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Tornano a splendere i tesori di villa Wolkonsky a Roma, nelle serre-museo e nel giardino romantico della residenza dell’ambasciatore britannico

I cancelli che si aprono sul grande giardino sull'Esquilino di Roma che avvolge villa Wolkonsky

I cancelli che si aprono sul grande giardino sull’Esquilino di Roma che avvolge villa Wolkonsky

Una mappa del XVIII secolo: dove un secolo dopo sarebbe sorta villa Wolkonsky c'era una vigna

Una mappa del XVIII secolo: dove un secolo dopo sarebbe sorta villa Wolkonsky c’era una vigna

Il ministro Franceschini all'inaugurazione delle serre-museo di villa Wolkonsky

Il ministro Franceschini all’inaugurazione delle serre-museo di villa Wolkonsky

Il cartello è chiaro “Ambasciata del Regno Unito”. I sistemi di sicurezza e le guardie, poi, tolgono ogni residuo dubbio. Lì dentro, a villa Wolkonsky, sull’Esquilino a Roma, non si può entrare facilmente. Ancora per poco. Perché in quella che oggi è la residenza dell’ambasciatore britannico a Roma, e che nell’Ottocento fu la dimora voluta dalla principessa russa Zenaida Wolkonsky per farne un salotto culturale e uno scrigno di preziosi tesori, si potranno presto ammirare proprio quei tesori che ora sono stati restaurati “per i romani e il mondo intero”. Oltre 350 reperti marmorei romani di età imperiale. Ritratti funerari tra i quali quello dei Servilii, sarcofagi dorati a bassorilievo tra cui quello delle Ghirlande e quello che raffigura la Corsa delle Bighe. Senza dimenticare la statua di Athena Parthenos e il Satiro Musico. Ecco il ricco patrimonio archeologico che compone la “Collezione Wolkonsky”, presentata a Roma dall’ambasciatore britannico Christopher Prentice in villa Wolkonsky, sua residenza ufficiale, alla presenza tra gli altri del ministro dei Beni culturali e del Turismo, Dario Franceschini. “Questi reperti”, è stato sottolineato, “di fatto costituiscono un vero e proprio museo di villa Wolkonsky”. Il patrimonio, recuperato attraverso un lavoro cominciato nel 2011 e coordinato dall’architetto Valentina Puglisi, curatrice della collezione, è stato il vanto del parco della villa ai tempi della principessa Wolkonsky, che nel 1830 comprò un vasto terreno agricolo di undici ettari, appena dentro le Mura Aureliane, vicino alla basilica di San Giovanni in Laterano, per creare un rifugio, lontano dal centro di Roma, in cui intrattenere i suoi amici artisti e letterati. Il passaggio successivo è ora quello di “consegnare l’archivio fotografico all’Istituto archeologico tedesco (il Dai) per metterlo al sicuro e per renderlo disponibile anche per gli esperti di tutto il mondo”.

Una veduta dall'alto della tenuta di villa Wolkonsky sull'Esquilino a Roma

Una veduta dall’alto della tenuta di villa Wolkonsky sull’Esquilino a Roma

Le serre di villa Wolkonsky allestite a museo con l'esposizione di reperti romani

Le serre di villa Wolkonsky allestite a museo con l’esposizione di reperti romani

“Abbiamo recuperato – spiega Puglisi- una collezione ottocentesca, privata, che era stata raccolta per abbellire i giardini della villa. Abbiamo cercato di conservare nel miglior modo possibile i reperti, che sono di grandissima importanza per il mondo romano. Soprattutto, oltre a una rilettura del rapporto tra antichità e giardino, con la collocazione della maggior parte dei reperti nelle serre, abbiamo voluto rendere fruibile questa collezione privata al grande pubblico”. Si sta pensando, infatti, di aprire al pubblico la villa ai visitatori benché a determinate condizioni. “Abbiamo organizzato già qualche visita per il giardino restaurato”, interviene Christopher Prentice, “e stiamo riflettendo sul modo in cui aprire anche al pubblico con visite per piccoli gruppi. Per noi – aggiunge l’ambasciatore – l’importanza di questo restauro sta nel fatto che recuperiamo una parte dell’eredità culturale universale”. Il restauro è stato reso possibile con il contributo di Shell Italia con cui è stato ultimato il loro nuovo allestimento. Alcuni reperti, tra cui ritratti funerari di famiglia e alcuni sarcofagi a bassorilievo, non particolarmente delicati dal punto di vista conservativo, sono stati collocati lungo il viale che costeggia l’acquedotto per riproporre, seppure con nuove modalità espositive, l’originario fascino del giardino della principessa Wolkonsky.

L'acquedotto neroniano che con trentasei arcate attraversa il giardino di villa Wolkonsky

L’acquedotto neroniano che con trentasei arcate attraversa il giardino di villa Wolkonsky

Una monumentale scultura antica impreziosisce il giardino lungo l'acquedotto romano

Una monumentale scultura antica impreziosisce il giardino lungo l’acquedotto romano

Ben trentasei campate dell’acquedotto neroniano, edificato nel I secolo d. C., attraversano infatti la proprietà. L’acquedotto fu costruito dall’imperatore Nerone come raccordo all’acquedotto Claudio del 52 d.C. per rifornire con l’acqua proveniente da Subiaco la Domus Aurea e il ninfeo al tempio del Divo Claudio. La principessa costruì in questo grande podere una villa che poggia su tre arcate dell’acquedotto. Lungo il resto dell’acquedotto sviluppò un giardino in stile romantico, che sarebbe divenuto famoso per le sue rose e i reperti romani, la maggior parte dei quali provenienti dalle tombe che si trovano lungo il percorso dell’acquedotto, scavate da suo figlio Alessandro. “Questo è un luogo stupendo di Roma”, commenta il ministro Franceschini, “un luogo extraterritoriale perché appartiene al governo del Regno Unito, attraversato da uno stupendo acquedotto romano. Mi pare importante che sia stato fatto un lavoro di recupero che renderà in parte fruibile anche ai turisti e ai cittadini questo pezzo di patrimonio archeologico così importante”.

Le luminose serre di villa Wolkosky che ora conservano una ricca collezione romana

Le luminose serre di villa Wolkosky che ora conservano una ricca collezione romana

Sculture romane della collezione della principessa Wolkonsky

Sculture romane della collezione della principessa Wolkonsky

La maggior parte dei reperti, comprendente numerosi altri sarcofagi e frammenti a bassorilievo, statuine votive, iscrizioni, elementi architettonici, ha trovato invece collocazione nel nuovo Museo delle Serre Wolkonsky, due serre ottocentesche comunicanti tra loro e situate presso il cancello d’ingresso della residenza, che sono state restaurate e predisposte per accogliere le centinaia di reperti che dovevano essere protetti dalle intemperie e per offrire ai visitatori la possibilità di ammirare la collezione senza interferire con le esigenze di sicurezza della Residenza, restituendo al contempo un inedito connubio tra antichità e giardino. “Credo – conclude Franceschini- che questo esempio ricordi sempre di più che il patrimonio culturale e archeologico è patrimonio dell’umanità. Gli Stati, la Chiesa, i privati, le regioni e i comuni, sono possessori protempore di un patrimonio che appartiene a tutti e tutti, insieme, dobbiamo contribuire a recuperarlo, restaurarlo e renderlo accessibile».