Aquileia. Al museo Archeologico nazionale partita la ristrutturazione della sezione navale: sarà riallestito l’intero spazio espositivo e sottoposta a restauro conservativo la nave romana di Monfalcone, scoperta nel 1972

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Rendering della nuova sezione navale con la nave romana di Monfalcone nel museo Archeologico nazionale di Aquileia (foto drm-fvg)

Fine febbraio 2025: grandi novità al museo Archeologico nazionale di Aquileia (Ud). È stato avviato del cantiere che si occuperà dei lavori edili della sezione navale, nel settore delle Gallerie lapidarie, dove dagli anni ’80 del secolo scorso è conservata la nave romana scoperta negli anni ’70 nei pressi di Monfalcone. L’intervento sul settore delle Gallerie lapidarie prevede il riallestimento dell’intero spazio espositivo, l’adeguamento degli impianti e il superamento del dislivello che dalle gallerie conduce alla sala. Al termine di questa fase di intervento partirà il momento più delicato dell’intera operazione con il restauro conservativo dell’imbarcazione e la realizzazione di un nuovo supporto espositivo.

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La nave romana di Monfalcone nel museo Archeologico nazionale di Aquileia prima della ristrutturazione (foto archeocarta fvg)

La scoperta della nave romana di Monfalcone. Il relitto fu scoperto nel 1972, adagiato sul fondo roccioso, a pochi metri dai I resti della villa (detta “villa della Punta” di Lisert, a Monfalcone) venuti in luce nel corso di indagini condotte nel 1970-1973. Della nave, databile come l’edificio residenziale tra il I secolo a.C. ed il II sec. d.C., si conservano il fondo, quasi per intero (11 m. x 3,8 m.). È incerto che cosa trasportasse l’imbarcazione, ma è immaginabile che servisse per la distribuzione commerciale dei prodotti della villa (olio, vino, salse di pesce?). All’interno dello scafo si sono ritrovati alcuni oggetti che erano a bordo: vasi in ceramica, un paniere di vimini ed un recipiente di legno contenente uva. Il relitto è stato oggetto di complicati interventi di recupero e di restauro. È rimasto immerso in acqua dolce per ben sette anni e poi, per tre anni, è stato trattato con sostanze consolidanti. È stato quindi musealizzaato ad Aquileia; ora purtroppo non è più esposto a causa dello stato di conservazione deteriorato. Ma lo sarà alla fine del restauro conservativo.

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