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Verona. Ultimato il restauro: Porta Borsari (la porta Iovia della città romana costruita nel I sec. a.C.) restituita alla sua antica bellezza. L’intervento da 218mila euro realizzato con la sponsorizzazione tecnica

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La facciata esterna di Porta Borsari (la porta Iovia della Verona romana) dopo i restauri (foto comune verona)

Chi in questi giorni prenatalizi si è regalato una passeggiata in centro storico a Verona, ha potuto ammirare al ritrovata bellezza di Porta Borsari, la più imprtante porta di accesso alla Verona romana. Tolte le impalcature e i cartelloni pubblicitari, il monumento è tornato al suo originario splendore. Ciò grazie all’importante restauro, avviato nell’autunno 2023 e completato pochi giorni fa, volto a conservare le superfici lapidee e a proteggerle dalle intemperie. Pur essendo stata oggetto di interventi di restauro relativamente recenti, la Porta presentava infatti evidenti segni di degrado quali patine biologiche, croste nere, depositi e deterioramento delle copertine in piombo poste a protezione degli aggetti. Si aggiunga inoltre che durante il nubifragio di febbraio 2020, a causa del forte vento, è stata divelta quasi completamente la copertura in vetroresina, realizzata nei lavori degli anni Ottanta, posta sulla sommità del monumento, ed è rimata la sola parte lignea di riempimento sottostante, insufficiente a garantire la protezione della Porta dalle intemperie e diventando essa stessa pericolosa in quanto soggetta a repentino degrado. Porta Borsari, in antichità conosciuta con il nome di Porta Iovia per la presenza del vicino tempio dedicato a Giove Lustrale, è una delle porte che si aprivano lungo le mura romane di Verona. Situata all’inizio dell’omonima via, la sua costruzione risale alla seconda metà del I secolo a.C. Porta Borsari costituiva il principale ingresso alla città romana, immettendo l’importante via Postumia sul decumano massimo.

L’avvio dei lavori a settembre 2023. Un cantiere che, per l’importanza del monumento, è stato anche oggetto di visite guidate aperte ai cittadini e alle cittadine oltre che a studenti ed esperti del settore, per permettere loro di vedere e approfondire i diversi passaggi delle lavorazioni minuziose, quanto spesso impercettibili per chi non è del mestiere, ma che in ogni piccolo passaggio contribuiscono al risultato finale. L’intervento, del valore di circa 218mila euro, è stato effettuato attraverso lo strumento della sponsorizzazione tecnica, previsto dagli articoli 19 e 151 del (vecchio) Codice dei Contratti Pubblici e dall’art. 120 del Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio, già utilizzato di recente per la colonna di San Marco in piazze Erbe e negli anni scorsi per Porta Nuova. Il costo è stato così sostenuto direttamente dall’impresa esecutrice – sponsor – che ha ricavato il relativo importo dalla vendita degli spazi pubblicitari.

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Autorità al sopralluogo a Porta Borsari di Verona al termine dell’intervento di restauro (foto comune verona)

“Inauguriamo oggi un altro importante intervento di restauro realizzato grazie alla collaborazione tra pubblico e privato, attraverso lo strumento della sponsorizzazione tecnica”, dichiara la vicesindaco e assessore all’Edilizia Monumentale Barbara Bissoli, che ha partecipato al sopralluogo con il soprintendente Andrea Rosignoli, Massimo Tisato dell’omonima ditta di restauro, Umberto De Amicis dell’agenzia Media Event che ha curato le sponsorizzazioni, la dirigente Edilizia Monumentale del Comune Raffaella Gianello con la responsabile Edifici monumentali Viviana Tagetto, il direttore lavori Massimiliano Valdinoci. “La sponsorizzazione tecnica – continua Bissoli – consente di ottenere la realizzazione di interventi di restauro sul patrimonio monumentale comunale senza esborsi da parte del Comune, perché essi vengono sostenuti dall’impresa esecutrice e ripagati dai proventi della vendita degli spazi pubblicitari sui necessari ponteggi. Siamo davvero contenti di restituire Porta Borsari ai veronesi e ai visitatori, dopo averla liberata dalla patina del tempo e da materiali incongrui; si tratta di un monumento fondamentale per comprendere la storia e la struttura urbanistica di Verona: Porta Borsari, già Porta Iovia, consentiva di accedere, attraverso la prima cinta muraria, alla città fondata in epoca romana ad opera della prima comunità veronese che abitava il colle di San Pietro. Un restauro prezioso per un bene culturale cittadino di grande valore”.

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La facciata interna di Porta Borsari (la porta Iovia della Verona romana) dopo i restauri (foto comune verona)

L’intervento. L’incarico del restauro, a seguito di manifestazione di interesse, è stato affidato alla ditta Tisato Massimo Restauri di Verona, specializzata nel settore, che, coadiuvata dall’architetto Massimiliano Valdinoci, ha curato la predisposizione del progetto esecutivo dell’intervento, approvato dalla Soprintendenza. Per le verifiche e le indagini necessarie alla redazione di tale progetto, è stata necessaria fin da subito l’installazione di un ponteggio su ambedue i lati del monumento. In seguito a tali indagini e in collaborazione con i funzionari della Soprintendenza, sono state messe a punto le tecniche di intervento, che consistono nella pulizia da patine biologiche e dai depositi polverulenti, nella rimozione di stuccature e inserti metallici incongrui, nell’esecuzione di sigillature e micro-sigillature, mediante impasto compatibile con il supporto lapideo per tonalità, granulometria e composizione, nel rifacimento/restauro delle copertine in piombo degli aggetti (marcapiani, cornicioni, trabeazioni, timpani) e nella stesura di protettivo finale. È stata inoltre definita la modalità d’intervento per la copertura e protezione della cresta muraria, con rimozione di tutti i resti di vetroresina ancora presenti, degli attuali pannelli lignei, disgregati e degradati a causa dalle infiltrazioni di acqua meteorica, e realizzazione di nuova copertina in piombo, previo ripristino e raccordo del massetto sottostante con uno strato di malta stesa a “schiena d’asino”, in modo da favorire lo scorrimento delle acque. Da ultimo, sono stati installati dei dissuasori anti-volatili per impedire la nidificazione nelle forometrie.

Verona. L’annuncio della Soprintendenza: “Verona come Pompei: eccezionale scoperta archeologica durante gli scavi nell’interrato dell’ex cinema Astra”. Trovati i resti di un edificio di età imperiale (già individuato 15 anni fa) distrutto da un incendio. Giovedì i dettagli della scoperta

L’ex cinema Astra in via Oberdan a Verona: evidente lo stato di abbandono e degrado (foto ftp.provincia.vr.it)

“Verona come Pompei: eccezionale scoperta archeologica durante gli scavi nell’interrato dell’ex cinema Astra”. Questo l’annuncio della soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio di Verona, Vicenza e Rovigo che giovedì 17 giugno 2021 illustrerà nei dettagli i ritrovamenti nell’interrato dell’ex Cinema Astra, in via Oberdan 13, nel cuore della città antica, a poche centinaia di metri dall’anfiteatro romano, l’Arena, e da Porta Borsari, la Porta Iovia romana, ingresso monumentale alla città romana, il principale ingresso, che dalla via Postumia dava sul decumano massimo. In realtà che sotto il cinema Astra, chiuso e lasciato in uno stato di abbandono e degrado dalla fine degli anni Novanta del secolo scorso, ci fossero delle testimonianze romane era noto da tempo. Le prime indagini, portate avanti da Giuliana Cavalieri Manasse della soprintendenza di Verona, risalgono a 15 anni fa. Nel 2016, poi, come riporta il giornale L’Arena, il ritrovamento di strutture con le prime ipotesi: “Non una domus romana”, si legge, “ma, più probabilmente, una sorta di struttura alberghiera, ricettiva: una mansio romana ovvero un’area ufficiale di sosta su di una strada consolare, adibita a luogo di ospitalità pubblica e privata. Di certo, un ricco e integro spaccato, per alcuni tratti inedito, di tessuto urbano romano”. “La pianta è molto articolata”, riassumeva all’epoca al cronista Brunella Bruno della soprintendenza ai Beni Archeologici del Veneto, “e, pur sempre residenziale, è certamente diversa da quella delle domus. Tra l’altro, si trova al di fuori delle mura ma la relativa vicinanza con Porta Borsari ci fa ipotizzare si tratti di un’antica struttura d’accoglienza, integra e senza ingerenze di altre epoche”.

Interrato ex cinema Astra a Verona: ritrovate strutture di II sec. d.C. con pareti affrescate e tracce di incendio (foto sabap-vr)

Ora sono riprese le indagini nell’ambito del più vasto progetto di ristrutturazione e riqualificazione dell’immobile avviato dai nuovi proprietari, indagine che conferma la straordinarietà del complesso di età romana imperiale, di funzione ancora sconosciuta. Rinvenuti murature affrescate, impianti di riscaldamento sia a pavimento che a parete, pavimenti in cementizio decorati da tessere e crustae. Ma le sorprese non finiscono qui: anche all’ex Cinema Astra, come anche in altri contesti cittadini, un incendio sembra aver messo fine alla frequentazione del complesso: resti crollati dei soffitti, un mobile di legno carbonizzato all’interno di un ambiente che ha conservato intatti, nonostante la distruzione, i magnifici colori delle pareti affrescate risalenti al II sec. Ed è proprio questo che avvicina questo ritrovamento a Pompei e ad altre città vesuviane: un evento calamitoso, in questo caso un incendio, ha segnato improvvisamente la fine del complesso, lasciando tracce tangibili della distruzione e dell’ultimo scenario di vita.