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Velia. Sull’acropoli scoperti i resti del più antico tempio arcaico dedicato ad Atena con ceramiche dipinte, armi e armature: reliquie della battaglia navale di Alalia del 541-535 a.C. tra i greci di Focea contro Cartaginesi ed Etruschi. Osanna: “Nuova luce sulla storia della colonia greca dei Focei”

Veduta zenitale dell’acropoli di Elea-velia, interessata dalla campagna di scavo 2021-2022 (foto pa-paeve)

L’obiettivo che si era prefissato nel 2021 Gabriel Zuchtriegel, allora direttore del parco archeologico di Paestum e Velia, era quello di comprendere l’organizzazione iniziale dell’acropoli di Velia e risolvere problemi di cronologia delle principali strutture sacre della città, attraverso l’esecuzione di sondaggi, localizzati in diversi punti dell’acropoli (vedi Parco archeologico di Paestum: donazione con l’Artbonus destinata per la prima volta a Velia. E a marzo al via indagini archeologiche sull’acropoli | archeologiavocidalpassato).

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Il grande pannello con la situazione del Mediterraneo all’inizio del VI sec. a.C. nellamostra “Alalìa, la battaglia che ha cambiato la storia” a Vetulonia (foto Graziano Tavan)

I risultati degli scavi archeologici appena conclusi sull’acropoli di Elea-Velia, in corso dallo scorso mese di luglio, hanno superato ogni più rosea aspettativa: ritrovati non solo i resti del più antico tempio arcaico dedicato ad Atena sull’acropoli di Elea-Velia che consentono di far luce sulle più antiche e lacunose fasi di vita della città, fondata intorno al 540 a.C. dai coloni Focei provenienti dall’Asia Minore, ma anche al suo interno ceramiche dipinte, elmi, armi e armature della battaglia di Alalia, lo scontro navale che vide affrontarsi i profughi greci di Focea e una coalizione di Cartaginesi ed Etruschi, tra il 541 e il 535 a.C. circa, al largo del mar Tirreno, tra la Corsica e la Sardegna. Una notizia accolta con entusiasmo dal ministro della Cultura, Dario Franceschini: “È importante continuare a investire con convinzione nella ricerca archeologica che non smette di restituire importanti tasselli della storia del Mediterraneo”. E proprio in considerazione di questi importanti risultati, saranno programmate dal Parco nuove indagini per ricostruire la storia della colonia greca.

Il pavimento del tempio arcaico di Atena sull’acropoli di Elea-Velia (foto pa-paeve)
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Una fase dello scavo dell’elmo tipo Negau all’interno del tempio arcaico di Stena sull’acropoli di Elea-Velia (foto pa-paeve)

Sulla base di precedenti ricerche archeologiche avviate negli anni ’20 del secolo scorso, e proseguite con discontinuità fino agli anni ’90, si ipotizzava, anche se con forti dubbi, l’esistenza di una struttura sacra arcaica antecedente al tempio maggiore dell’Acropoli di Velia. In particolare si pensava a una sua collocazione sul terrazzo più elevato della punta occidentale dell’Acropoli. I recenti scavi non solo hanno confermato l’esistenza di un edificio sacro ma ne hanno anche precisato la collocazione, la planimetria, la cronologia e il rapporto con le strutture più recenti. Gli archeologi del Parco hanno, infatti, riportato alla luce resti di muri realizzati con mattoni crudi, intonacati e fondati su zoccolature in blocchi accostati in poligonale, una tecnica utilizzata anche per le abitazioni di età arcaica rinvenute lungo le pendici dell’acropoli. Tali testimonianze disegnano un edificio rettangolare lungo almeno 18 metri ed ampio 7. La porzione interna della struttura è pavimentata con un piano in terra battuta e tegole, sul quale, in posizione di crollo, sono stati rinvenuti elementi dell’alzato, ceramiche dipinte, vasi con iscrizioni “IRE”, ovvero “sacro”, e numerosi frammenti metallici pertinenti ad armi e armature. Tra questi, due elmi, uno calcidese e un altro di tipo Negau, in ottimo stato di conservazione.

Veduta dell’area interessata dagli scavi archeologici sull’acropoli di Elea-Velia (foto pa-paeve)

“I rinvenimenti archeologici presso l’acropoli di Elea-Velia lasciano ipotizzare una destinazione sacra della struttura”, dichiara il direttore generale dei Musei e direttore avocante del parco archeologico di Paestum e Velia, Massimo Osanna. Con tutta probabilità in questo ambiente vennero conservate le reliquie offerte alla dea Atena dopo la battaglia di Alalia”, sulla quale nel 2019 era stata allestita un’interessante mostra internazionale al museo civico Archeologico “Isidoro Falchi” di Vetulonia (vedi Dentro il teatro dello scontro navale. A Vetulonia nella mostra-evento “Alalia, la battaglia che ha cambiato la storia” il visitatore rivive la battaglia tra Greci, Etruschi e Cartaginesi nel mare Sardonio, con reperti preziosi, molti inediti | archeologiavocidalpassato).

L’elmo calcidese appena dissotterrato dagli strati archeologici all’interno del tempio di Atena sull’acropoli di Elea-Velia (foto pa-paeve)
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L’elmo tipo Negau, proveniente dallo scavo sull’acropoli di Elea-Velia, in laboratorio (foto pa-paeve)

Liberati dalla terra solo qualche giorno fa, i due elmi devono ancora essere ripuliti in laboratorio e studiati. “Al loro interno – continua Osanna – potrebbero esserci iscrizioni, cosa abbastanza frequente nelle armature antiche, e queste potrebbero aiutare a ricostruire con precisione la loro storia, chissà forse anche l’identità dei guerrieri che li hanno indossati. Certo si tratta di prime considerazioni che già così chiariscono molti particolari inediti di quella storia eleatica accaduta più di 2500 anni fa”.

Il muro settentrionale della struttura sacra arcaica sull’acropoli di Elea-Velia (foto pa-paeve)

Gli scavi hanno chiarito anche la cronologia del principale tempio della città dedicato alla dea Atena. La costruzione del tempio maggiore, almeno di una sua prima fase, deve collocarsi cronologicamente dopo la struttura sacra riportata alla luce in questi ultimi mesi. In seguito, in età ellenistica, l’intero complesso riceverà una completa risistemazione con la realizzazione di una stoà monumentale che cingerà il tempio maggiore e il piano di uso si eleverà a coprire tutte le fasi precedenti”.

Sequenza stratigrafica dello scavo sull’acropoli di Elea-Velia (foto pa-paeve)
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Disegno del saggio di scavo sull’acropoli di Elea-Velia (foto pa-paeve)

“La struttura del tempio più antico risale al 540-530 a.C., ovvero proprio gli anni subito successivi alla battaglia di Alalia”, fa notare Osanna, “mentre il tempio più recente, che si credeva di età ellenistica, risale in prima battuta al 480-450 a. C., per poi subire una ristrutturazione nel IV sec. a C. È possibile quindi che i Focei in fuga da Alalia l’abbiano innalzato subito dopo il loro arrivo, com’era loro abitudine, dopo aver acquistato dagli abitanti del posto la terra necessaria per stabilirsi e riprendere i floridi commerci per i quali erano famosi. E alle reliquie da offrire alla loro dea per propiziarne la benevolenza, aggiunsero le armi strappate ai nemici in quell’epico scontro in mare che di fatto aveva cambiato gli equilibri di forza nel Mediterraneo”.

Lo scavo archeologico sull’acropoli di Elea-Velia (foto pa-paeve)

“Il lavoro ha condotto, grazie ad un’ampia squadra di professionisti e collaboratori, a dare risposta a questioni aperte da oltre settant’anni, su cui si sono espressi nel corso del tempo numerosi eminenti studiosi”, dichiara l’archeologo del Parco, Francesco Uliano Scelza. “I risultati hanno chiarito topografia, architettura, destinazione d’uso e cronologia delle varie fasi dell’acropoli, dall’età del Bronzo al periodo ellenistico. Adesso si lavora ad ulteriori progetti che la presente ricerca ha ispirato, di fruizione, studio e valorizzazione. Tra questi, la rimodulazione dell’Acropoli, da rendere visibile e visitabile in ogni sua parte e la rielaborazione dei luoghi espositivi della Cappella Palatinae e della chiesa di Santa Maria, in modo da rendere ancora più attraente il già suggestivo paesaggio di Velia”.