Taranto. Nuovo allestimento per il museo Archeologico nazionale (il Marta) che racchiude 6500 anni di storia con eccezionali reperti sugli atleti vincitori ai giochi panatenaici. Tra i tesori gli Ori di Taranto, lo Zeus di Ugento e le ceramiche laconiche

Al museo Archeologico di Taranto è stata riesposta l’eccezionale Tomba dell’Atleta, scoperta nel 1959

Il premier Renzi con il direttore del Marta, Eva degli Innocenti (Foto Palazzo Chigi/Tiberio Barchielli )
Nel mese olimpico per eccellenza come agosto 2016 che vede riuniti a Rio, in Brasile, i migliori atleti del mondo per i Giochi, Taranto apre le porte al rinnovato museo Archeologico nazionale, il MarTa, che dei primi giochi, quelli storici dell’antica Grecia, ha testimonianze forse uniche, come la Tomba dell’Atleta, databile tra il 500 e il 480 a.C., che ora viene riesposta. Rinvenuta nel 1959 in via Genova a Taranto, ha restituito lo scheletro di un giovane uomo di circa trent’anni con un corredo funebre di quattro anfore panatenaiche, testimonianza di altrettante vittorie dei giochi in onore di Atena. A inaugurare il nuovo allestimento e il rinnovato percorso espositivo del museo Archeologico nazionale di Taranto, che coinvolge tutto il secondo piano, sono intervenuti il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, e il ministro dei Beni culturali e del Turismo, Dario Franceschini. Accanto a loro Eva Degl’Innocenti, direttore dal 1° dicembre 2015, in seguito alla Riforma Franceschini che ha creato trenta strutture museali autonome, tra cui appunto il Marta; Maria Piccarreta, alla sua prima uscita da soprintendente Archeologia, belle arti e paesaggio di Brindisi, Taranto e Lecce; e Luigi La Rocca, l’ex soprintendente dell’Archeologia pugliese ora a capo della soprintendenza unica della Città metropolitana di Bari.
Il Marta è un forziere che raccoglie 6500 anni di storia. Fondato nel 1887, occupa la sede dell’ex Convento di San Pasquale di Baylon, edificato nel XVIII secolo. L’archeologo Luigi Viola voleva farne un Museo della Magna Grecia, ma esso è sempre stato dedicato, principalmente, alla documentazione archeologica di Taranto e del resto della Puglia. Chiuso per essere sottoposto a lavori di restauro dal gennaio 2000, anno a partire dal quale fu mantenuta un’esposizione parziale a Palazzo Pantaleo, ha riaperto nuovamente al pubblico il 20 dicembre 2007. Il piano rialzato del museo è stato utilizzato finora per esposizioni temporanee e convegni. Il primo piano ospita la sezione greco-romana sulla società tarantina. Il secondo piano è stato fino ad oggi in allestimento. L’ultimo lotto dei lavori del MarTa, sfruttando finanziamenti pubblici pari a 6,2 milioni di euro, è stato realizzato in quattro anni dall’impresa Garibaldi di Bari.
Il percorso espositivo complessivo è di 25 sale, piene di decine di migliaia di reperti di proprietà del museo. Il nuovo percorso espositivo narra la storia e l’archeologia di Taranto e di parte del territorio pugliese dalla preistoria al IV secolo a. C., mentre il primo piano già aperto conserva reperti dall’età ellenistica al medioevo. Tra i pezzi più conosciuti, oltre alla già citata Tomba dell’Atleta, spiccano alcuni oggetti legati al mondo dello sport e dell’atletismo. Eccezionali, tra gli altri, una coppia di bilancieri in piombo che servivano a stabilizzare l’atleta durante il salto in lungo e uno straordinario disco da lancio in ferro. Numerose le anfore panatenaiche utilizzate come premio per i vincitori degli agoni di Atene, che recano su un lato l’immagine di Atena e sull’altro una scena legata alla disciplina in cui l’atleta ha trionfato.
Ma non si possono dimenticare i famosi ori di Taranto di epoca ellenistica e romana, simbolo del Marta nel mondo, accanto alla più ricca collezione in Italia di ceramiche laconiche di importazione (la Laconia era la regione dell’antica Grecia con capitale Sparta). Ci sono poi sculture di pregio, come il celebre Zeus di Ugento, un bronzo di 74 centimetri ritrovato danneggiato a Ugento, in provincia di Lecce, uno dei capolavori della bronzistica classica che ora è stato restaurato; la copia della “dea in trono” – la Persefone Gaia – ricostruita in laser scanner; e la Kore di Montegranaro.
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Graziano Tavan, giornalista professionista, per quasi trent’anni caposervizio de Il Gazzettino di Venezia, per il quale ho curato centinaia di reportage, servizi e approfondimenti per le Pagine della Cultura su archeologia, storia e arte antica, ricerche di università e soprintendenze, mostre. Ho collaborato e/o collaboro con riviste specializzate come Archeologia Viva, Archeo, Pharaos, Veneto Archeologico. Curo l’archeoblog “archeologiavocidalpassato. News, curiosità, ricerche, luoghi, persone e personaggi” (con testi in italiano)
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