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Padova. Primi risultati delle indagini archeologiche preliminari nell’area dove sorgerà la nuova Pediatria: trovati un corso d’acqua, una strada glareata, magazzini o edifici per attività artigianali. Nuovi elementi per capire meglio il suburbio orientale della città antica

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Nuova Pediatria di Padova: l’area interessata dalle indagini archeologiche preliminari (foto ditta Malvestio Diego & C. snc)

Lì dove sorgerà la nuova Pediatria di Padova le indagini archeologiche preliminari stanno dando nuovi elementi per capire meglio il suburbio orientale della città antica. I primi risultati hanno messo in luce principalmente: gli antichi tracciati di un corso d’acqua, attivo in età preromana, e di una strada romana glareata, ovvero con battuto in ghiaia e frammenti laterizi, giunta a noi in uno stato di conservazione molto residuale; tracce di fondazioni di strutture murarie, pertinenti a magazzini o a edifici produttivi per attività artigianali che necessitavano dell’uso del fuoco e di un’agevole commercializzazione dei prodotti. Con una sola eccezione (una tomba a inumazione in cassetta di laterizi) non sono state individuate sepolture, come invece è avvenuto in altre zone del comparto ospedaliero.

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Nuova Pediatria a Padova: resti di edifici destinati ad attività produttive/artigianali (foto ditta Malvestio Diego & C. snc)

Le indagini archeologiche. Lo scorso mese di aprile 2022 sono state avviate le indagini archeologiche preliminari alla realizzazione della nuova Pediatria del polo ospedaliero di Padova, insistenti sul sedime della demolita ex palazzina di Pneumologia. Questo edificio, costruito alla metà del XX secolo, era stato dotato di un piano interrato, la cui realizzazione – insieme alle opere fondazionali e alla fitta rete di sottoservizi – aveva comportato profondi sbancamenti, raggiungendo in alcune zone la stratigrafia alluvionale naturale, e in generale causando una forte frammentazione, tra i diversi interrati, dei risparmi di terreno con stratigrafia archeologica ancora intatta. Lo scavo archeologico è diretto dalla Soprintendenza competente e condotto dalla ditta Malvestio Diego & C. snc di Concordia Sagittaria (VE), con il coordinamento sul campo di Gaspare De Angeli. Il telerilevamento con droni è a cura della ditta Archetipo srl di Padova. L’analisi delle dinamiche idrografiche ha richiesto la consulenza specialistica del geoarcheologo Claudio Balista, mentre per le analisi sui resti inumati è intervenuta Lisa De Luca, antropologa fisica. Il progetto prevede inoltre che una parte del costruendo edificio si estenda verso ovest e verso nord, in zone esterne alla ex Pneumologia e dunque presumibilmente e almeno in parte meno manomesse da disturbi moderni, dove, nella fase attuale dei lavori, si sta effettivamente riscontrando una maggiore integrità della sequenza archeologica.

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Indagini archeologiche preliminari nell’area dove sorgerà la nuova Pediatria di Padova (foto ditta Malvestio Diego & C. snc)

Dai primi anni ‘90 del secolo scorso, il comprensorio ospedaliero di Padova è stato interessato da interventi archeologici molteplici e di varia portata, correlati a specifiche necessità a carattere medico-sanitario. In particolare, nell’area prossima alla ex Pneumologia e alla vicina Clinica Ostetrica, alcuni interventi eseguiti negli anni Duemila hanno fatto emergere un quadro insediativo con una iniziale presenza antropica piuttosto rarefatta, a scopo coltivo, con canalizzazioni agrarie, databile tra la tarda età del Ferro e l’età di romanizzazione (III/II-I metà I sec. a.C.), seguita in età romana imperiale dall’impostazione di settori di necropoli e di insediamenti a carattere artigianale/produttivo, anche coesistenti tra loro. Rispetto a tale situazione pregressa, nel cantiere in corso il primo dato da evidenziare è l’assenza di sepolture, se si eccettua una inumazione infantile individuata in un punto marginale del cantiere e di epoca presumibilmente tardo-romana.

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Vasellame fittile ritrovato durante le indagini archeologiche preliminari nell’area della nuova Pediatria di Padova (foto ditta Malvestio Diego & C. snc)

È stata accertata la presenza in antico di un corso d’acqua, scorrente in senso ovest-est lungo tutta la fascia settentrionale del cantiere, attivo in età preromana; sulla sponda meridionale del fiume, già sensibilmente ridotto di portata o addirittura interrato, in età romana viene impostata una strada, con sottofondo in pezzame laterizio, giunta a noi in uno stato di conservazione molto residuale, limitato alle due opposte estremità del cantiere; lacerti della stessa strada erano già stati messi in luce in alcuni sondaggi eseguiti negli anni Duemila a ovest dell’attuale cantiere. Sull’asse viario si affacciavano su entrambi i lati strutture murarie, di cui rimangono tracce di fondazioni, probabilmente pertinenti a magazzini o a edifici produttivi per attività che necessitavano dell’uso del fuoco (piattaforme focate) e un’agevole commercializzazione dei prodotti (affaccio sulla strada). Alla fase attuale non sono emersi specifici indicatori del tipo di attività esercitata, come scorie o scarti di produzione (vasellame fittile, laterizi, scorie metalliche).

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Nuova Pediatria a Padova: edificio a pianta quadrangolare di grandi dimensioni emerso nello scavo del settore Ovest (foto ditta Malvestio Diego & C. snc)

Per quanto riguarda l’area Ovest, è stato recentemente messo in luce lungo il fronte meridionale della strada un edificio di ampie dimensioni a pianta quadrangolare, suddiviso in vani, con massiccia presenza di prodotti di combustione (carbone, cenere), piccoli fornetti e alcuni drenaggi localizzati di anfore, che venivano collocati sotto i piani di calpestio con lo scopo di deumidificare e bloccare eventuali risalite dell’acqua di falda. Alcune “finestre stratigrafiche”, costituite da profonde fosse moderne che, ripulite in parete, lasciano intravedere in parete e sul fondo gli strati più antichi, sembrano mostrare la presenza di un deposito archeologico abbastanza spesso e stratificato. Come di prassi, le ricerche sul campo continueranno attraverso lo scavo manuale e la documentazione di quanto esposto, anche con l’ausilio di tecnologie avanzate come ortofotopiani, sorvoli con drone, consulenze e prelievi per analisi specialistiche. Non si segnalano, al momento, manufatti di particolare rilievo funzionale o in stato di conservazione più che frammentario, comprese le anfore utilizzate a scopo di bonifica. I reperti mobili verranno in ogni caso, come di prassi, classificati e studiati al fine di ottenere una puntuale datazione delle fasi del sito.

L’area di cantiere presso il bastione Cornaro. L’avvio dei lavori ha richiesto l’individuazione di una specifica area di cantiere che, stante l’impossibilità di occupare – per insuperabili motivi logistici e funzionali legati all’attività ospedaliera – l’ambito adibito a parcheggio presente sul retro della Clinica di Oncoematologia, sarà allestita al piede dello spiccato murario sito a margine del bastione Cornaro. L’apprestamento di tale area, ritenuto ammissibile in forza del carattere di assoluta temporaneità dell’impianto in parola, è stato comunque subordinato alla necessità di minimizzare qualsiasi alterazione percettiva e/o compromissione dell’area del vallo prossima al Bastione, predisponendo opportuni mascheramenti e individuando percorsi di accesso obbligati atti a ridurre le interferenze e garantire l’intangibilità dell’ampio scoperto circostante la struttura bastionata. La definizione del perimetro è stata ragionata in modo da consentire la massima reversibilità, salvaguardando le alberature presenti e prevedendo la posa a secco di fondi drenanti, opportunamente isolati in modo da non intaccare gli strati preesistenti. Al fine di perseguire, inoltre, un generale riordino dell’ambito interessato, al termine dei lavori, oltre ad essere garantito il perfetto ripristino dello stato dei luoghi, sarà cura dell’ente proprietario (ULSS 6 Serenissima) predisporre un complessivo progetto di riqualificazione vegetale dell’ambito volto a valorizzare le relazioni spaziali del sensibile contesto architettonico.

Cordenons (Pn). Durante i lavori di ampliamento di una cava scoperta una necropoli altomedievale con diciotto sepolture in tombe a fossa delimitate da ciottoli

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Resti ossei di sepolture altomedievali emersi nei lavori d ampliamento di una cava a Manera di Cordenons (Pn) (foto sabap-fvg)

Scoperta una necropoli altomedievale. L’occasione è stato lo sbancamento presso la cava Ghiaie Santa Fosca, già cava di Villa D’Arco, al fine di un ampliamento della superficie estrattiva in località Manera nel comune di Cordenons (Pn). Durante la sorveglianza archeologica, prescritta dalla soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio del Friuli Venezia Giulia in ragione della presenza, in prossimità dei lavori, di un complesso rustico di epoca romana, precedentemente documentato, del quale sopravvive soltanto un ambiente seminterrato con pavimentazione in tegole e perimetrali in mattoni, sono stati individuati resti ossei, riferibili in un primo momento a quattro inumazioni in fossa, in parte sconvolte dalle arature. I lavori, condotti dalla società Ghiaie Santa Fosca s.r.l., si sono svolti in coordinamento con l’archeologo Pietro Riavez della ditta ArcheoTest s.r.l., con l’affiancamento dell’antropologa Lisa De Luca, e sotto la direzione scientifica del funzionario archeologo Serena Di Tonto per la soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio del Friuli Venezia Giulia. Dopo il rinvenimento si è deciso di proseguire l’indagine archeologica per delimitare l’area di distribuzione delle sepolture, verificando in parallelo la possibile esistenza di componenti strutturali superstiti. Si è dunque arrivati a individuare diciotto sepolture, in vari stati di conservazione, per lo più prive di corredo funerario. Le poche evidenze hanno tutta via permesso di datare, in via preliminare, le sepolture all’epoca altomedievale. Solo una parte di queste risultano tuttavia non sconvolte da interventi arativi precedenti perché a una quota leggermente inferiore. I resti sono stati documentati e poi recuperati dagli archeologi operanti sul campo sotto la direzione della Soprintendenza, per poter essere conservati in strutture idonee, in modo anche da permettere la prosecuzione dei lavori all’interno della Cava.

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Dalla necropoli altomedievale di Manera di Cordenons (Pn) emersi pochi elementi di corredo (foto sabap-fvg)

La necropoli. Le tombe sono tutte in semplice fossa in terra, alcune irregolarmente delimitate da grossi ciottoli. La maggior parte sono orientate Est-Ovest e distribuite lungo una singola fila. Altre sepolture hanno orientamento divergente e paiono distribuite in maniera casuale. Tra i pochi elementi di corredo sono stati individuati pettini in osso, fusi circolari da telaio, un orecchino in rame, assieme a occasionali frammenti di ceramica a impasto grezzo. L’analisi antropologica, ancora in corso, ha per ora permesso di stabilire il sesso degli inumati, in massima parte donne adulte di varie età, e di individuare patologie, fratture e fenomeni di usura legati alle attività lavorative svolte. La tipologia della necropoli “a fila” e gli elementi di corredo permettono di sostenere un datazione all’epoca altomedievale: ad una prima ipotetica interpretazione, potrebbe trattarsi di una comunità di popolazione autoctona insediatasi tra le rovine della vicina villa rustica romana.