Capo di Ponte (Bs). Al museo nazionale della Preistoria della Valle Camonica apre la mostra “Uno sguardo oltre le Alpi. Materiali archeologici dal Museo Nazionale di Zurigo”: armi, utensili, vasellame e oggetti di ornamento, dal Neolitico all’età del Ferro, in dialogo con le incisioni rupestri

Particolare della testa del toro, ansa di una tazza in bronzo (IV sec. a.C.) dalla tomba 262 di Giubiasco (?), Ticino, conservata nel museo nazionale di Zurigo (foto museo zurigo)

Particolare della doppia ascia neolitica, in serpentino con l’immanicatura in legno di frassino rinvenuta nel villaggio palafitticolo di Egolzwil e conservata nel museo nazionale di Zurigo (foto museo zurigo)
Armi, utensili, vasellame e oggetti di ornamento, dal Neolitico all’età del Ferro: costituiscono un eccezionale nucleo di reperti archeologici concessi in prestito dal museo nazionale di Zurigo al museo nazionale della Preistoria della Valle Camonica per la mostra “Uno sguardo oltre le Alpi. Materiali archeologici dal Museo Nazionale di Zurigo”, a cura di Maria Giuseppina Ruggiero, Emanuela Daffra, al Mupre dal 12 febbraio al 29 maggio 2022, che offre al visitatore la possibilità di immergersi in un viaggio nel tempo, mettendo a fuoco affinità e differenze, reti di commerci e scambi di prodotti ma anche circolazione di idee e iconografie. Da villaggi palafitticoli neolitici giungono al Mupre utensili, che hanno rispondenze con quanto raffigurato nelle incisioni rupestri della Valle Camonica. Di grande suggestione le placche di cintura in lamina di bronzo provenienti da sepolture femminili di VI e V sec. a.C., decorate con raffigurazioni simboliche che alludono al viaggio. Rimane ancora indecifrata l’iscrizione che compare su uno straordinario elmo dell’età del Ferro.

Elmo in bronzo di tipo Negau alpino. proveniente dalla Tomba 262 di Giubiasco (?), Ticino, e conservato nel museo nazionale di Zurigo. Originario del mondo etrusco (VI-V sec. a.C.), questo tipo di elmo fu ripreso dalle popolazioni centro-alpine e rimase in uso fino al I sec. a.C. (foto museo zurigo)
“Leggere questi reperti provenienti da scavi in Svizzera accanto alle coeve testimonianze della nostra Valle Camonica custodite al Mupre dimostra, una volta di più”, afferma Emanuela Daffra, direttore regionale Musei Lombardia, istituto del ministero della Cultura, “come la cerchia alpina, con le sue alte vette, non fosse di impedimento alla circolazione di modelli, e di popolazioni, tra i due versanti. Ma suggerisce anche confronti stimolanti, che aiutano a completare le nostre conoscenze di quei periodi tanto lontani”.

Placca da cintura di forma fogliata (V sec. a.C.) dalla Tomba 93 di Arbedo-Cerinasca, conservata al museo nazionale di Zurigo. Le placche erano un tipico ornamento dell’abbigliamento delle donne dei Leponti (foto museo zurigo)
“La concessione di questi preziosissimi reperti da parte del museo nazionale di Zurigo”, sottolinea la direttrice del Mupre, Maria Giuseppina Ruggiero, “è il frutto delle collaborazioni che il nostro museo sta instaurando con diverse istituzioni museali europee. All’interno di questa rete di rapporti, tre nostre stele sono state protagoniste a Zurigo della recente mostra “Uomini scolpiti nella pietra” dedicata alla diffusione in Europa, a partire da sei mila anni fa, di statue, statue-stele e massi-menhir attraverso i quali sono raccontati i profondi cambiamenti economici e sociali avvenuti tra il IV e il III millennio a.C. Immagini di uomini e donne della nuova élite che, dopo la morte, sono venerati come antenati e considerati eroi o anche divinità”.

L’ampio salone del secondo piano del Mupre ospita la sezione “La Valle Camonica nella Preistoria e Protostoria”. È in questo spazio che troverà posto la mostra (foto drm-lombardia)
Il Mupre, ospitato nell’antico edificio di Villa Agostani nel centro storico di Capo di Ponte, integra, con l’esposizione dei reperti, il patrimonio di immagini incise sulle rocce e ricompone, in un insieme inscindibile, l’espressione identitaria della Valle Camonica. La Valle Camonica è famosa in tutto il mondo per il suo straordinario complesso di raffigurazioni incise sulle rocce, in gran parte risalenti alla Preistoria. Se dunque è noto al vasto pubblico il patrimonio iconografico di queste antiche popolazioni, meno conosciuti sono gli aspetti del loro vivere quotidiano, emersi solo negli ultimi trenta anni grazie a numerosi interventi di archeologia preventiva e di ricerca condotti in Valle, da cui è sorto il museo di Capo di Ponte.
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Graziano Tavan, giornalista professionista, per quasi trent’anni caposervizio de Il Gazzettino di Venezia, per il quale ho curato centinaia di reportage, servizi e approfondimenti per le Pagine della Cultura su archeologia, storia e arte antica, ricerche di università e soprintendenze, mostre. Ho collaborato e/o collaboro con riviste specializzate come Archeologia Viva, Archeo, Pharaos, Veneto Archeologico. Curo l’archeoblog “archeologiavocidalpassato. News, curiosità, ricerche, luoghi, persone e personaggi” (con testi in italiano)
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