Roma. Alle Scuderie del Quirinale apre la mostra “Tlapitzalli. Riti e suoni del Messico antico”: strumenti antichissimi, documenti, immagini e sorprendenti riproduzioni sonore per conoscere aspetti della cultura quotidiana e rituale dei popoli preispanici
Martedì 30 luglio 2024 riaprono le porte delle Scuderie del Quirinale a Roma con un nuovo interessante progetto: la mostra “Tlapitzalli. Riti e suoni del Messico antico” a cura di Frida Montes de Oca Fiol, che presenta strumenti antichissimi, documenti, immagini e sorprendenti riproduzioni sonore per conoscere aspetti della cultura quotidiana e rituale dei popoli preispanici. I prestiti provengono dalle collezioni di venti prestigiosi musei messicani. Per i popoli preispanici, il mondo era stato creato da un insieme di divinità che personificavano il cielo, la terra, l’acqua e gli altri elementi. Per rendere omaggio alle divinità, queste antiche popolazioni hanno iniziato a immaginare e costruire strumenti sonori che permettessero di mettere in comunicazione il mondo terreno con quello divino: i suoni prodotti dagli strumenti riuscivano, infatti, a imitare quelli prodotti sulla Terra dagli elementi e dai suoi abitanti. Per questo motivo, gli strumenti che si vedono in mostra compongono una sorta di galleria fantastica di animali esistenti e mitologici combinati con elementi della flora e antropomorfi. Esclusivamente per questa mostra, dal 30 luglio al 15 settembre 2024, le Scuderie aprono dalle 9 alle 15, tutti i giorni dal lunedì alla domenica. L’ultimo ingresso possibile è alle 14. Il biglietto intero costa 7 euro e alcune riduzioni – come quelle per gli over 65 e gli studenti universitari – sono valide tutti i giorni senza limitazioni di orari. Durante tutto il periodo di apertura della mostra sarà straordinariamente visitabile anche la Terrazza delle Scuderie, quella affacciata sulla Piazza del Quirinale. Inoltre, uno speciale corner, predisposto dalla Caffetteria, e alcuni tavoli allestiti proprio sulla Terrazza permetteranno a tutti i visitatori l’esperienza unica di una colazione o una pausa in un luogo normalmente non accessibile.

Copertina del catalogo Artem della mostra “Tlapitzalli. Riti e suoni del Messico antico”
Scrive la curatrice della mostra Frida Montes de Oca Fiol sul catalogo edito da Artem, a cura di Frida Montes de Oca Fiol, Gonzalo Sánchez Santiago, Luis Antonio Gómez Gómez, Marina Alonso Bolaños, Benjamín Muratalla, Dora M. Méndez Sánchez, Norma Valentín, Maldonado e Mariana Lemus Aldana: “Se vi è capitato di visitare un museo in cui erano esposti degli strumenti musicali, forse vi sarete chiesti quali suoni emettessero, nutrendo la speranza di poterli sentire prima o poi. Sarebbe davvero fantastico sentirli suonare! […] Gli obiettivi del progetto sono stati far conoscere al pubblico i suoni emessi dagli oggetti musicali e sonori del Messico antico […]. Sottolineare la capacità di osservazione e la conoscenza della natura degli artisti che crearono e svilupparono gli strumenti sonori o musicali. Far vivere al pubblico l’esperienza di un’immersione nel passato attraverso le immagini e le narrazioni raffigurate nei manoscritti che precedono il contatto con gli spagnoli”. Attraverso ricerche storiche e analisi rigorose dei reperti antichi, i piccoli oggetti decorativi precolombiani raffiguranti animali o figure umane si rivelano strumenti musicali sorprendenti e fantasiosi: flauti a doppia, tripla e quadrupla camera, raffigurazioni di divinità, musicisti, danzatori e animali, strumenti ricavati da ossa umane e carapaci di tartaruga. Un viaggio attraverso le sonorità di una civiltà sepolta, una musicalità ricca di sfumature che incrocia materia, suono e danza con i rituali sacri dei popoli amerindi del Messico antico.
“Ci si addentra con ammirazione e rispetto dentro questa mostra archeo-musicologica dedicata al Messico preispanico”, scrive sul catalogo il ministro alla Cultura Gennaro Sangiuliano. “L’ammirazione è rivolta al gran numero di disparate competenze scientifiche coinvolte in un progetto del genere che va dalla storia all’etnologia passando per la musicologia fino al restauro specializzato in strumenti della antica civiltà azteca. Restituire per questa via, sia pur frammentariamente, in base ai reperti ed alle conoscenze disponibili, il paesaggio sonoro di una cultura del lontano passato significa condurre una indagine al fine di comprendere meglio se stessi: sono pur sempre le radici sotterranee ed invisibili che nutrono le rigogliose fronde visibili. Quanto al rispetto, esso è spontaneo e doveroso in questo caso specifico, perché la mostra ci porta gli echi di una civiltà che proprio noi europei abbiamo soppiantato, non senza iniquità e violenze; e dunque ospitare in un luogo altamente simbolico come le Scuderie del Quirinale questa esposizione dedicata ad un capitolo significativo della storia del Messico pre Cortés è anche un tributo di conoscenza dell’altro che alcuni secoli fa non abbiamo, sbrigativamente, voluto pagare privilegiando interessi materiali, talora senza scrupoli”.
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