preziosi pronte per il rifacimento di un pavimento della domus. Ci spiega la scoperta l’architetto Paolo Mighetto

Sono passate solo poche settimane dall’annuncio, da parte del parco archeologico di Pompei, di interessanti scoperte nella Casa della Biblioteca a Pompei, durante i lavori per la messa in sicurezza in sicurezza e il restauro delle domus nell’Insula Occidentalis (vedi Pompei. Con l’architetto Mighetto alla scoperta dei lavori di messa in sicurezza e restauro della Casa della Biblioteca nell’Insula Occidentalis: una sfida per offrire ai visitatori i segni delle distruzioni subite dalla città antica | archeologiavocidalpassato), che gli scavi in corso nel cantiere di restauro dell’Insula Occidentalis di Pompei hanno rivelato nuove sorprese. Dalla Casa della Biblioteca emergono altre tracce preziose dell’antico cantiere che, con ogni evidenza, doveva essere in corso al momento dell’eruzione. Durante gli scavi per liberare dalla coltre vulcanica e dai crolli un grande ambiente di rappresentanza posto al primo piano inferiore della Casa della Biblioteca (VI, 7, 44) è stata infatti rinvenuta una cassetta di legno, di cui si conserva in parte l’impronta nella cinerite, contenente lastre di marmo serpentino (porfido verde del Peloponneso) e giallo antico pronte per essere utilizzate per il rifacimento di un pavimento in uno degli ambienti comunicanti a nord. Al di sopra della cassetta le tracce di una cesta contengono elementi semilavorati dello stesso materiale. A raccontarci la scoperta è ancora una volta l’architetto Paolo Mighetto.
“Siamo di nuovo nel cantiere della Casa della Biblioteca nell’ambito dei lavori di restauro e messa in sicurezza dell’Insula Occidentalis, tra i più importanti attivi a Pompei”, spiega Mighetto. “In particolare la Casa della Biblioteca ha già fatto emergere con la parte di scavo archeologico che stiamo portando avanti una serie di rinvenimenti – devo dire – eccezionali. Siamo in una parte mai scavata della domus: una delle case cosiddette sul pendio, caratterizzate da palazzi multipiano che inglobano le mura della città e si trasformano in residenza di lusso. E in effetti l’ambiente che stiamo liberando e riportando alla luce dimostra in tutti i suoi aspetti proprio il carattere del lusso, a partire dal pavimento a mosaico molto interessante e molto raffinato, con la greca laterale a meandri, raffinatezze che si trovano anche in altri ambienti delle domus di Pompei, il quadrato centrale, e l’alternanza di tesserine bianche e nere. Dobbiamo pensare che questa casa prima dell’eruzione del 79 d.C. deve aver subito uno sciame sismico che probabilmente ha preceduto proprio gli effetti devastanti dell’eruzione e magari qualche effetto forse ancora del terremoto avvenuto nel 62 d.C., quindi parecchi anni prima dell’eruzione: quel che è certo è che abbiamo trovato ambienti che erano oggetto di un restauro, una risistemazione, dove erano in corso dei lavori”.

“Gli scavi hanno fatto emergere una cassetta da lavoro, da lavoro ma molto raffinata”, continua Mighetto. “È una cassetta di legno che ovviamente col tempo si è in parte perduta, di cui è stato possibile recuperarne la memoria attraverso il calco delle pareti. Era una cassettina che conteneva delle lastre di marmi preziosi, marmi colorati, c’è del serpentino (porfido verde del Peloponneso), del giallo antico, ed erano evidentemente delle lastre di marmo che il restauratore – come lo chiameremmo oggi – stava utilizzando per andare a riparare dei danni, o sostituire degli elementi di arredo, degli elementi dei pavimenti delle stanze adiacenti. Sembra una sorta di campionario di marmi che magari era a disposizione del proprietario per poterli scegliere – ma questa è pura fantasia -: quel che è certo è che si tratta di una serie di lastre di marmo, anche molto sottili, molto ben lavorate, marmi pregiati di diverse parti del mondo antico. E al di sopra di questa cassetta era posata una cesta. La cesta si è perduta, ma anche in questo caso se ne è mantenuta la memoria perché nel blocco della cinerite si è conservato il “vano” occupato anticamente dalla cesta che poi si è decomposta, e colando il gesso è stato possibile andare a recuperarne la memoria. E ora la stiamo analizzando nei nostri laboratori per capire se c’era e quale materiale all’interno. Poteva anche essere vuota e semplicemente appoggiata lì per depositarci qualcosa. Comunque possiamo immaginarci l’artigiano che sta selezionando le proprie lastre per andare a intervenire in questa parte di casa che è ancora da scavare, e che sicuramente porterà a nuove scoperte e a nuove sorprese”.
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