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Dallas restituisce sei reperti trafugati dall’Italia

L'interno del Dallas Museum of Art negli Usa

L’interno del Dallas Museum of Art negli Usa

I dubbi che fossero oggetti antichi – etruschi e italici – di provenienza illegale il direttore del Dallas Museum of Art li aveva avuti fin dal suo insediamento, un po’ perché non era ben chiaro dove fossero stati trovati un po’ perché offerti da mercanti d’arte come Almagià, Becchina e Symes che avevano avuto guai con la giustizia proprio per la loro attività. Così due anni fa il direttore del Dma, Maxwell  L. Anderson, decise di restituire all’Italia scudi, crateri, antefisse, in tutto sei capolavori provenienti da vari siti archeologici italiani. E in questi giorni si è concretizzato l’accordo di cooperazione tra Dallas e il nostro ministero per i Beni culturali  che intensifica e promuove lo scambio interculturale tra gli Stati Uniti e l’Italia.

Antefissa etrusca del V secolo a.C. in terracotta policroma

Antefissa etrusca del V secolo a.C. in terracotta policroma

Non è la prima volta che le istituzioni americane ci restituiscono reperti trafugati dalla nostra penisola. Lo hanno fatto il Paul Getty di Los Angeles, il Metropolitan di New York, i musei di Boston, Princeton e Cleveland, alla fine – spesso – di un lungo braccio di ferro con le autorità italiane. Stavolta invece si tratta di una restituzione spontanea, premiata dall’Italia con un prestito lungo a Dallas di alcuni reperti da una tomba della necropoli di Spina, conservati nel museo Archeologico Nazionale di Ferrara. A dare l’annuncio lo stesso ministro per i Beni culturali, Massimo Bray: “Sono particolarmente soddisfatto per la felice risoluzione dei negoziati sia per la restituzione di sei oggetti di provenienza italiana che per lo splendido prestito da Spina, fruibile dal pubblico americano. Ringrazio, inoltre, il direttore del Museo di Dallas per la sua comprensione e anche tutti coloro che hanno contribuito alla felice conclusione di questo importante accordo culturale”. L’accordo prevede la restituzione di una coppia di scudi bronzei con testa di Acheloo; due crateri a volute; un cratere a calice e un’antefissa etrusca a testa femminile. Le opere rientreranno in Italia al termine di un periodo di prestito prolungato di 4 anni. Una volta tornate a casa, saranno consegnate alla direzione generale per le Antichità per essere sottoposte a studi scientifici e dopo saranno restituite ai territori di provenienza.

Scudo in bronzo etrusco arcaico del VI sec. a.C.

Scudo in bronzo etrusco arcaico del VI sec. a.C.

I tesori tornano a casa Tre delle opere verrebbero dall’Etruria. Per i due scudi di bronzo (del VI sec. a.C.) quasi mezzo metro di diametro, venduti al museo nel 1988, decorati con la testa di Acheloo – divinità fluviale della mitologia greca, che sfidò Eracle per contestargli il diritto di sposare Deianira, figlia di Eneo re degli Etoli, come narra Ovidio nelle Metamorfosi – la provenienza è incerta. Ma potrebbero provenire da Tarquinia dove una tomba ha restituito oggetti simili. Mentre l’antefissa, risalente al 500 a. C. circa, ancora policroma alta un palmo di mano, sarebbe riconducibile al contesto dell’Etruria meridionale, visto che l’immagine ha numerosi riscontri nell’area di Cerveteri. Sono invece dall’Italia meridionale  due vasi restituiti: un grande cratere apulo a volute del IV secolo a.C. attribuito al pittore di Underworld e alto quasi un metro; un cratere apulo a calice del IV secolo e un coevo cratere a calice campano.

Coppa attica a figure rosse dalla tomba 512 di Spina

Coppa attica a figure rosse dalla tomba 512 di Spina

Prestito lungo a Dallas Gli oggetti in mostra a Dallas, prestati dal museo Archeologico Nazionale di Ferrara, provengono dalla tomba 512 del V sec. a.C. scavata a Spina ai primi del Novecento: ne fanno parte vasi attici a figure rosse, una fibula d’argento, una statuetta di bronzo e un vaso di alabastro. In tutto una trentina di opere (il museo ne possiede tantissime: è quindi una privazione che quindi non inficia le collezioni ferraresi) che saranno esposte fino al 2017 nelle gallerie al secondo piano del museo di Dallas. Il complesso 512 fu scoperto nell’estate del 1926 in una delle quattromila tombe della necropoli di Spina. “Siamo onorati ed entusiasti di continuare la nostra collaborazione  – commenta il direttore del Museo di Dallas, Maxwell L. Anderson – con i nostri colleghi italiani. È una rara opportunità poter ammirare questi oggetti tutti insieme, ed evidenziare il loro ruolo combinato nelle pratiche funerarie antiche”.